ABU OMAR / L'AVVOCATO: VUOLE DENUNCIARE BERLUSCONI

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INES TABUSSO
00lunedì 12 febbraio 2007 21:08


CORRIERE DELLA SERA
12 febbraio 2007
«Nessuna manovra sul rilascio. Impossibile trattenerlo ancora»
Parla Armando Spataro, procuratore aggiunto di Milano
Paolo Biondani

MILANO — «Sì, è vero, è stato liberato. Ora è a casa, ad Alessandria d'Egitto. Speriamo che i suoi tormenti siano davvero finiti, se Dio vuole». Abu Imad, l'imam egiziano della moschea milanese di viale Jenner, conferma in tarda serata il rilascio del suo amico e fratello di fede Abu Omar, rapito a Milano il 17 febbraio 2003. Abu Omar è stato scarcerato dopo quasi quattro anni di durissima prigionia al Cairo, ma non è ancora un uomo libero: secondo le testimonianze di chi ha parlato con i suoi familiari, è in una situazione paragonabile agli arresti domiciliari, nel senso che «non può uscire di casa né parlare con estranei, tantomeno con i giornalisti». Dal carcere, però, è uscito sicuramente: «Quando abbiamo sentito la notizia su Al Jazira — spiega Abu Imad — abbiamo subito chiamato in Egitto la moglie, che ci ha confermato che Abu Omar è a casa con lei. Non ho potuto salutarlo, perché ha il divieto assoluto di parlare, ma Nabila ci ha fatto sapere che lui ringrazia tutti gli amici di Milano che lo hanno aiutato in questi anni». Anche l'avvocato Antonio Nebuloni, che rappresenta Nabila nel processo milanese contro gli agenti della Cia e del Sismi accusati del sequestro, conferma il rilascio: «Ho telefonato in Egitto, mi ha risposto la sorella, mi ha detto solo che Abu Omar è a casa con la moglie e ha il divieto di parlare. La famiglia è terrorizzata che possano riarrestarlo come nel 2004: scarcerato per 20 giorni, telefonò in Italia denunciando il sequestro e le torture e solo per questo fu di nuovo imprigionato». Il procuratore aggiunto Armando Spataro non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale e nemmeno se l'aspetta: «Le autorità del Cairo non hanno mai risposto neppure alle nostre reiterate richieste del 2004 e 2005 di sapere se fosse detenuto in Egitto».
La Procura di Milano, dopo l'inchiesta sul sequestro, ha aperto tre mesi fa una nuova indagine su un fresco tentativo di depistaggio: due milioni di dollari offerti ad Abu Omar, nel settembre scorso, per fargli firmare una falsa dichiarazione di non essere mai stato sequestrato. Un documento che avrebbe screditato l'inchiesta contro Cia e Sismi. Abu Omar però ha rifiutato. Anzi, è anzi riuscito a far uscire dal carcere un memoriale scritto di suo pugno in cui testimonia per la prima volta il sequestro, la prigionia e le torture. Il documento è stato consegnato ai pm milanesi dai dirigenti di viale Jenner insieme alla denuncia della tangente offerta all'ostaggio. Sarà un caso, ma proprio quando il Corriere ha pubblicato queste due notizie, un funzionario della sicurezza egiziana ha per la prima volta annunciato «il rilascio di Abu Omar entro tre mesi». Il pm Spataro però non crede a nuove manovre spionistiche: «Tendo a escludere che dietro il rilascio, se verrà confermato, possa nascondersi chissà quale mistero. Abu Omar non era indagato né ricercato dall'Egitto, la sua prigionia era diventata un caso seguito dalla stampa internazionale e dalle organizzazioni umanitarie: forse, molto semplicemente, a questo punto conveniva un po' a tutti rilasciarlo». Se mai dovesse mai tornare in Italia, ricorda Spataro, «Abu Omar verrebbe arrestato»: quando fu rapito, era già indagato come presunto componente di una cellula che reclutava combattenti per la guerra in Iraq. Se fosse estradato, potrebbe però testimoniare come vittima nel processo ai suoi sequestratori. E magari denunciare anche i suoi carcerieri e torturatori egiziani. Proprio questo fa pensare che non potrà mai lasciare la casa di famiglia accanto alla stazione nello storico quartiere operaio di Alessandria d'Egitto.









Domani a Milano l'udienza preliminare per decidere il rinvio dei 38 indagati

Abu Omar: così mi hanno rapito e torturato
Il racconto in una lettera scritta a mano dall'ex Imam: «Appeso al soffitto come bestia al macello»
«Così sono stato rapito in in Italia e così sono stato messo in carcere e sottoposto a torture in Egitto». Con una lunga lettera scritta a mano, 6.300 parole in tutto, l’imam di Milano Osama Moustafa Hassan Nasr, meglio conosciuto come Abu Omar, racconta la sua avventura.


chicagotribune.com
'This is how they kidnapped me from Italy'
www.chicagotribune.com/news/nationworld/chi-cialetter-story,0,15480...


LA TESTIMONIANZA
- Nel racconto dell'esponente musulmano, sarebbe stato un uomo identificatosi come un agente di polizia a fermare, il 17 febbraio 2003, Abu Omar in una strada di Milano mentre era diretto verso la moschea. Il predicatore sarebbe stato scaraventato in un veicolo e «picchiato brutalmente» al minimo tentativo di resistenza. Durante la colluttazione, schiuma sarebbe apparsa sulla bocca di Abu Omar, con la contemporanea perdita di feci. I rapitori, temendo un arresto cardiaco, «cominciarono a strapparmi rapidamente gli abiti e uno di loro cominciò a comprimermi il petto» praticando un massaggio cardiaco. La vittima del sequestro, superata la crisi, sarebbe stata portata ad un aeroporto e, dopo un primo volo breve, sarebbe giunto al Cairo alle cinque del mattino e trasportato al quartier generale dell'intelligence egiziana dove gli sarebbe stato offerto di cooperare «in cambio di un ritorno, sano e salvo, in Italia».

TORTURE
- Secondo il resoconto pubblicato dal giornale di Chicago, nella prigione egiziana Abu Omar sarebbe stato sottoposto a torture, scosse elettriche, percosse che gli hanno fatto perdere l’udito da un orecchio, e anche a minacce di abusi sessuali. «Sono stato appeso al soffitto come bestiame destinato al macello, a testa in giù, piedi in aria, le mani legate dietro la schiena, i piedi legati insieme, esposto a scosse elettriche su tutto il corpo, soprattutto alla testa, per indebolire il mio cervello», afferma il memorandum della vittima. In Egitto, Abu Omar sarebbe stato inoltre legato ad un materasso intriso d'acqua e collegato a macchinari elettrici. «Anche quando non ero torturato, venivo lasciato per lunghi periodi nelle camere di tortura, perchè udissi le urla degli altri, i loro gemiti, per farmi crollare psicologicamente», ha scritto nel suo memorandum. Almeno in una occasione Abu Omar avrebbe cercato di suicidarsi, mentre era in carcere.

UDIENZA PRELIMINARE
- La procura di Milano ha spiccato un mandato di cattura europeo per 26 agenti segreti americani e cinque italiani accusati di avere organizzato ed eseguito il rapimento di Abu Omar e di averlo poi trasferito al Cairo per essere sottoposto a interrogatori. Intanto domani mattina a Milano inizia l’udienza preliminare al termine della quale il gup Caterina Interlandi deciderà se rinviare o meno a giudizio i 38 indagagti per il rapimento di Abu Omar, tra i quali ci sono i 26 agenti della Cia che ovviamente non saranno in aula ma saranno rappresentati dai loro difensori. Gli 007 statunitensi destinatari di ordini di custodia cautelare per sequestro di persona sarebbero arrestati nel caso mettessero piede in Italia o in uno dei paesi dell’area Schengen. All’avvio dell’udienza preliminare sarà assente anche l’ex direttore del Sismi Nicolò Pollari, imputato di sequestro di persona insieme ad alcuni funzionari del servizio segreto, tra cui l'ex capo del controspionaggio Marco Mancini, al maresciallo del Ros Luciano Pironi e al vicedirettore di Libero Renato Farina, accusato però solo di favoreggiamento. Pollari però ha fatto sapere che interverrà alle udienze successive per rendere dichiarazioni spontanee. Marco Mancini, funzionario dello stesso servizio, detenuto per la vicenda dei dossier illegali, ha spiegato che parteciperà al processo solo il giorno in cui sarà libero. Ha preannunciato di voler patteggiare la pena il maresciallo Luciano Pironi.

RISPOSTA DEL GOVERNO ITALIANO
- Il governo deve invece ancora decidere se inviare o meno negli Usa le richieste di arresto a fini estradizionali presentate dalla magistratura milanese a carico di 26 agenti della Cia accusati di aver sequestrato l’ex imam. Con ogni probabilità il seminario governativo in programma a Caserta per l’11 e il 12 gennaio prossimi sarà utilizzato anche per questo. In ogni caso, «credo che entro questo mese daremo una risposta» ha assicurato il ministro della Giustizia, Clemente Mastella,

NEGLI USA
- Il caso rappresenta un motivo di imbarazzo per il governo italiano e quello di Washington che da anni continuano a rimpallarsi le responsabilità sull’accaduto. Il capo della diplomazia americana Condoleezza Rice ha affrontato a più riprese il nodo delicatissimo delle attività segrete della Cia in Europa. Seppure senza entrare nei dettagli ha difeso la pratica della "extraordinary rendition" (dopo l’11 settembre 2001, gli Stati Uniti hanno spesso utilizzato mezzi diversi da quelli ufficiali nel trattamento dei sospetti di terrorismo. Tra questi il sequestro di un sospetto in un paese straniero e il suo trasferimento per l’interrogatorio in un paese terzo, in molti casi dove non esistono garanzie contro il ricorso a torture) sottolineando come tutte le operazioni siano state condotte nel rispetto della sovranità degli alleati e abbiano consentito di proteggere l’America e l’Europa da attentati terroristici. Anche in Italia, secondo Washington, la Cia avrebbe agito con il benestare delle autorità italiane. Ma su questo nodo non c’è unità di vedute.







12 febbraio 2007
Raggiunto in Egitto da una telefonata dall'Ansa
Abu Omar: «Sono ridotto a relitto umano»
Secondo il suo avvocato avrebbe l'intenzione di denunciare Berlusconi e chiedere un risarcimento di 10 milioni di euro

IL CAIRO - «Sono ridotto a un relitto di essere umano». Lo ha detto Abu Omar, raggiunto telefonicamente dall'Ansa in Egitto tramite un interprete dopo la sua liberazione. «Non posso parlare, non posso lasciare il Paese. Non voglio andare in carcere un'altra volta». Abu Omar ha proseguito dicendo: «Non voglio violare le loro istruzioni, non posso incontrare nessuno. Non voglio ripetere questa esperienza negativa». La voce di Abu Omar sembrava tremare e quando gli è stato chiesto dove si trovasse, ha interrotto bruscamente la telefonata. Secondo quanto si è appreso, Abu Omar potrebbe avere lasciato con la famiglia la sua abitazione, ma non Alessandria.

L'AVVOCATO: VUOLE DENUNCIARE BERLUSCONI - Abu Omar, il cui vero nome è Osama Mustafa Hassan, avrebbe l'intenzione di denunciare l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e a chiedere 10 milioni di euro di danni per il suo coinvolgimento nel rapimento come capo del governo. Lo ha annunciato il suo avvocato Zajt al-Montasser. «Valutiamo la possibilità di intentare un’azione legale contro i responsabili dell’amministrazione americana e della Cia per il loro ruolo nel rapimento». «Abu Omar mi ha informato della sua intenzione di restare in Egitto dai suoi parenti», ha detto ancora l’avvocato.
«SPERO TORNI PER DIFENDERSI» - «È innocente come tutti noi. Non so se per lui sia meglio tornare o no in Italia, ma spero che rientri per difendersi da accuse ingiuste». Lo ha dichiarato Abu Imad, imam della moschea di viale Jenner a Milano.
INTERROGATORIO - «Decideremo nelle prossime ore se inviare un altro sollecito alle autorità egiziane per poter interrogare Abu Omar, ma le speranze di poterlo andare a sentire in Egitto sono poche». È quanto affermato a Radio24 il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro.

PROSCIOGLIMENTO PER AGENTI CIA - Intanto un legale che rappresenta tre dei 26 agenti dei servizi segreti americani che hanno rapito Abu Omar, ha chiesto il proscioglimento dei suoi assistiti davanti al giudice per l'udienza preliminare Caterina Interlandi. Lunedì mattina è stato chiesto al gup l'applicazione dell'immunità diplomatica e in subordine il proscioglimento per non aver commesso il fatto in quanto, secondo il legale, non ci sono elementi sufficienti che dimostrino la partecipazione dei tre agenti al rapimento.





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