Addio a Chahine, il fellini nato in Egitto

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EGIZIA72
00lunedì 28 luglio 2008 14:29
YOUSSEF Chahine,considerato il Fellini egiziano,è morto al Cairo dopo una lunga malattia.Aveva 82 anni.Molto conosciuto all'estero,era stato ricoverato a Parigi nel giugno scorso in gravi condizioni per un'emorragia cerebrale ed era stato operato.Caduto in coma,riportato poi al Cairo,non si era più ripreso.Nato ad Alessandria d'Egitto,figlio di un avvocato siriano,di famiglia cristiana,Chahine ha diretto più di 40 film,uno dei quali,"il destino",aveva sollevato grandi polemiche per il modo in cui affrontava il tema terrorismo.L'Egitto e il Medio Oriente piangono il regista-che l'Italia aveva scoperto in età matura-come la loro "voce della libertà".Chahine si considerava cittadino del mondo e francese d'adozione,ma alla sua terra è sempre rimasto legato in modo totale,sentendosi interprete e bandiera di una cultura araba aperta al mondo occidentale.Cresciuto in una famiglia agiata ed educato all'occidentale,Chahine lasciò il suo paese a poco più di 20 anni per andare a studiare il cinema negli Stati Uniti,ma dopo meno di due anni fu richiamato in patria da un amico del cinema egiziano,il grande direttore della fotografia di origine italiana ALVISE ORFANELLI.Fu proprio quest'ultimo a offrigli,nel 1950,la possibilità di debuttare dietro la macchina da presa con l'autobiografico e giovanilistico "Baba Amin".L'anno seguente,di nuovo al lavoro con Ibn EL NIl,riceveva il suo invito per il Festival di Cannes,primo cineasta egiziano ad avere questo onore.Il suo debutto a Cannes,nell'indifferenza dei giornali e degli addetti ai lavori,in una sala semivuota e nel gelo delle autorità ufficiali fu ricostruito con spirito umoristico e un pizzico di legittimo orgoglio(il film ebbe infatti poi un'importante attenzione internazionale)dallo stesso Chahine,un anno fa,facendone l'oggetto dell'episodio inserito nel film collettivo "Chacun Son Cinema" prodotto da Gilles Jacob.A Cannes Joussef Chahine deve buona parte della sua risonanza internazionale:vi tornò a più riprese,ricevuto da maestro consacrato,fino a quando nel 1997 presentò "il destino",ricevendo il premio del cinquantesimo anniversario del Festival.Nel frattempo aveva realizzato,scritto e sovente prodotto un importante massa di lungometraggi (in tutto una Cinquantina)fino al recente "il caos",presentato loscorso settembre alla Mostra di Venezia.Il primo riconoscimento internazionale della sua carriera gli venne però dal Festival di Berlino,dove nel 1978 vinse l'Orso d'Argento con "Alessandria...perchè?",primo capitolo di una trilogia fortemente autobiografica che avrebbe sviluppato nel 1982 epoi nel 1990 concludendola idealmente co un quarto episodio datato 2004,intitolato "Alessandria-New York".Nessun genere cinematografico gli è rimasto estraneo,dalla commedia al racconto sociale,dal musical folcloristico all'affresco storico,di cui resta esempio importante il suo "Adieu Bonaparte" diretto nel 1985 e dedicato alla spedizione in EGITTO di Napoleone.Ma è senz'altro nell'esercizio del racconto intimista con forti valenze socio-politiche che ottenne i migliori risultati come ad esempio ne "il passero"del 1973.Quale lezione lascia Joussef Chahine?Senz'altro quella di un'apertura mentale,intellettuale e ideologica nella quale il racconto degli umili si fa emblema di un desiderio di riscatto,in cui la tradizione araba fa germinare la capacità di aprirsi al mondo e di dialogare con le altre culture.(fonte:IL SECOLO XIX.it) [SM=x822725]
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