ESODO 21:1-6.ROMANI 1:1. EFESINI 3:1

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claudio.41
00mercoledì 27 marzo 2019 11:16

SCHIAVO DEL SETTIMO ANNO-SCHIAVO PERFETTO


Leggendo Romani 1:1 fui colpito dalla parola che Paolo, schiavo ed apostolo di Gesù Cristo, era "appartato", essendo egli stato appartato, sepatato, tenuto in serbo per annunciare l'Evangelo. La parola tradotta "appartato-separato" é, nel testo, la stessa che viene usata in Luca 6:22 e che è tradotta "scomunicato-scacciato-espulso". Si fece luce in me che nessuno puó veramente servire il Signore, essere schiavo perfetto di Lui se non é, in qualche modo, scacciato da un altro ambiente. Non é necessario che venga mandato via letteralmente, ma che questo avvenga in spirito, voglio dire, senza che gli si dica chiaro che non si vuole.
Non è scritto nella lettera che i concittadini di Gesù, mossi da odio, mandarono un ambasciata a Lui dicendo che non Lo volevano come re. L'ambasciata ci fu e muta, rivelatrice di odio.
Appartato per Gesù significa essere scomunicato da quelli che non Lo vogliono come RE.
Tanti, a parole dicono che vogliono che Lui Regni su di loro, ma ai FATTI, non Lo lasciano Signoreggiare. Questo é il quadro di tanto popolo che si dice "Suo".
E ora parliamo un po sulla parola "Schiavo perfetto", per distinguerlo dallo schiavo, che pur essendo tale, non ancora si é consegnato del tutto al padrone nel senso assoluto. Che non vuole, ne puó, udire altro se non quello che é nella voce e nelle parole del padrone stesso. C'è una schiavitù che supera qualunque descrizione, perchè comanda e regola i moti dell'anima, i pensieri, gli affetti e tutti i segreti, per cui uno si mette davanti al Signore per ubbidirgli non solo esternamente, ma anche nelle regioni più nascoste dell'anima, nelle quali legge Dio solo. Tale é lo schiavo perfetto, del settimo anno. Egli é vero prigioniero di Gesù Cristo.
Non é che nell'animo dello schiavo non possano esserci tentazioni e conflitti, perché tentazioni e conflitti durano fino a che siamo in questo corpo. Inoltre é nel piano di Dio che ci siano, appunto per farci capire meglio che cosa é l'uomo in sé, e che cosa é l'uomo che vive nella Grazia. La tentazione e la vittoria, la morte e la vita, il male e il bene sono l'uno vicino all'altro e nel contrasto impariamo a dipendere sempre meno da noi e più e più, fino ad affidarci completamente, al Signore. Le emozioni, i vari impeti, a volte come di ribellioni, vengono anche ai più santi, ma sono domati dalla Grazia di Dio..

Lo schiavo perfetto soffre le tentazioni, però volontariamente si dice: io non sono più padrone nemmeno di pensare nessuna cosa o dire parole mie. Sono di un altri, e perciò quali che siano le mie personali impressioni, preferenze, simpatie o antipatie, io devo ascoltare e ubbidire solo la voce del mio Padrone. Se Egli comanda di andare dove non vorrei o aiutare chi non aiuterei, io devo ubbidirGli, anche perché, tutto quello che é nella mia mano, ció che sono e che mi é dato, non é mio, ma é tutto Suo.

Ed ora facciamo distinzione tra schiavo e schiavo, quello dei sei anni e quello del settimo. Il Signore ci aiuti a capire.

Leggiamo Esodo 21:6 : " allora il suo padrone lo farà comparire davanti a Dio, lo farà accostare alla porta o allo stipite; poi il suo padrone gli forerà l'orecchio con una lesina ed egli lo servirà per sempre. ".  Leggere anche i versi dall'1 al 6.

Serva solo sei anni, perchè deve avere l'opportunità di scegliere tra l'andarsene o rimanere col padrone. Il Signore vuole che Lo serviamo di cuore, liberamente. Al settimo anno, il servo, se vuole, se ne vada. Ma se egli dice : " Io amo il mio padrone, mia moglie e i miei figli; io non voglio andarmene libero " (verso 5),cioé, se chiaramente dice, di un dire che non ammette dubbio e che é dimostrato dal contegno più che dalle sole parole, se energicamente dice... allora si passa ad altro che regola la futura relazione tra lui e il padrone. Di tale "chiaramente dire", abbiamo esempi nella Scrittura. Rut moabita disse chiaramente a Naomi che non voleva separarsi da lei. Uno dei guerrieri di Davide nella fuga da Gerusalemme, gli disse chiaro che voleva seguirlo a qualunque costo (2 Samuele 15:19-21). Soprattutto si consideri la energica risposta di Pietro (Giovanni 6) nelle parole : "da chi ce ne andremmo noi?".

Sia chiaro che c'é un tempo che il Signore ci mette alla prova se vogliamo o no continuare con Luo, e allora, se diciamo chiaramente che lo vogliamo, le condizioni da quel momento in poi sono piu precise ed esigenti. Se capiamo questi, capiamo alcune distinzioni nelle chiese tra popolo e popolo e tra un tempo ed un altro in noi stessi.

Ma torniamo a Esodo 21.  Lo schiavo ha detto chiaramente che vuole rimanere ed ha dichiarato le ragioni.
Leggiamole, perché non é mai troppo il meditare. Nel verso 5 : "io amo...". Nella lista mette, prima il padrone, non la propria famiglia. Si noti questo.
Allora e solo allora, con una lesina gli viene forato l'orecchio. Un sigillo a sangue. Quel foro all'orecchio diceva che egli ormai, era conosciuto quale servo perpetuo anche dagli altri. Legato più stretto alla casa del padrone, aveva fatto voto che da quel momento in poi udirebbe più attentamente che nel passato la voce e le parole del padrone ;solo di lui  e non di altri, e ubbidirebbe. Nei sei anni aveva servito, ma non tutti avevano capito che era servo. Ora no. Se qualcuno avesse da ora in poi voluto attrarlo, egli non aveva nemmeno bisogno di spiegarsi, bastando mostrare quel foro all'orecchio per dire e ripetere: "non sono più mio in nessun senso, sono schiavo in perpetuo".

Questa nuova relazione é profetica della Chiesa e del Signore Gesù Cristo. Quella che Lui edifica e contro cui nulla possono le porte dell'Inferno, benché tormentino e perseguitino. Tutto del servo é del Padrone, e il Padrone provvede al servo, e lo difende se necessario. Il servo vive alla giornata, senza premeditare o provvedere, avendo una sola cura: quella di udire, ubbidire. In un senso é in riposo da quello che é personale ed é immerso in un Altro.
Ora siamo in grado di capire meglio le parole di Gesù ai dodici, quando le moltitudini ed anche dei discepoli (perche Gesù non aveva solo i dodici) Lo lasciarono. Era un tempo di crisi e di decisione. Quindi l'invito se volevano lasciarLo anche loro.
Ci voleva una distinzione tra popolo e popolo, da gruppo a gruppo, da individui a individui, ed in noi stessi uno stacco preciso tra il passato e da ora in poi. La crisi rivelava una luce crescente, perché la domanda costrinse a riflettere. Un altro tempo era iniziato per gli Apostoli. Da allora in poi i movimenti di Gesù e le relazioni con le moltitudini cambiarono. Non più grandi folle, ma il numero andó assottigliandosi. Gli insegnamenti circa la Croce sono più ripetuti e insistenti. È un andare continuo verso Gerusalemme, perché Gesù dirige Sè stesso verso Gerusalemme e tutti i movimenti tendono a un termine solo.
Il profeta deve morire; ogni profeta deve morire in Gerusalemme. I discepoli in certi momenti seguirono spaventati, ma seguirono.

C'é in noi, nella vita di ogni eletto, se é eletto, un distacco preciso dal passato. Scotimenti su Scotimenti, affinché cresciamo da altura in altura, cioé da crocifissione a crocifissione, fino a che siamo addirittura come morti e resuscitati e la nostra vita é del tutto nascosta in Cristo, e noi non possiamo dire o fare nessuna cosa di nostro, appunto perché siamo di un Altro. Solo quando questo Altro si manifesta, noi possiamo manifestarci in gloria, cioè, non noi, ma Lui in noi. (Colossesi 3:1-4).

Ci basti e chiudiamo con le parole dello stesso Apostolo che si qualificó schiavo e prigioniero di Cristo, appartato per Lui, per essere DI Gesù Cristo. Paolo testifica un "d'ora in poi" (2 Corinzi 5:16) quale che sia stato il passato. Cioè, che da quel tempo in poi le relazioni di lui sarebbero state solo in Gesù Cristo ed anche la conoscenza che aveva avuto di Lui subiva un avanzata, dai fatti materiali della leytera, dell'interpretazione spirituale e profetica, ad un conversare faccia a faccia col Signore stesso, ad avere la parola di Lui, da ora in poi, scolpita nella mente e nel cuore.
Concludiamo anche noi: Signore, Ti amiamo e vogliamo essere Tuoi servu, schiavi, in perpetuo. Amen
RPaola
00mercoledì 27 marzo 2019 17:00
Re:
claudio.41, 27/03/2019 11.16:


SCHIAVO DEL SETTIMO ANNO-SCHIAVO PERFETTO



Non è scritto nella lettera che i concittadini di Gesù, mossi da odio, mandarono un ambasciata a Lui dicendo che non Lo volevano come re. L'ambasciata ci fu e muta, rivelatrice di odio.
Appartato per Gesù significa essere scomunicato da quelli che non Lo vogliono come RE.
Tanti, a parole dicono che vogliono che Lui Regni su di loro, ma ai FATTI, non Lo lasciano Signoreggiare. Questo é il quadro di tanto popolo che si dice "Suo".

Che intendi con "non Lo lasciano Signoreggiare?"


Lo schiavo perfetto soffre le tentazioni, però volontariamente si dice: io non sono più padrone nemmeno di pensare nessuna cosa o dire parole mie. Sono di un altri, e perciò quali che siano le mie personali impressioni, preferenze, simpatie o antipatie, io devo ascoltare e ubbidire solo la voce del mio Padrone. Se Egli comanda di andare dove non vorrei o aiutare chi non aiuterei, io devo ubbidirGli, anche perché, tutto quello che é nella mia mano, ció che sono e che mi é dato, non é mio, ma é tutto Suo.

Questo..mi ha colpito molto...


Sia chiaro che c'é un temoo che il Signore ci mette alla prova se vogliamo o no continuare con Luo, e allora, se diciamo chiaramente che lo vogliamo, le condizioni da quel momento in poi sono piu precise ed esigenti. Se capiamo questi, capiamo alcune distinzioni nelle chiese tra popolo e popolo e tra un tempo ed un altro in noi stessi.

Visto con i miei occhi....Signore Signore e poi tornano indietro..e solitamente erano i più ferventi..





claudio.41
00mercoledì 27 marzo 2019 17:13
Re: Re:
RPaola, 27/03/2019 17.00:



Che intendi con "non Lo lasciano Signoreggiare?"






Intendo che non si sottomettono alla Sua volontà, alle Sue scelte. E questo avviene in molte chiese.
I conduttori, i pastori, anziani, apostoli e via dicendo, hanno sempre in bocca le parole "Tu sei Signore.... Signore guidaci Tu... Signoreggia Tu, regna Tu..." e cosi via.. È vero o no?
Poi, se ad esempio il Signore, in risposta alla richiesta "regna... Signoreggia.." manda un dono a qualcuno che a "loro" non sta bene, lo fanno tacere. Lo avete visto accadere nella vostra chiesa con Maristella e ci sono molti altri casi.
Il Signore molto spesso mette alla prova chi dice di volere che Lui regni, però putroppo di solito non se ne accorgano, a meno che non venga un profeta da fuori, faccia loro, predicando, un esempio e poi come Natan gli dica "Tu sei quell'uomo". Ma a tutti non basta nemmeno quello. Tronfi e appagati dalla loro "conoscenza" Biblica non riconoscono il Signore quando li visita, perché vogliono che Egli regni, ma come pare a loro

RPaola
00mercoledì 27 marzo 2019 17:18
Re: Re: Re:
claudio.41, 27/03/2019 17.13:




Intendo che non si sottomettono alla Sua volontà, alle Sue scelte. E questo avviene in molte chiese.
I conduttori, i pastori, anziani, apostoli e via dicendo, hanno sempre in bocca le parole "Tu sei Signore.... Signore guidaci Tu... Signoreggia Tu, regna Tu..." e cosi via.. È vero o no?
Poi, se ad esempio il Signore, in risposta alla richiesta "regna... Signoreggia.." manda un dono a qualcuno che a "loro" non sta bene, lo fanno tacere. Lo avete visto accadere nella vostra chiesa con Maristella e ci sono molti altri casi.
Il Signore molto spesso mette alla prova chi dice di volere che Lui regni, però putroppo di solito non se ne accorgano, a meno che non venga un profeta da fuori, faccia loro, predicando, un esempio e poi come Natan gli dica "Tu sei quell'uomo". Ma a tutti non basta nemmeno quello. Tronfi e appagati dalla loro "conoscenza" Biblica non riconoscono il Signore quando li visita, perché vogliono che Egli regni, ma come pare a loro





Ora ho capito perfettamente...grazieeee [SM=x795131]
sandra,33
00mercoledì 27 marzo 2019 17:37
claudio.41, 27/03/2019 11.16:


SCHIAVO DEL SETTIMO ANNO-SCHIAVO PERFETTO


Leggendo Romani 1:1 fui colpito dalla parola che Paolo, schiavo ed apostolo di Gesù Cristo, era "appartato", essendo egli stato appartato, sepatato, tenuto in serbo per annunciare l'Evangelo. La parola tradotta "appartato-separato" é, nel testo, la stessa che viene usata in Luca 6:22 e che è tradotta "scomunicato-scacciato-espulso". Si fece luce in me che nessuno puó veramente servire il Signore, essere schiavo perfetto di Lui se non é, in qualche modo, scacciato da un altro ambiente. Non é necessario che venga mandato via letteralmente, ma che questo avvenga in spirito, voglio dire, senza che gli si dica chiaro che non si vuole.
Non è scritto nella lettera che i concittadini di Gesù, mossi da odio, mandarono un ambasciata a Lui dicendo che non Lo volevano come re. L'ambasciata ci fu e muta, rivelatrice di odio.
Appartato per Gesù significa essere scomunicato da quelli che non Lo vogliono come RE.
Tanti, a parole dicono che vogliono che Lui Regni su di loro, ma ai FATTI, non Lo lasciano Signoreggiare. Questo é il quadro di tanto popolo che si dice "Suo".
E ora parliamo un po sulla parola "Schiavo perfetto", per distinguerlo dallo schiavo, che pur essendo tale, non ancora si é consegnato del tutto al padrone nel senso assoluto. Che non vuole, ne puó, udire altro se non quello che é nella voce e nelle parole del padrone stesso. C'è una schiavitù che supera qualunque descrizione, perchè comanda e regola i moti dell'anima, i pensieri, gli affetti e tutti i segreti, per cui uno si mette davanti al Signore per ubbidirgli non solo esternamente, ma anche nelle regioni più nascoste dell'anima, nelle quali legge Dio solo. Tale é lo schiavo perfetto, del settimo anno. Egli é vero prigioniero di Gesù Cristo.
Non é che nell'animo dello schiavo non possano esserci tentazioni e conflitti, perché tentazioni e conflitti durano fino a che siamo in questo corpo. Inoltre é nel piano di Dio che ci siano, appunto per farci capire meglio che cosa é l'uomo in sé, e che cosa é l'uomo che vive nella Grazia. La tentazione e la vittoria, la morte e la vita, il male e il bene sono l'uno vicino all'altro e nel contrasto impariamo a dipendere sempre meno da noi e più e più, fino ad affidarci completamente, al Signore. Le emozioni, i vari impeti, a volte come di ribellioni, vengono anche ai più santi, ma sono domati dalla Grazia di Dio..

Lo schiavo perfetto soffre le tentazioni, però volontariamente si dice: io non sono più padrone nemmeno di pensare nessuna cosa o dire parole mie. Sono di un altri, e perciò quali che siano le mie personali impressioni, preferenze, simpatie o antipatie, io devo ascoltare e ubbidire solo la voce del mio Padrone. Se Egli comanda di andare dove non vorrei o aiutare chi non aiuterei, io devo ubbidirGli, anche perché, tutto quello che é nella mia mano, ció che sono e che mi é dato, non é mio, ma é tutto Suo.

Ed ora facciamo distinzione tra schiavo e schiavo, quello dei sei anni e quello del settimo. Il Signore ci aiuti a capire.

Leggiamo Esodo 21:6 : " allora il suo padrone lo farà comparire davanti a Dio, lo farà accostare alla porta o allo stipite; poi il suo padrone gli forerà l'orecchio con una lesina ed egli lo servirà per sempre. ".  Leggere anche i versi dall'1 al 6.

Serva solo sei anni, perchè deve avere l'opportunità di scegliere tra l'andarsene o rimanere col padrone. Il Signore vuole che Lo serviamo di cuore, liberamente. Al settimo anno, il servo, se vuole, se ne vada. Ma se egli dice : " Io amo il mio padrone, mia moglie e i miei figli; io non voglio andarmene libero " (verso 5),cioé, se chiaramente dice, di un dire che non ammette dubbio e che é dimostrato dal contegno più che dalle sole parole, se energicamente dice... allora si passa ad altro che regola la futura relazione tra lui e il padrone. Di tale "chiaramente dire", abbiamo esempi nella Scrittura. Rut moabita disse chiaramente a Naomi che non voleva separarsi da lei. Uno dei guerrieri di Davide nella fuga da Gerusalemme, gli disse chiaro che voleva seguirlo a qualunque costo (2 Samuele 15:19-21). Soprattutto si consideri la energica risposta di Pietro (Giovanni 6) nelle parole : "da chi ce ne andremmo noi?".

Sia chiaro che c'é un tempo che il Signore ci mette alla prova se vogliamo o no continuare con Luo, e allora, se diciamo chiaramente che lo vogliamo, le condizioni da quel momento in poi sono piu precise ed esigenti. Se capiamo questi, capiamo alcune distinzioni nelle chiese tra popolo e popolo e tra un tempo ed un altro in noi stessi.

Ma torniamo a Esodo 21.  Lo schiavo ha detto chiaramente che vuole rimanere ed ha dichiarato le ragioni.
Leggiamole, perché non é mai troppo il meditare. Nel verso 5 : "io amo...". Nella lista mette, prima il padrone, non la propria famiglia. Si noti questo.
Allora e solo allora, con una lesina gli viene forato l'orecchio. Un sigillo a sangue. Quel foro all'orecchio diceva che egli ormai, era conosciuto quale servo perpetuo anche dagli altri. Legato più stretto alla casa del padrone, aveva fatto voto che da quel momento in poi udirebbe più attentamente che nel passato la voce e le parole del padrone ;solo di lui  e non di altri, e ubbidirebbe. Nei sei anni aveva servito, ma non tutti avevano capito che era servo. Ora no. Se qualcuno avesse da ora in poi voluto attrarlo, egli non aveva nemmeno bisogno di spiegarsi, bastando mostrare quel foro all'orecchio per dire e ripetere: "non sono più mio in nessun senso, sono schiavo in perpetuo".

Questa nuova relazione é profetica della Chiesa e del Signore Gesù Cristo. Quella che Lui edifica e contro cui nulla possono le porte dell'Inferno, benché tormentino e perseguitino. Tutto del servo é del Padrone, e il Padrone provvede al servo, e lo difende se necessario. Il servo vive alla giornata, senza premeditare o provvedere, avendo una sola cura: quella di udire, ubbidire. In un senso é in riposo da quello che é personale ed é immerso in un Altro.
Ora siamo in grado di capire meglio le parole di Gesù ai dodici, quando le moltitudini ed anche dei discepoli (perche Gesù non aveva solo i dodici) Lo lasciarono. Era un tempo di crisi e di decisione. Quindi l'invito se volevano lasciarLo anche loro.
Ci voleva una distinzione tra popolo e popolo, da gruppo a gruppo, da individui a individui, ed in noi stessi uno stacco preciso tra il passato e da ora in poi. La crisi rivelava una luce crescente, perché la domanda costrinse a riflettere. Un altro tempo era iniziato per gli Apostoli. Da allora in poi i movimenti di Gesù e le relazioni con le moltitudini cambiarono. Non più grandi folle, ma il numero andó assottigliandosi. Gli insegnamenti circa la Croce sono più ripetuti e insistenti. È un andare continuo verso Gerusalemme, perché Gesù dirige Sè stesso verso Gerusalemme e tutti i movimenti tendono a un termine solo.
Il profeta deve morire; ogni profeta deve morire in Gerusalemme. I discepoli in certi momenti seguirono spaventati, ma seguirono.

C'é in noi, nella vita di ogni eletto, se é eletto, un distacco preciso dal passato. Scotimenti su Scotimenti, affinché cresciamo da altura in altura, cioé da crocifissione a crocifissione, fino a che siamo addirittura come morti e resuscitati e la nostra vita é del tutto nascosta in Cristo, e noi non possiamo dire o fare nessuna cosa di nostro, appunto perché siamo di un Altro. Solo quando questo Altro si manifesta, noi possiamo manifestarci in gloria, cioè, non noi, ma Lui in noi. (Colossesi 3:1-4).

Ci basti e chiudiamo con le parole dello stesso Apostolo che si qualificó schiavo e prigioniero di Cristo, appartato per Lui, per essere DI Gesù Cristo. Paolo testifica un "d'ora in poi" (2 Corinzi 5:16) quale che sia stato il passato. Cioè, che da quel tempo in poi le relazioni di lui sarebbero state solo in Gesù Cristo ed anche la conoscenza che aveva avuto di Lui subiva un avanzata, dai fatti materiali della leytera, dell'interpretazione spirituale e profetica, ad un conversare faccia a faccia col Signore stesso, ad avere la parola di Lui, da ora in poi, scolpita nella mente e nel cuore.
Concludiamo anche noi: Signore, Ti amiamo e vogliamo essere Tuoi servu, schiavi, in perpetuo. Amen

Questo scritto è STUPENDO!!
Di un altezza impressionante [SM=x795130]

Questo pero..... "io amo...". Nella lista mette, prima il padrone, non la propria famiglia. Si noti questo." è veramente molto difficile da vivere 😑
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