Biancaneve figlia d’un quadro Art Nouveau

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vanni-merlin
00mercoledì 27 settembre 2006 00:37
A PARIGI UNA MOSTRA METTE A CONFRONTO LE TELE DEL PRIMO NOVECENTO CON I DISEGNI PREPARATORI DEI FILM DI «UNCLE WALT»
Biancaneve figlia d’un quadro Art Nouveau

26/9/2006
di Altiero Scicchitano

PARIGI. In questi giorni, andare al Grand Palais può fare un certo effetto. Ti aspetti di finire tra le braccia di una tahitiana di Gauguin, di volare in un cielo di Turner, di smarrirti nei labirinti della malinconia. Invece entri e ti trovi davanti un topo in scarpe e mutande che prende a martellate i denti giganteschi di una mucca. La Francia ha detto no a George W. Bush, ma accoglie Mickey Mouse in uno dei musei più prestigiosi della capitale. Un'intera mostra dedicata all'opera del suo creatore, Walter Elias Disney, alias Walt Disney, noto anche come «Uncle Walt».

Il était une fois Walt Disney. Aux sources de l'art des studios Disney, curata da Bruno Girveau, resterà al Grand Palais fino al prossimo 15 gennaio. È la più grande esposizione mai allestita in onore del geniale cineasta e presenta più di duecento opere provenienti dai suoi studios, tra schizzi, tavole e dipinti preparatori. Comincia dal 1928, quando Disney, per far fronte al fiasco dei primi due cortometraggi dedicati a Topolino, provò a riproporre il secondo, Steamboat Willie, «in Cinephone», ossia con l'aggiunta del sonoro sincronizzato. La proiezione si tenne il 18 novembre nel Colony Theater di New York, e quel topo che trattava la bocca di una mucca come uno xilofono divenne la più celebre icona del ventesimo secolo. La mostra si concentra principalmente sui lungometraggi, da Biancaneve e i sette nani (1937) al Libro della giungla (1967), ultimo film realizzato sotto la supervisione di Uncle Walt.

Lungo il percorso, il visitatore è invitato a paragonare le splendide tavole dello svedese Gustaf Tenggren per Pinocchio (forse il Disney più bello) o gli studi preliminari, squisitamente onirici, di Mary Blair per Alice nel paese delle meraviglie con esempi dell'arte occidentale, dal Medioevo al Surrealismo. Il confronto è storicamente fondato, lo testimoniano le centinaia di libri d'arte e di illustrazioni che Disney andò collezionando nei suoi viaggi in Europa e che ispirarono i suoi film. Gli accostamenti tra un quadro Art Nouveau di Eugène Grasset e Biancaneve o tra un'Iris di Grimshaw e Campanellino in Peter Pan dovrebbero permettere un confortevole recupero culturale, dimostrando che nell'autore statunitense per eccellenza batte un cuore europeo. Ma spesso quel che colpisce è proprio lo scarto colossale, in cui un'iconografia originariamente kitsch si trasforma in arte popolare, ossia in miracolo hollywoodiano.

Da pochi anni il cinema è entrato nei musei parigini, tra un'esposizione piuttosto divertente su Hitchcock e l'arte al Centro Pompidou e una più scontata su Jean Renoir e l'impressionismo alla Cinémathèque. Ma il problema si ripropone in ogni caso: ha senso mettere un quadro, bello o brutto che sia ma opera compiuta in sé, accanto all'immagine fissa di un film? La pellicola è fatta di fotogrammi, ma il fotogramma non è il cinema, forse non ne custodisce neppure l'essenza. Non a caso, le similitudini più affascinanti della mostra poggiano sul raffronto tra frammenti dei capolavori disneyani e spezzoni di altre opere cinematografiche, in cui predominano luci ed ombre dell'espressionismo tedesco: soprattutto in Fantasia, con Topolino «apprendista stregone» accanto al Caligari e al Golem, o con Chernabog, il Dio nero di Una notte sul monte Calvo, come Mefistofele nel Faust di Murnau. In Biancaneve, la spaventosa metamorfosi della Regina (ispirata a Joan Crawford) in Strega: esattamente identica, nel montaggio e nei dettagli, a quella di Fredric March da Jekyll a Hyde nel film di Mamoulian.

E pensare che Disney non era neanche un gran disegnatore: infatti nella mostra non appare una sola opera firmata da lui. Ma sono tutte sue creature: da Dumbo al Leprotto Bisestile, da Bambi al Grillo Parlante. Tutti appartengono al medesimo universo, fatto di curve suadenti, di spigoli arrotondati, di bonaria rotondità. L'orrore (la strega, i mostruosi alberi contorti, la danse macabre del cortometraggio Skeleton Dance) è sempre dietro l'angolo, ma è un angolo smussato, l'amaro residuo di un incubo che Uncle Walt volgeva in sogno.

All'inizio era un topo. Disneyland è precisamente questo: un'utopia concreta, l'eresia californiana di un Dio che al centro della propria creazione ha messo il volto del suo Topolino-Adamo. Una serie di cerchi semplice e perfetta: tre grandi tondi neri (faccia e orecchie), uno più piccolo (naso). Topolino non è un essere antropomorfo, non è un topo con alcuni attributi umani, ma una creatura zoomorfa, un uomo appena mascherato da qualche tratto animalesco. Un lupo mannaro senza denti, che a ben pensarci è il colmo per un roditore. Mickey Mouse è il frutto di una mutazione genetica, l'agognato orizzonte della nostra metamorfosi, come scrisse Jean-Patrick Manchette: «Disney ha capito che la rappresentazione della realtà consiste nel far subire all'apparenza deformazioni spaventose. È esilarante vedere con che cura l'impresa Disney ricostituisce iperrealisticamente forma e movimento di una goccia d'acqua, in una storia il cui eroe è un topo in mutande che possiede un cane. Che lo scopo di Disney sia sempre stato traumatizzare i marmocchi per far loro accettare la realtà non ha importanza. La realtà, ad ogni modo, i marmocchi la conoscono: essa li schiaccia. Ma diventare un topo che possiede un cane e va a spasso in mutande, ecco quel che Disney ci proponeva come valido obiettivo, e che ora vogliamo realizzare, e che nessun film miserabilista ci farà più dimenticare».

Al Grand Palais fino al 15 gennaio
Il était une fois Walt Disney. Aux sources de l'art des studios Disney, è il titolo della mostra curata da Bruno Girveau, al Grand Palais di Parigi. Fino al 15 gennaio (sarà poi a Montréal dall'8 marzo al 24 giugno 2007) proporrà un confronto tra la produzione disneiana e le opere di artisti europei a cavallo tra Ottocento e Novecento.



da: www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=62&ID_articolo=270&ID_sezione=117&sezione=Pri...

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