FOLLINI: QUANDO SILVIO DISSE TU MI ODI, LO CAPISCO DA COME MI GUARDI

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
INES TABUSSO
00lunedì 17 ottobre 2005 20:59

LA STAMPA
17 Ottobre 2005
ALL’INDOMANI DELLE DIMISSIONI LO SFOGO DELL’EX SEGRETARIO UDC: ORA IL PREMIER FA IL CARINO CON ME, MA NON VEDEVA L’ORA CHE TOGLIESSI IL DISTURBO
Follini«Sbagliano se pensano che io molli: ripeterò che il centrodestra fa acqua da tutte le parti»
di Amedeo La Mattina
inviato

BAVENO (Verbania). Marco Follini non ha l’aria rancorosa dell’ex. Anzi, sembra sprizzare leggerezza da tutti i pori. Come se si fosse liberato di un macigno sullo stomaco, come se avesse tirato la testa fuori da una macina. «In effetti, con la legge elettorale ero finito in un angolo. Ora con le mie dimissioni ne sono uscito». Un respiro profondo, poi aggiunge: «E sbagliano “loro” se pensano che io molli: anzi sono ancora più libero di parlare e dire che questo centrodestra fa acqua da tutte le parti». Due ore più tardi, a Verbania sul Lago Maggiore, davanti a un muro di telecamere e microfoni, sintetizza questo concetto attraverso la quintessenza della sintassi folliniana: «Sono dimissionario, non rinunciatario. Prosegue il mio impegno politico nel centrodestra. Non mollo, non attraverso la porta della Margherita. E non tifo per Prodi, come ha scritto qualche giornale». Archiviato così l’articolo di Vittorio Feltri su «Libero», Follini si avvia a partecipare a un dibattito con Piero Fassino organizzato dal sottosegretario Michele Vietti.

Torniamo al primo mattino, aeroporto di Fiumicino, uscita B6, volo per Milano Malpensa. Follini - vestito blu, camicia a righe blu, cravatta blu con le nuvolette azzurre - sfoglia i giornali. Con lui viaggiano il portavoce Paolo Messa e il più stretto collaboratore, Franco Smurro. Tutte le prime pagine parlano di lui, del suo gesto alieno, del democristiano che ha scelto la cocciuta coerenza delle sue idee piuttosto che inchinarsi al «monarca assoluto». A quel Berlusconi che è rimasto stupito, spiazzato (forse ammirato?) che il bastian contrario Marco sia andato fino in fondo e abbia mollato una poltrona. «Ora il Cavaliere fa il carino con me ma non vedeva l’ora che io togliessi il disturbo. Una volta a Palazzo Chigi - racconta Follini - Berlusconi mi disse: “Marco, tu mi odi. Lo capisco da come mi guardi”. Io gli risposi: “Ti sbagli. Dal punto di vista personale mi sei simpatico, come imprenditore ti ho sempre ammirato. Il problema è che non condivido nessuna delle tue idee politiche». Ride. E’ di buon umore. E continua a parlare di «loro», di Berlusconi, Fini e Casini come fossero lontani anni luce dalla sua nuova vita politica di battitore libero. «Cosa farò adesso? Alla Latella - e apre il “Corriere della Sera”, sfilandolo da una mazzetta di tre chili di giornali - ho detto che seguirò Moretti: “vedrò gente, farò cose”.

Per la verità ho bisogno di riposarmi, di staccare. Penso che partirò, non so. Deciderò nei prossimi giorni con le mie donne, con mia moglie e mia figlia». Sfila il «Messaggero», legge un’intervista di Mario Baccini che è pronto a succedergli alla segretaria. «Lui è pronto, bene», commenta gelido, «ma non era quello che quest’estate diceva “potremmo correre da soli”? Vedo che ora è contro la cancellazione della par condicio e della ex Cirielli. Sbaglio o ieri aveva detto l’esatto contrario?». Già, e lei invece come voterà? Secco: «Contro l’una e contro l’altra». Anche contro la devolution? «Vedremo...».

Guarda il cronista per osservare l’effetto che fa. Lascia immaginare che anche sulla riforma costituzionale non si atterrà alla disciplina di partito, come invece ha fatto sulla legge elettorale. «Una legge che battezza i parlamentari uscenti, che dovrebbe garantire soprattutto le prime file del partito, e questo è tutto da vedere. Ma alla direzione dell’Udc è emersa l’irritazione di coloro che i voti ce li hanno, che hanno bisogno di essere battezzati dai capi partito e che senza preferenze sono allo stesso livello degli altri: questa legge li penalizza molto, sono inviperiti».

L’aereo decolla. «Adesso devo finire di leggere i giornali». Legge prima di tutto le interviste dei ministri dell’Udc la cui azione ha definito «opaca e ossequiosa». Ma come, dice Giovanardi, se in Finanziaria siamo riusciti a strappare 1,2 miliardi per le famiglie. «Mi ricordo quando feci dire a Tarolli che i 200 milioni previsti da Siniscalco erano troppo pochi e che la Finanziaria non andava bene. Venne da me Giovanardi e mi disse: “sempre critiche al governo, non si può sempre criticare”. Ora i ministri se ne fanno un vanto. Meglio così».A cerchi concentrici, si arriva al tasto più dolente: Pier Ferdinando Casini.

I due non si sono più sentiti dopo la requisitoria che è stata la base delle dimissioni di Follini. «Tengo distinta l’amicizia, che con Pier c’è ancora tutta, dalla politica. La pensavamo allo stesso modo. Io sono rimasto della stessa idea: cambiare il centrodestra per sconfiggere il centrosinistra». Non fa trasparire rancori, Follini. Semmai aspetta che il tempo sia galantuomo e gli dia ragione: oggi sconfitto, domani chissà. Magari, come ha detto Cossiga che lo ha chiamato (anche Ciriaco De Mita lo ha fatto), Follini è «una riserva della Repubblica e solo Dio sa quanto ce n’è bisogno». Però, forse Casini ha voluto rientrare nella «triade» con Berlusconi e Fini... Pausa di riflessione.

Risposta: «Mi sembra una fotografia oggettiva». Ma Casini, a quanto pare, è molto arrabbiato per le parole usate per spiegare le sue dimissioni. «Marco è un ingrato», sembra che il presidente della Camera abbia urlato. Gli occhi di Follini si socchiudono e regala un sillogismo-arzigogolo dei suoi: «Se fossi un ingrato, sarei preoccupato per me, siccome non lo sono non sono preoccupato. E poi che voleva che dicessi nel momento in cui dovevo spiegare perché mi dimettevo? Dovevo dire che tutto va bene, che mi dimettevo per un capriccio? Ho detto quello che ho sempre detto, alla luce del sole. Se si vuole fare la differenza, se si vuole un centrodestra diverso, se si immagina un bipolarismo in cui il centro è alternativo alla sinistra, allora occorre rischiare, investire nel futuro, non ripiegare nelle politiche di corto respiro».

Follini sa che la rottura con l’amico Pier si è consumata quando, da segretario dell’Udc, seduto accanto al premier e a Fini nella sala stampa di Palazzo Chigi, ha detto che qualcuno pensa che Berlusconi sia il miglior candidato della Cdl: «Ma io no». Follini è consapevole che in quel momento la sentenza definitiva di condanna veniva emanata, e che aveva i giorni contati. Rifarebbe quel colpo di teatro che ha gelato il sangue degli alleati e di Casini? «Sì, lo rifarei. Non mi sono pentito di quella dichiarazione. Pensavo di farla quel giorno, non sapevo dove l’avrei fatta. Poi ho colto l’occasione della conferenza stampa».

No, non si è pentito di avere sganciato quella bomba atomica dentro la Cdl. E nemmeno di avere interpretato una linea politica che, visto come è andata, non coincideva con la pancia vera dell’Udc. Da qui tutti a dire che il vero leader di quel partito è sempre stato il realista Casini e che lui invece era in affitto a via Due Maceli. Follini non è d’accordo. «Se questo fosse vero, non avrei portato l’Udc dal 3,2% del Ccd al 6%. Ora la guida del partito tocca a un altro». A chi? A Casini quando sarà il momento di lasciare la presidenza della Camera. «Intanto - spiega Follini - un altro segretario ci vuole e io sarò leale: avrà tutta la mia collaborazione». Casini e Follini, il «doroteo» e il «moroteo» ha scritto Filippo Ceccarelli sulla «Repubblica». Ma se Moro fosse vivo e lei fosse andato a trovarlo a casa, quale consiglio le avrebbe dato? Magari di essere più prudente, no? «Non credo. Lo vada a chiedere a Domenico Guerzoni che è stato il portavoce di Moro, ma anche il suo consigliere politico».

L’aereo arriva a Malpensa. Le auto blu sfrecciano verso il Lago Maggiore in una bellissima giornata di sole. Vietti fa gli onori di casa al seminario di «Iniziativa Subalpina». C’è Fassino che riempie Follini di carinerie e riconoscimenti - «abbiamo la stessa idea delle istituzioni e del confronto politico». Follini ascolta il segretario dei Ds che parla del grande successo delle primarie. Ironizza: «Lui è fortunato perché ha avuto l’opportunità alle primarie di esprimere la sua scelta. Io questa opportunità non l’ho avuta. Per l’Unione, con la grande affluenza che c’è stata, sarà un forte tonico: nella Cdl il discorso primarie è definitivamente chiuso».

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:57.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com