Il Dna svelerà i misteri dell'uomo di Neanderthal

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vanni-merlin
00venerdì 11 agosto 2006 00:39
A 150 anni dai primi ritrovamenti, l'istituto tedesco
dà il via al sequenziamento genetico della specie improvvisamente scomparsa

Il Dna svelerà i misteri
dell'uomo di Neanderthal

È il nostro progenitore più controverso.
C'è anche chi teme possa essere clonato e tornare in vita


di ELENA DUSI
ROMA - Sarà il Dna a svelare i misteri dell'uomo di Neanderthal. Nelle loro mani gli antropologi hanno un materiale genetico fatto a brandelli dai millenni, corrotto dalla terra, dai funghi e dai batteri, che finora è stato possibile studiare solo in minuscoli frammenti. Ma un nuovo metodo di biologia molecolare permette oggi di rimettere insieme tutti i pezzi, e ricucendo un brandello dopo l'altro il veterano Svante Paabo - direttore del laboratorio di antropologia dell'evoluzione al Max Planck Institute di Leipzig, in Germania - ha annunciato che fra breve arriverà il sequenziamento completo del Dna di Neanderthal. Paabo ha spiegato su Nature di aver trovato un nuovo metodo di lettura dei geni, in collaborazione con l'azienda statunitense 454 Life Sciences. Sarà possibile ricostruire un'intera catena di Dna dell'uomo di Neanderthal (completa di tutti i suoi 3 miliardi di elementi base) e c'è già chi paventa la nascita di un esemplare in carne e ossa, con la tecnica della clonazione.

La notizia della lettura del Dna cade in una data non casuale. Il primo uomo di Neanderthal riemerse dalla terra esattamente 150 anni fa. Mentre scavavano in una grotta vicino Dusseldorf, nella valle di Neander (Neander Tal in tedesco) alcuni operai rinvennero strani frammenti di ossa. Incuriositi, decisero di mostrarli a Johann Karl Fuhlrott, un professore di liceo appassionato di storia naturale. A 40mila anni dalla sua morte, nell'agosto del 1856, erano riemerse le ossa di uno dei più vitali protagonisti dell'età preistorica: cacciatore basso e robusto, con un cervello sorprendentemente grande per l'epoca, capace di correre su due gambe, usare semplici strumenti e resistere al freddo che all'epoca attanagliava Europa e Asia. Questo cugino lontano, nei 200mila anni della sua esistenza, ha lasciato numerose tracce di sé. Eppure la sua collocazione all'interno della famiglia umana rimane tutta da chiarire, così come le cause della sua improvvisa estinzione avvenuta 30mila anni fa.

Le prime analisi sui frammenti degradati di materiale genetico, svolte sempre da Paabo nel 1997 su 100-200 elementi base, sembrano escludere una parentela diretta fra l'uomo moderno e il Neanderthal. I nostri antenati più antichi (i Cro Magnon) avrebbero mantenuto le distanze dagli uomini della valle di Neander, evitando di accoppiarsi con loro e forse combattendoli. Sarà la lettura del Dna a chiarire se i Neanderthal rappresentano effettivamente un ramo secco dell'evoluzione umana, una specie rimasta senza eredi e estintasi forse a causa di un mutamento climatico, di un'epidemia, di malattie causate dagli accoppiamenti fra individui dello stesso nucleo familiare o della guerra con i Cro Magnon.

Che i Neanderthal ci fossero estranei lo sostennero - ma per ragioni ben diverse - anche i primi studiosi che gettarono lo sguardo sullo scheletro di Dusseldorf. Un metro e mezzo di altezza, ossa corte e tozze, orbite e zigomi prominenti: esseri così brutti non potevano avere alcuna parentela con gli uomini, creati da Dio a sua immagine. Charles Darwin avrebbe pubblicato la sua edizione definitiva dell'Origine delle specie solo nel 1859 e gli scienziati anti-evoluzione, guidati dal professore berlinese Rudolf Virchow, sostennero che quelle emerse dalla grotta erano le ossa di un uomo colpito da una malattia deformante. O forse, suggerirono altri, appartenevano a un soldato mongolo arruolato tra i cosacchi.


(7 agosto 2006)


da: www.repubblica.it/2006/08/sezioni/scienza_e_tecnologia/neanderthal-dna-misteri/neanderthal-dna-misteri/neanderthal-dna-mist...

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