A ghematriah196
Carissimo, stiamo qui per ragionare, quindi non solo ti “sopporto”, ma al contrario, sono felicissimo quando trovo interlocutori come te.
Ti scorro, a botta e risposta…
BOTTA
Personalmente non condivido il voler associare al dualismo anima-corpo la definizione di “verità di ordine filosofico”.
RISPOSTA
Non è intesa in senso dualistico (come nel credo buddista la tazza e il te che essa contiene, che sono due sostanze). L’anima e il corpo, la filosofia del realismo le concepisce come comprincìpi fusi in un’unica sostanza ma che rimangono ben distinti. E’ solo dopo la morte che l’anima vive di vita autonoma perché entità spirituale non soggetta alla disgregabilità.
BOTTA
Ritengo sia voler attribuire alla filosofia un ambito che non le appartiene.
RISPOSTA
E invece, io ritengo che sia suo specifico ambito. Per questo non accetto che la visuale “laica” si possa ritenere in diritto di relegare in sacrestia la visuale antropologica cristiana. Essa non deriva primieramente dalla fede, ma dalla filosofia che, ancilla theologiae, ha il dovere di fare da fondamento al castello della fede rivelata “dimostrando” razionalmente almeno gli ingredienti che strutturano il discorso religioso e che sono: 1) il valore reale della conoscenza; 2) l’esistenza di Dio con almeno le note fondamentali di Creatore-Ordinatore e remuneratolre; 3) la spiritualità (da cui consegue l’immortalità) dell’anima; 4) l’esistenza non prodotta da noi stessi della legge morale, ovvero la capacità di distinguere ciò che è eticamente bene e ciò che è male.
Su questo non solo l’uomo può, ma deve basare la sua religiosità naturale rapportandosi con l’Onnipotente. Poi viene il fenomeno della rivelazione di Dio nella storia e ci sono altre basi per “reggere” il castello della nuova religiosità.
BOTTA
La “verità” non appartiene all’ambito filosofico, la verità è un concetto religioso. Bertrand Russell nella sua introduzione alla storia della filosofia occidentale credo definisca molto bene questo concetto. Le nozioni definite appartengono alla scienza, mentre i dogmi e le “verità” che superano le nozioni definite appartengono alla teologia. Ma tra la teologia e la scienza esiste una sorta di “terra di nessuno” esposta agli attacchi di entrambe le parti, questa “terra di nessuno” è appunto la filosofia.
RISPOSTA
Russell è un personaggio tra i più simpatici e stimati da me (come anche Nietzsche e chiunque esprima con la debita coerenza una visuale atea della conoscenza (cioè escludente Dio). E tuttavia penso che non sia difficile dimostrare che quello formulato da lui sia un concetto di verità a proprio uso e consumo. Io quando parlo di verità sto a quanto intende l’uomo della strada e che si trova in qualsiasi vocabolario, cioè alla qualità del giudizio, espresso dalla mente, sulla realtà. Sarà vero il giudizio che coglie la realtà delle cose e falso quello che non la coglie o la deforma. La verità cioè non esiste fuori della mente. Fuori della mente esiste la realtà. Sono vere o false solo le affermazioni. Il gioello “falso” è un modo di dire che sta per “non autentico”.
BOTTA
La filosofia non definisce verità assolute ma riflessioni, considerazioni, tentativi di investigare nella “terra di nessuno” per cercare di interpretare e di capire il mondo, l'uomo, il senso profondo delle cose.
RISPOSTA
Non sono d’accordo. La filosofia, quando è ben fatta e sincera – e tra i vari “sistemi filosofici” ne è emersa una chiamata “realismo” che ha ricevuto e riceve continue conferme dal buon senso mondiale perché la adopera anche chi la nega – definisce verità incontrovertibili. Titare in ballo la parola “assoluto/e” è deviante perché ci sono verità incontrovertibili “relate a…” e quindi, se si vuole intendere “assolute” nel senso di scollegate da tutto sono “relative”. Ma a me, e credo a chiunque, interessa solo sapere se la loro affermazione da parte della mente sono corrispondenti o no alla realtà “ontologica”, esterna al mondo “gnoseologico”.
BOTTA
Il concetto – non la “verità” – di uomo inteso come dualismo “anima immortale - corpo mortale” appartiene inoltre solo ad una parte del pensiero filosofico, nello specifico all’antropologia teologica cristiana maturata nel contesto cattolico.
Esistono anche antropologie filosofiche di diverso tipo, pensiamo all’antropologia freudiana o marxista, maturate in contesti molto diversi che quindi giungono a considerazioni - non a “verità” - sull’anima opposte a quelle teologiche cristiane.
RISPOSTA
Il fatto che esistano persone che la pensano diversamente da noi due che la stiamo gustando, non toglie che noi possiamo dimostrare che la pizza napoletana è buona e perciò che chi opina che sia cattiva sbaglia. E ci sono, nel mondo dello scibile, sia verità dimostrabili empiricamente (come questa della pizza offrendo loro un boccone), sia scientificamente, sia storicamente, sia filosoficamente, sia per fede. Cambia solo la modalità di acquisizione non il loro valore veritativo, quando si è percorso correttamente il tragitto relativo all’accertamento.
BOTTA
Lo stesso concetto filosofico di “anima” non è univoco ma si è evoluto nel corso dei secoli dal nous di Anassagora, passando per la psyché di Socrate e Platone, la metempsicosi, le dottrine gnostiche, l’antropologia tripartita di Paolo (1 Tessalonicesi 5:23), fino all'esegesi "moderna" del cattolicesimo che concepisce la persona creata a immagine di Dio come un essere insieme corpo mortale e anima immortale riuniti in un’unica natura.
RISPOSTA
Sicuro! Ma esiste anche una evoluzione che non solo registra posizioni differenti tra il passato e il presente ma anche migliorative. E se perciò noi oggi seguiamo tutti un’idea di conoscenza del cosmo di tipo moderno, si spera che la differenza che essa ha rispetto all’idea Tolemaica non destituisca di valore veritativo la nostra Copernico-Galileiana ponendole sullo stesso piano di probabilità.
BOTTA
Non sempre “philosophia ancilla theologiae” ritengo piuttosto più sensato porre l’interrogativo “utrum doctrina sacra sit scientia?”. La storia della filosofia dimostra che spesso i pensatori hanno utilizzato proprio la “dottrina sacra” come base pseudo-scientifica dei loro ragionamenti.
RISPOSTA
Hai detto giusto: “pseudo-scientifica”. Quando le cose sono ben fatte, lo “pseudo” sparisce. O forse vuoi davvero sostenere che è inutile che ci sforziamo per cogliere la verità del reale, e che – per esempio – la visuale magica di Otelma abbia lo stesso diritto di cittadinanza di chi deriva la sua conoscenza del mondo extrasensoriale da una rivelazione accertata come proveniente da Dio?
BOTTA
Chiudo con una citazione di De Crescenzo:
"Il mondo si divise in due emisferi distinti e separati: da una parte c'erano quelli a cui piaceva di più ragionare e dall'altra quelli a cui piaceva più credere."
RISPOSTA
De Crescenzo, altro simpaticone! Io, come catechista di adulti che si confronta di continuo con le posizioni laiche che, come sai, pretendono di avere il monopolio della razionalità, ho la capoccia fatta con tutti e due gli emisferi (anche fisicamente come tutti!) e ho sperimentato (non solo lo
credo, ma ne ho avuto conferme
sperimentali in chi mi ha richiesto illuminazione) che l’equilibrio si ottiene quando si rispetta il ruolo di entrambi gli emisferi (cosa che pare non tutti facciano), ovvero quando si coltiva sia la FIDES che la RATIO
Cordialità.