Charles Bukowski - 3 poesie

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Maggiofrancese
00giovedì 25 ottobre 2007 03:27
ASPETTA E TI TROVERA'

Una giornata alle corse,
seguita da un tuffo
in piscina,
seguito da cinque minuti
nella sauna,
seguita da una doccia,
seguita dalla lettura della posta
(non molto interessante)
poi la mogliettina
racconta qualcosa della sua
giornata,
i miei sette gatti mi accolgono
uno alla volta
e la serata
comincia.
Dal puro inferno a questo.
riuscirò a sopportarlo?
Ci riuscireste voi?
Ma non preoccupatevi,
l'inferno tornerà,
rinvigorito,
mi troverà
di nuovo
più vecchio, più grasso
e io ti farò rapporto,
caro lettore,
nello stile a cui
ti sei
abituato.


GIORNI COME RASOI, NOTTI PIENE DI RATTI

Quando ero molto giovane dividevo equamente il mio tempo tra bar e biblioteche; come poi riuscissi a provvedere agli
altri miei normali bisogni resta un mistero; boh, semplicemente non me ne preoccupavo più di tanto -
se avevo un libro o qualcosa da bere allora non pensavo troppo
e tutto il resto - gli scemi riescono a crearsi un paradiso
tutto loro.
Quando stavo al bar, pensavo di essere un duro, spaccavo le cose, facevo a botte con gli altri, ecc.
Nelle biblioteche era un'altra storia: me ne stavo zitto, giravo
da una sala all'altra, i libri non li leggevo tanto per intero
ma a pezzetti: medicina, geologia, letteratura e
filosofia, psicologia, matematica, storia, e quelle cose lì mi
davano la nausea. E per la musica ero più interessato alla musica vera e propria e alle
vite dei compositori che agli aspetti tecnici...
Comunque, era con i filosofi che sentivo un senso di fratellanza:
Schopenhauer e Nietzsche e, anche se era difficile da leggere, pure il vecchio Kant;
trovavo che Santayana, che al tempo era parecchio famoso, fosse
fiacco e noioso, con Hegel invece ti dovevi fare un vero mazzo, soprattutto
se la sera prima avevi bevuto; c'è tanta gente che ho letto e che mi sono scordato,
e probabilmente non mi sono perso niente, ma mi ricordo di un tizio che ha scritto un
libro intero nel quale dimostrava che la luna non c'è
e ci riusciva così bene che alla fine tu pensavi, quest'uomo
ha assolutamente ragione, la luna non c'è.
Come poteva un ragazzo degnarsi di andare a lavorare
otto ore al giorno quando non c'era più nemmeno la luna?
Cos'altro ti
potevano togliere?
E non mi piaceva tanto la letteratura quanto piuttosto i critici
letterari; erano dei veri cazzoni, quei tizi; usavano
un linguaggio raffinato, a suo modo splendido, per dire agli altri
critici, agli scrittori, che erano dei rottinculo.
Mi rincuoravano.
ma erano i filosofi che soddisfacevano
quel bisogno
che si celava da qualche parte nella mia testa confusa: immergendomi
nei loro eccessi e nel loro
farraginoso vocabolario,
spesso mi
incantavano
saltavano fuori
con affermazioni azzardate infiammate che mi sembravano
verità assoluta o maledettamente vicine
alla verità assoluta,
e questo tipo di sicurezza era quello che cercavo per la vita
di ogni giorno, che assomigliava molto di più
a un pezzo di cartone.
Quei tizi erano dei grandi, mi hanno fatto sopportare
giorni come rasoi e notti piene di ratti; mentre le donne
tiravano sul prezzo come banditrici venute dall'Inferno.
I miei fratelli, i filosofi, loro mi parlavano come
nessun altro per strada o in giro aveva fatto mai; riempivano
un vuoto immenso.
Che bravi ragazzi, oh, davvero dei bravi
ragazzi!
Eh sì, le biblioteche sono state utili; ma nel mio altro tempio, nei
bar, era un'altra storia, più semplificata, le parole
e i comportamenti erano
diversi...
i giorni in biblioteca, le notti al bar.
Le notti erano simili,
hai qualcuno seduto vicino, e magari non è
neanche un tipo cattivo, ma a me non ispira per niente,
c'è un'orribile aria di morte lì dentro - penso a mio padre,
ai miei professori, alle facce che stanno sulle monete e le banconote,
ai sogni popolati da assassini con occhi spenti; be',
in un modo o nell'altro io e questo tizio prendiamo a scambiarci delle occhiate,
una rabbia violenta inizia lentamente a montare: siamo nemici, cane e
gatto, prete e ateo, acqua e fuoco; la tensione cresce,
mattone su mattone, in attesa del crollo; le mani
giunte e poi sciolte, beviamo, adesso, finalmente abbiamo uno scopo:
si gira verso di me:
"Amico, c'è qualcosa che non va?"
"Come no, sei tu".
"E ci vogliamo fare qualche cosa?"
"Sicuro".
finiamo di bere, ci alziamo, e usciamo sul retro del
bar, fuori nel vicolo; ci giriamo
e siamo uno di fronte all'altro.
io gli dico: "Tra noi due non c'è altro che questa distanza: a te
ti va di eliminarla?"
lui mi si getta addosso e in qualche modo è soltanto una parte della parte della parte.


MI VENGONO A TROVARE UN EDITORE E UN POETA

Avevo appena vinto 115 dollari dai succhiacervelli e
stavo nudo sul letto
ascoltando un'opera di uno degli italiani
e mi ero appena liberato di una donnaccia
quando bussarono alla porta,
e visto che i piedipiatti avevano fatto irruzione circa un mese prima,
urlai piuttosto irritato:
"Chi diavolo è? Che vuoi amico?"
"Sono il tuo editore!" Rispose qualcuno urlando,
e io strillai, "Non ho un editore,
prova qui accanto", e lui rispose urlando,
"Sei Charles Bukowski, vero?". Mi tirai su e
sbirciai attraverso la grata di ferro per accertarmi che non fosse un piedipiatti,
e coprii la mia nudità con una vestaglia,
diedi un calcio ad una lattina di birra e li invitai ad entrare,
un editore e un poeta.
Soltanto uno prese una birra (l'editore)
così io ne bevvi due per il poeta e una per me
e loro sedevano là sudando e osservandomi
e io sedevo là cercando di spiegare
che non ero veramente un poeta nel senso tradizionale,
e raccontai loro dei recinti per il bestiame e del mattatoio
e degli ippodromi e delle condizioni di alcune nostre prigioni,
e l'editore improvvisamente tirò fuori cinque riviste da una cartella
e le gettò tra le lattine
e parlammo dei Fiori del male, Rimbaud, Villon,
e di cosa sembravano alcuni poeti moderni:
J.B. May e Wolf the Hedley sono molto puri, unghie pulite, ecc.;
mi scusai per le lattine di birra, la mia barba, e tutto quello che c'era sul pavimento
e ben presto tutti stavano sbadigliando
e l'editore improvvisamente si alzò e io dissi,
"Andate via?"
e poi l'editore e il poeta stavano uscendo dalla porta,
e allora pensai, beh, al diavolo può non essergli piaciuto
quello che hanno visto
ma io non vendo lattine di birra e opera italiana e
calze di nylon strappate sotto il letto e unghia sporche,
io vendo rime vita e versi,
e mi alzai e mi scolai una nuova lattina di birra
e guardai le cinque riviste con il mio nome in copertina
e mi chiesi cosa significasse,
mi chiesi se scriviamo poesie o se stiamo tutti ammucchiati
in una grande tenda
abbracciando teste di cazzo.
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