Avicenna, L'intelletto e gli intelletti

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vanni-merlin
00sabato 30 dicembre 2006 01:22
Avicenna, L'intelletto e gli intelletti


Intelletto è un nome che si usa in sensi multipli. Si chiama intelletto la salute mentale originaria nell'uomo. La sua definizione è allora: una facoltà mediante la quale si opera la distinzione tra il bello e il brutto. Si dice ancora intelletto ciò che l'uomo acquisisce di leggi universali mediante l'esperienza e si definisce: significati raggruppati nello spirito, premesse da cui si scoprono i vantaggi e i fini. In altro senso si dice che l'intelletto è una lodevole disposizione che appartiene all'uomo nei suoi movimenti, i suoi riposi, la sua parola, la sua scelta.

Questi tre sensi sono quelli in cui la massa degli uomini usa il termine intelletto; ma presso i filosofi questo ha otto significati:


1. L'intelletto di cui parla Aristotele nel libro del sillogismo. Esso differisce dalla scienza. Questo intelletto, egli dice, designa i concetti, e gli assentimenti che provengono dall'anima mediante lo spirito, mentre la scienza è ciò che risulta da acquisizione esteriore. Poi vengono gli intelletti ricordati nel Libro dell'anima.


2, 3. L'intelletto speculativo e l'intelletto pratico. Il primo è una facoltà dell'anima che riceve le quiddità delle cose universali in tanto che esse sono universali. Il secondo è una facoltà dell'anima che è principio motore della facoltà appetitiva, verso ciò che essa ha scelto di particolare in ragione di un fine intravisto. Si chiamano intelletto anche numerose forze dell'intelletto speculativo.


4. L'intelletto materiale, facoltà dell'anima preparata a ricevere le quiddità delle cose astratte dalle materie.


5. L'intelletto in abito, che è l'intelletto materiale perfezionato in modo da divenire una potenza vicina all'atto mediante attuazione di ciò che Aristotele chiama intelletto nel Libro del sillogismo.


6. L'intelletto in atto, che è il perfezionamento dell'anima in una forma qualunque, ossia una forma intelliggibile al punto di intendere quest'ultima e racchiudere mediante l'atto la stessa allorché lo vuole.


7. L'intelletto acquisito, che è una quiddità astratta alla materia, la quale è fortemente impressa nell'anima come un'attuazione proveniente dal di fuori.


8.
Gli intelletti che si dicono agenti, che sono tutti quiddità completamente pure da materia.
Ed ecco la definizione dell'intelleto agente: esso è, in quanto intelletto, una fama sostanziale la cui essenza è di essere quiddità fusa da ogni mescolanza con la materia e ciò per se stesso e non per astrazione che altri ne faccia fuori dalla materia e delle connessioni della materia, al modo che viene ottenuta la quiddità di ogni ente. In quanto intelletto agente esso è una sostanza avente l'attributo di cui abbiamo parlato e a cui appartiene il compito di far passare, illuminandolo, l'intelletto materiale dalla potenza all'atto.



da Epistole delle definizioni, in Grande Antologia Filosofica, ed. Marzorati


quiddità=le cose così come sono




da: www.romanzieri.com/archives/001291.php

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