IL VATICANO PERSO NELLA ZONA PELVICA

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INES TABUSSO
00venerdì 23 settembre 2005 13:23
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IL VATICANO PERSO NELLA ZONA PELVICA
Frances Kissling
Conferenza presentata a Londra il 18 maggio 1995, nell'ambito di un incontro
organizzato da Women against Fundamentalisms. Frances Kissling è presidente
di Catholics for a Free Choice (Cattolici per la Libera Scelta)

All'interno di Catholics for a Free Choice (CFFC), siamo sempre più convinti
che , così come esistono molti tipi di femministe e molti tipi di cattolici,
esistono anche molti tipi di fondamentalismi e di fondamentalisti. E' difficile
ricordarselo quando si proviene dal Cattolicesimo Romano, una tradizione
religiosa al cui interno il termine fondamentalismo non è stato molto usato.
Ma c'è una consapevolezza crescente del fatto che nella maggior parte delle
religioni ci sono elementi liberatori ed elementi oppressivi o fondamentalisti.

Il problema più grande, per me, è capire come mai i governi abbracciano così
spesso gli aspetti fondamentalisti delle religioni, e sono così spesso repressivi
nei confronti dei loro aspetti liberatori.

CFFC è un movimento in espansione che è nato negli USA nel 1973, quando l'aborto
è diventato legale. Finché l'aborto è stato illegale la gerarchia cattolica
e i vescovi non se ne preoccupavano molto. Ma quando lo stato ha stabilito
che l'aborto è una decisione morale legittima e che la donna può prenderla
senza l'intervento dello stato né quello della religione, allora i vescovi
hanno iniziato a occuparsene. Le fondatrici di CFFC, tre americane irlandesi
che vivevano a New York, pensarono che 300 vescovi cattolici statunitensi
non rappresentavano i 52 milioni di cattolici che vivono negli Stati Uniti,
e che, se bisognava parlare di politica, il punto di vista di quei cattolici
era molto più importante per decidere cosa dovevano fare i politici e quale
doveva essere la legge che non il punto di vista dei vescovi. Da allora i
CFFC sono cresciuti al punto che abbiamo tre gruppi attivi con personale
impiegato a tempo pieno in America Latina (Messico, Brasile e Uruguay), e
partner con cui lavoriamo in molti altri paesi, soprattutto nei paesi cattolici.
Abbiamo anche verificato che le cose che noi diciamo interessano non solo
i cattolici, ma anche quelli che si occupano della dimensione etica e morale
dei processi di decisione, e dei diritti delle donne.

All'inizio eravamo una organizzazione profondamente legalista. Ci occupavamo
della libertà di religione e della difesa del pluralismo negli USA, e ci
interessava il nostro diritto di dissentire, come cattolici, dagli insegnamenti
della Chiesa senza essere penalizzati. Molto rapidamente siamo passati a
un'altra fase, quando abbiamo capito che l'opposizione istituzionale all'aborto
da parte della Chiesa non aveva niente a che vedere , o aveva molto poco
a che vedere con il rispetto della vita, mentre aveva molto a che fare con
il non rispetto delle donne. Eravamo di fronte a una classica istituzione
patriarcale che mostrava una incapacità profonda a riconoscere la sessualità
delle donne, così come il loro diritto e la loro capacità di decidere quando,
come e se avere dei figli. Non avevamo certamente a che fare con la teologia,
perché capivamo perfettamente che la teologia nella chiesa è sufficientemente
tollerante da comprendere uno spettro ampio di vedute sulla legittimità dell'aborto
come scelta morale. Abbiamo così cominciato a capire che si trattava di una
questione politica, e che la chiesa Cattolica Romana è sia una istituzione
religiosa, sia un attore politico preoccupato per il proprio potere.

Solo da 30 anni la teoria che la chiesa e lo stato possono essere separati
si è fatta spazio nella coscienza all'interno della chiesa istituzionale.
E ci vuole molto tempo perché un cambiamento filosofico venga incorporato
in istituzioni così estese e così monolitiche com'è la struttura del potere
della chiesa Cattolica Romana. C'è dunque una tensione costante all'interno
della chiesa, tra l'accettazione del libero stato e la sua politica storica
secondo la quale lo stato non ha alcun diritto se non l'obbligo di obbedire
agli insegnamenti e alle posizioni della chiesa stessa.

Perché i fondamentalisti includono sempre le donne nella loro agenda? Nel
caso della chiesa Cattolica, la questione ci riporta a quanto dicevo prima.
Userò l'esempio dell'aborto e del perché la chiesa si oppone con tanta veemenza
alla sua legalizzazione e a riconoscerlo come una scelta legittima. Noi di
CFFC abbiamo compreso che la ragione non era la difesa della vita. Il contrasto
tra il modo in cui la chiesa affronta la questione della guerra e quello
in cui affronta la questione dell'aborto è a questo proposito illuminante.
Nel caso della guerra, la chiesa dà essenzialmente dei principi guida agli
uomini che sono al comando - generali, presidenti, sovrani- su quando e se
sia giustificabile togliere la vita in guerra. Mentre nel caso dell'aborto,
non esistono ancora principi guida su quando e se una donna può decidere
di togliere la potenziale vita di un feto. Perciò non si tratta solo dell'aborto.
La questione profonda è il potere.

La struttura di governo della chiesa Cattolica Romana prevede due condizioni
per accedere al potere. La prima è che devi essere un uomo -una delle poche
chiese che ancora conservano questa condizione limitativa. -; la seconda
è che ti impegni a non fare sesso. C'è la presunzione che la gente non impegnata
nella attività sessuale sia più santa e migliore della gente che fa sesso.
Da una parte questo serve a mantenere una élite clericale, sia di uomini
che di donne, perché non ci sono molte persone disposte a promettere di non
fare sesso. Dall'altra parte, serve a dire implicitamente che chi fa sesso
è cattivo. O per lo meno non così buono.

Storicamente, la chiesa ha affermato che la sessualità viene redenta dal
suo fine procreativo, e l'aborto è ovviamente il segno più evidente del fatto
che gli insegnamenti della chiesa sono stati disattesi -così come lo sono
la contraccezione, la fertilizzazione in vitro e i rapporti omosessuali.
Se la chiesa cambiasse posizione su una qualsiasi di queste questioni, metterebbe
in discussione il suo stesso diritto a governare, perché ciò equivarrebbe
a dire che ogni cattolico, che sia o non sia sessualmente attivo, ha il diritto
di partecipare al governo, al potere e al servizio nella chiesa. E proprio
questo è il cuore del problema.

Penso che tutti noi osserviamo, e lo osserviamo anche negli altri fondamentalismi,
che quando la gente reagisce con il massimo della rabbia, abbiamo sicuramente
toccato il loro bottone del potere. Per quanto riguarda i vescovi cattolici,
il massimo della rabbia è riservato all'aborto e alle donne. Non vediamo
rabbia, nella chiesa Cattolica, contro la guerra, il razzismo, la xenofobia
o il nazionalismo crescente nel centro Europa e nei paesi dell'est, così
come in altre parti del continente. Non sto negando che la chiesa sia stata
solidale con molti che perseguivano i propri diritti umani. Ma affermo che
in nessuna direzione essa ha speso tante energie come nel controllo e nella
limitazione dei diritti e delle libertà delle donne.

Frances Kissling, The Vatican lost in the pelvic zone, in Fundamentalist
politics in Israel and the Vatican, Journal n.7 1995 pp.36-39

www.gn.apc.org/waf/

English version: www.gn.apc.org/waf/journal7p36.htm




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