Inchiappettata mondiale da parte di un fake?

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Davide
00mercoledì 8 giugno 2011 19:51
Siria, mistero sulla blogger scomparsa: le foto non sono sue e nessuno l'ha mai vista

Una donna britannica: "Sono io quella nella foto". La blogger gay siriana, che sarebbe stata arrestata ieri, ha sempre rilasciato interviste via web e ora alcuni siti - fra cui il New York Times - avanzano dubbi sulla sua esistenza. Da Facebook a Twitter, continuano le mobilitazioni per chiedere la sua liberazione


Si fa sempre piu' intricata la vicenda di Amina Abdallah Araf, la blogger dissidente siriana che sarebbe stata arrestata lunedi' dai servizi di Damasco. Come scrive il sito del Wall Street Journal, una donna britannica ha fatto sapere che e' suo, e non di Amina, il volto che appare nella foto diffusa dai media in questi giorni. La donna e' Jelena Lecic e, dopo aver visto la sua foto sul Guardian, che la pubblicava come foto di Amina, ha fatto avere ad alcuni media britannici altre sue foto, che confermano la sua versione.

''Prego che Amina torni sana e salva dalla sua famiglia, ma voglio che sia chiaro che la ragazza della foto sono io, nonostante l'immagine sia stata associata alla sua vicenda'', ha detto la Lecic. Alcuni siti, tra cui quello del New York Times, avanzano dubbi sul fatto che la blogger esista davvero, visto che pochi possono confermare di conoscerla di persona e che ci sia veramente lei dietro il blog 'Una ragazza gay a Damasco'.

La blogger, per la cui liberazione e' partita una campagna internazionale sui principali social network, sarebbe stata vista l'ultima volta lunedi' scorso, mentre veniva strattonata e spinta in una vettura da uomini in borghese a Damasco. Sul blog 'Una ragazza gay a Damasco' si leggono, tra l'altro, racconti sulla sua partecipazione alle proteste contro il regime di Bashar al-Assad.

Sul web comunque prosegue la mobilitazione per chiedere alle autorità di Damasco di rilasciare Amina. Da Facebook a Twitter si moltiplicano nelle ultime ore le iniziative a favore della giovane omosessuale dalla doppia nazionalità americana e siriana, curatrice del blog 'A Gay girl in Damascus'.

Su Facebook già oltre 10 mila utenti hanno sottoscritto la pagina 'Free Amina Abdallah', dedicata proprio alla scarcerazione della giovane blogger, dove compaiono decine di messaggi che chiedono "libertà" per Amina e condannano l'operato del governo siriano. Moltissimi anche i micro-blog su Twitter dove molti attivisti siriani esprimono la loro indignazione per l'accaduto. E' partita, inoltre, anche una petizione online per raccogliere firme a favore di Amina.

Nel documento da sottoscrivere è riferito che la blogger è stata arrestata lunedì pomeriggio mentre passeggiava con un amico. Al momento è ignoto il luogo dove la ragazza è detenuta, malgrado i suoi familiari stiano cercando disperatamente di rintracciarla. "Noi firmatari - si legge nell'appello della petizione - chiediamo al regime siriano di rilasciare immediatamente Amina. Chiediamo a tutti coloro che possano fare qualcosa in questa situazione di aumentare gli sforzi per assicurare che sia liberata incolume e in modo rapido".

www.adnkronos.com
Davide
00lunedì 13 giugno 2011 00:37
... e ora c'è anche la conferma.
Scemo chi ci ha creduto, era palese fin dai primi momenti!!! [SM=g1944682]

La blogger siriana non esiste ha fatto tutto un americano

Amina Araff, la falsa blogger lesbica siriana che ha preso in giro il mondo grazie al web, 1denunciando di essere vittima della repressione del regime di Assad, è in realtà un uomo di 40 anni statunitense della Georgia di nome Tom MacMaster. MacMaster ha oggi confessato e chiesto scusa sottolineando che il "personaggio che aveva creato era di fantasia mentre i fatti raccontati sul suo blog ("A Gay Girl in Damascus") sono veri".

www.repubblica.it
Davide
00lunedì 13 giugno 2011 21:09
Le conclusioni...


L’agenzia siriana Sana (Syrian Arab News Agency) ha ripreso la storia oggi dichiarando che “la bufala di MacMaster mirava ad accentuare le continue montature e menzogne contro la Siria riguardanti rapimenti di blogger e attivisti”. www.sana.sy/eng/337/2011/06/13/352331.htm

UniMarconcino
00lunedì 13 giugno 2011 21:22
L'articolo diventa molto interessante quando tocca questo punto.

Vi è capitato mai di sentirvi legati da amicizia a qualcuno che non avete mai incontrato di persona (al massimo avete visto qualche foto su Facebook) ma con cui parlate di tutto online? E quando qualcosa di bello o di brutto succede a quella persona, reagite come se vi conosceste davvero… Vi siete mai domandati chi ci sia davvero dall’altra parte?

Se avete 10 minuti di tempo leggete questa storia.

www.iadkiller.org/dipendenza-da-internet-di-cosa-si-tratta/dipendenza-da-relazioni-sociali-sul-web/dipendenza-da-relazioni-sul-web-la-mia-storia-perche-que...
talksina
00lunedì 13 giugno 2011 23:30
sono io quella di iadkiller.org
Salve,
io sono Elena Brescacin
la ragazza del blog iadkiller.org che hai pubblicato sul post qui sopra, ho cliccato questa discussione perché ho individuato il linkback nelle statistiche del mio blog.
Questa storia di Amina araf ha fatto male anche a me; più che male però, rabbia, perché ci sono persone che in Siria ed altrove vengono ogni giorno brutalizzate, e per sensibilizzare l'occidente servirebbe far vedere immagini vere raccontate da persone vere, non inventarsi personaggi fittizi e starsene beatamente in vacanza.
Anche perché,
la gente che è indifferente ai problemi del mondo, è indifferente anche ad Amina. Anzi, c'è il rischio che questa diventi un precedente per sminuire anche storie purtroppo vere, di persone disperate che usano internet come unico mezzo per gridare le loro vicende disperate al mondo.
Io non sono una di quelle persone che "ci ha creduto", nel senso che ne avevo sentito parlare ma non avevo mai approfondito né letto il blog "gay girl in damascus" prima; sono andata a curiosare quando ho sentito dire che forse questa donna non esisteva e ho letto alcuni suoi post, mettendomi a sorridere quand'ho letto quello "sono la cugina e amina è stata rapita"; guarda caso, quando si deve mascherare qualcosa di poco chiaro, in reale o in internet, si mette sempre in mezzo cugino o cugina...pure scarsa originalità.
Per quel che mi riguarda, le "scuse ai lettori" Tom McMaster se le può pure tenere: ci possono essere varie motivazioni per cui uno sente il bisogno di crearsi una seconda identità, io all'epoca lo facevo "per compagnia" senza intenzione di far male a nessuno...ma poi in fin dei conti il male lo ho fatto a me stessa e a chi volevo bene...
ma l'attivismo è una cosa seria. Con la violenza e i diritti umani, non si scherza.
Non siamo in un periodo, a livello mondiale, in cui si può giocare "al lupo al lupo"
ah e comunque...
sempre per il fatto "non sai mai chi hai davanti in rete"
Elena Brescacin è una persona reale, la sottoscritta, non un fake
www.youtube.com/watch?v=Zco901xHybE
ciao, Elena Brescacin
Davide
00martedì 14 giugno 2011 00:28
Ciao Elena, è un piacere averti qui, benvenuta. [SM=g1944740]
Ho letto parte del tuo blog (linkato dal buon UniMarconcino che è una continua sorpresa [SM=g1944682]), molto ben fatto e interessante, complimenti. [SM=g1944725]
Se non ti disturba essere fra marconiani ([SM=g1944807]) puoi mettere fra i peferiti questa nostra cartella incentrata sul corretto uso di internet e sui dibattiti riguardanti la privacy:

unimarconi.freeforumzone.leonardo.it/cartella.aspx?c=171315&f=171315&id...

e magari partecipare ogni tanto, ne saremmo onorati. [SM=g1944730]
Vorrei specificare una cosa: io non sono solito offendere anche scherzosamente le persone, ma avendo lavorato nel campo della comunicazione per anni mi è bastato leggere l'uso dell'inglese della sedicente cugina e il "tono" nelle prime tre righe del famigerato post per capire che si trattava di un fake, da lì il mio "Scemo chi ci ha creduto", non molto bello da leggere ma non ce l'ho fatta a "stare zitto". [SM=g1944735]
Per quanto riguarda la questione sull'identità, personalmente non l'ho mai nascosta a nessuno né su questo forum né in altri spazi WEB, complice il fatto di essere giornalista e quindi una sorta di "personalità pubblica".
I primi tempi mi firmavo come Super Lupo, ma fin da allora tutti sapevano chi ero. [SM=g1944742]
Questo è un forum universitario e molti mettono nome e cognome nel loro profilo, a me sembra una buona cosa, almeno sappiamo con chi abbiamo a che fare, no?
Lo chiedo a tutti voi. [SM=g1944738]
Elena, un piccolo appunto: non occorre mettere il titolo a ogni post, solo se si apre un nuovo topic e in quel caso non si è obbligati a mettere il sottotitolo, aribenvenuta! [SM=g1944806]
talksina
00martedì 14 giugno 2011 09:53
Salve,
grazie del messaggio di benvenuto; io non studio all'università, ma ogni discussione incentrata sull'uso e abuso di internet può essere per me uno spunto da dare o da ricevere.

Ci sono tanti punti di vista su Amina, per esempio su un blog da me seguito, riguardante i diritti delle donne ho visto un articolo secondo cui "il contenuto conta più dell'apparenza", femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/06/09/amina-e-i-contenuti-che-contano-piu-dellap...
Io rispetto tutti, ma non mi pare esatta la definizione "identità=controllo"; associare uno scritto a un essere umano o un gruppo di esseri umani, non vuol dire avere il controllo su di loro ma saper ragionare con la propria testa e non prendere per oro colato tutto ciò che si trova in rete; in più, chi difende i diritti delle donne per primo dovrebbe indignarsi quando questi vengono utilizzati e strumentalizzati in un fake.
Sai Davide: quello che a me sconcerta di più, è che nella vita quotidiana siamo tutti, bene o male, diffidenti verso chi ci sta intorno, talvolta anche dei nostri cari.
Però basta accedere alla rete, e gli stessi diffidenti svuotano anche i particolari più intimi della propria vita con emeriti sconosciuti e danno credito a tutto ciò che trovano.
La verità è che abbiamo tutti un gran bisogno di fidarci, e confidarci con qualcuno; e la vita frenetica a cui il mondo ci ha abituati, ci ha fatto perdere il criterio con cui valutare di chi fidarci e chi no, così che in rete quando ci accorgiamo che una persona si rende disponibile a parlare "tutta per noi", ecco che tutti i nostri bisogni e fragilità escono fuori.

In quanto al discorso dell'identità, io sono entrata con questo nick perché è il mio da anni, ed è associato e associabile al mio nome vero basta cercare su google "talksina" e si trova il mondo e perché sono registrata con forumfree con questo e non mi andava di farne un altro.
Non è stato certo per nascondere chissà cosa, per me il nick è soltanto un nome visualizzato, un identificativo che mi permette di accedere alle risorse web, ma che non ha nulla a che vedere con l'identità la quale rimane sempre e comunque la mia persona fisica.


Davide
00martedì 14 giugno 2011 11:04
talksina, 14/06/2011 09.53:

Sai Davide: quello che a me sconcerta di più, è che nella vita quotidiana siamo tutti, bene o male, diffidenti verso chi ci sta intorno, talvolta anche dei nostri cari.
Però basta accedere alla rete, e gli stessi diffidenti svuotano anche i particolari più intimi della propria vita con emeriti sconosciuti e danno credito a tutto ciò che trovano.
La verità è che abbiamo tutti un gran bisogno di fidarci, e confidarci con qualcuno; e la vita frenetica a cui il mondo ci ha abituati, ci ha fatto perdere il criterio con cui valutare di chi fidarci e chi no, così che in rete quando ci accorgiamo che una persona si rende disponibile a parlare "tutta per noi", ecco che tutti i nostri bisogni e fragilità escono fuori.


Concordo e aggiungo che secondo me siamo tutti "bambini cresciutelli" in cerca di approvazione, sia perché l'uomo è un animale sociale sia perché nella nostra indole c'è l'idea del "faccio quindi esisto".
Spiegato in soldoni una persona che non avrà nessuna attività non si potrà qualificare e quindi starà male con se stessa: un lavoro è qualificante come lo è anche lo studiare, perché puoi dire: "Sono uno studente".
Così diventa un palliativo anche l'attività in internet e da lì possono partire i problemi.
L'idea che mi sono fatto è che nella maggior parte dei casi seguiamo la società, i suoi usi e le sue mode indiscriminatamente per autocompiacimento.
In pratica per piacere a noi stessi cerchiamo l'approvazione degli altri.
Renton.
00martedì 14 giugno 2011 11:09
Benvenuta tra gli studenti di legge della Marconi, Elena. Sono d'accordo con te che abbiamo un bisogno di fidarci, ma penso che il mondo di internet sia molto più effimero del mondo reale e saper scindere le due cose è importante. Poi, ovvio, molti utilizzano internet poiché è l'unico modo per far sentire la propria voce, non c'è dubbio... ma ripeto, molte volte internet è un'escamotage per non affrontare la realtà. Non credo sia solo una mia "esigenza", vedo molti anche qui all'università, c'è la possibilità di far tutto "on line", ma spesso trovo persone (io soprattutto) che toccare "con mano" il tutto è la necessità. Prima di iscrivermi all'università sono andato a Roma in Via Plinio 44 a parlare di persone con segretarie, professori, etc. Chiedo scusa se ho divagato... Leggerò sicuramente il tuo blog linkato da unimarconcino.
Davide
00martedì 14 giugno 2011 11:36
Renton., 14/06/2011 11.09:

c'è la possibilità di far tutto "on line"


Tranne gli esami. [SM=g1944739]
Renton.
00martedì 14 giugno 2011 12:00
Re:
Davide, 14/06/2011 11.36:


Tranne gli esami. [SM=g1944739]



Ovvio!
[SM=g1944682]
Davide
00martedì 14 giugno 2011 12:17
Dopo 'Amina' altro blogger impostore dietro sito lesbo

Washington Post scopre che Paula Brookers è un muratore di 58 anni dell'Ohio


Anche Paula, in realtà è un uomo: l'autrice del sito lesbico 'Lez Get Ral', Paula Brookers, ha dovuto ammettere al Washington Post di chiamarsi, in realtà, Bill Graber.
Un muratore di 58 anni, che si è ritirato nell'Ohio, e che avrebbe usato, per il suo profilo virtuale, il nome della moglie. La verità si scopre il giorno dopo l'eclatante rivelazione del blogger Tom MacMaster, che ha ammesso di essere 'Amina', la ragazza lesbica siriana, che ha riempito il mondo delle sue contestazioni contro il regime.
E i primi sospetti sulla vera identità di Paula sono nati sabato scorso, proprio quando giornalisti blogger e fan della inesistente 'ragazza gay di Damasco' hanno iniziato a intuire che Amina non esistesse affatto.
Liz Henry, un produttore del BlohHer.com, ha chiesto se il sito di Brook fosse in qualche modo coinvolto nella invenzione: Amina aveva iniziato a scrivere, infatti, sul sito di Paula prima di avere un blog.
Ai reporter del WP che l'hanno cercata, Paula Brrok ha fatto sapere di poter parlare al telefono soltanto attraverso suo padre, essendo "sorda".
Il quotidiano ha scoperto però le bugie di Graber, il quale si è giustificato dicendo di avere agito con "le migliori intenzioni". Ha preferito fingersi donna perché nessuno lo avrebbe preso sul serio un uomo - così ha spiegato - per di più, etero.

www.ansa.it
Davide
00martedì 14 giugno 2011 12:20
Davide, 14/06/2011 12.17:

BlohHer.com


A quanto pare l'ANSA ha sbagliato link. [SM=g1944725]
talksina
00martedì 14 giugno 2011 12:22
e per fortuna che c'è possibilità di fare tutto on line;
io se ho smesso l'università ancora 8 anni fa è proprio per questo... con la disabilità visiva che ho, sarebbe stato un gran problema muovermi, e in più all'epoca non avevo niente di ausili e mi toccava pagare uno per farmi leggere i libri. Avevo iniziato ingegneria informatica.
ancora su internet si trovava poco. E anche adesso, io avevo pensato di riprendere a studiare ma poi non ce la facevo ad ottimizzare il tempo, e se tante volte per le lezioni potrebbero non esserci barriere perché tenute on line, per i libri purtroppo poco si può fare, se sei non vedente ti tocca perder ore a digitalizzarli con uno scanner perché non ci sono libri elettronici già preconfezionati e, quelli che ci sono, non sono condivisi su servizi internet legali. Con tutte le non-garanzie del caso.

Comunque, tornando a bomba ad Amina:
queste cantonate che prende la stampa internazionale potrebbero essere un ulteriore fianco offerto ai regimi oppressivi, i quali hanno così la certezza che siamo tutti una manica di creduloni quindi possono dirci quel che vogliono e noi ce lo beviamo.
Io purtroppo, ultimamente sto diventando di un cinismo spaventoso verso gli appelli umanitari o di animali diffusi tramite la rete; non diffondo, non condivido, prima di aver fatto una verifica, nel limite delle mie possibilità.
Ci sono anche casi umanitari a lieto fine che si sono risolti grazie al web
www.optimaitalia.com/blog/2011/04/08/usa-trova-un-rene-grazie-a-facebook-e-si-salva-...
oppure un altro di pochi giorni fa, di una donna che proprio creandosi un profilo fake, è riuscita a scoprire che il marito organizzava un piano per ucciderla.
Però, in questo mondo qua, la teoria del "condividi non costa nulla", non vale più. A meno che non ci sia una fonte certa e verificabile dell'appello, non vale nemmeno dire "nessuno si permette di scherzare sugli appelli umanitari", perché come s'è visto... c'è questo e altro.
talksina
00martedì 14 giugno 2011 12:31
PS questa di paula me l'ero persa
poi, anche se fosse stata sorda...
ci sono gli sms, e quindi, un numero di cellulare 'sta paula poteva ben darlo. E anche se non rispondeva nessuno, almeno dal numero di cellulare si risaliva all'intestatario da cui si verificava se paula era vera o no.
E comunque 'sto qui muratore è doppiamente vergognoso, oltre a prendere in giro le donne omosessuali ha pure preso in giro chi ha davvero problemi di udito.

Boh,
io quando mi fingevo un uomo 10 anni fa, non ho mai e poi mai sognato di fare cose del genere; se mi chiedevano il numero di telefono dicevo semplicemente "è aziendale, e il fisso non ce l'ho"
Davide
00martedì 14 giugno 2011 12:38
Spunto di riflessione superlativo, Elena. [SM=g1944740]
Quando sono diventato giornalista, dalla sede veneziana dell'ODG mi hanno spedito un vademecum per svolgere al meglio il lavoro.
Fra i punti principali c'era quello delle fonti: in pratica noi non potremmo citare una notizia senza prima averla appurata facendo le indagini del caso, attitudine che ormai non si vede più più salvo rari casi.
Ormai il giornalismo è asservito alla politica e le notizie vengono quasi completamente inventate sia dall'una che dall'altra parte.
Il trucco è dare al lettore parte della notizia e non la notizia intera in modo da poter dimostrare qualsiasi tesi.
Arrivo al punto: ormai tutti possono fare i giornalisti.
Credo che tu col tuo blog abbia fatto più informazione di 100 "professionisti" messi insieme.
Di conseguenza non dico che gli spazi WEB dovrebbero essere regolati come le testate registrate (a livello legislativo verrebbe fuori una porcata), però i webmaster e i blogger in particolare dovrebbero adottare una sorta di professionalità che viene richiesta ai giornalisti.
Riguardo l'università potresti provare con una "telematica"... una a caso... la Marconi... eh eh.
Prova a informarti in segreteria:

www.unimarconi.it/ufficio-informazioni/249

www.unimarconi.it/recapiti-telefonici
Renton.
00martedì 14 giugno 2011 13:03
Se non ci fosse la rete non si potrebbe comunicare come lo si fa ora, non esisterebbe la web banking, le semplificazioni nella pubblica amministrazione e probabilmente anche la nostra università... ma gli aspetti negativi ce ne sono molti. Chiedo scusa, non sapevo che fossi disabile.
talksina
00martedì 14 giugno 2011 15:24
Ciao, io sono solo una blogger e non ho alcuna presunzione di poter informare più degli altri; prendo anche io le cantonate, e poi, mettiamoci anche questo, anche il pensiero personale contribuisce a dare meno credibilità ai fatti in quanto tali.
Ossia: a me i bulli stanno letteralmente e profondamente antipatici; se io parlo di cyberbullismo nel blog, non potrò certo essere obiettiva nei termini! Ossia, non ci riesco
però chissà perché, ci sono giornalisti anche illustri italiani che cascano nelle bufale
tipo quella della ragazza che s'era tatuata 150 amici facebook, che invece era una pubblicità
e poi arrivano i blogger "sfigati" ossia che rispetto ai giornali non son nulla a livello ufficiale, e ti smontano anche la gloria.
Iuzzolino
00martedì 14 giugno 2011 16:05
Benvenuta Elena. [SM=g1944730]
Ho letto tutto il topic e la prima cosa che mi è venuta in mente è stata un ragazzo che scriveva in un forum sul basket: si vantava di aver fatto fesso un tipo perchè gli aveva fatto credere di essere una ragazza su MSN messenger per non so quanto tempo.
Non voglio mancare di rispetto a nessuno ma secondo me ci sono vari gradi di insanità mentale: se uno finge di essere una ragazza per accalappiare lesbiche è un conto, si tratta di una persona che ha bisogno di una raspa e via, ma se uno "etero" finge di essere una ragazza con un ragazzo allora è doppiamente fuori di melone!!!!!!!!!
Difatti sto pirla pochi mesi dopo è andato a fare flame assurdi per menate ed è stato bannato. [SM=g2481284]
talksina
00martedì 14 giugno 2011 18:03
@iuzzolino hai detto bene.
Andare in giro con un'identità falsa in rete, vuol dire avere nella propria mente qualcosa che non va.
Il che, non significa necessariamente avere una malattia mentale diagnosticata/diagnosticabile, ma avere in mente una concezione distorta di se stessi o della realtà, o bassa autostima (livello sotto zero) o un'insicurezza caratteriale che porta a non affrontare i problemi quotidiani, inducendoti quindi a crearti una seconda vita.
Lo dico perché l'ho vissuto...
scappare da se stessi, crearsi una seconda identità perché non si vuol essere discriminati, che era quel che facevo io 10 anni fa... è un concetto distorto, altro che se è distorto, fin tanto che la rete ti permette di dare spazio ad atteggiamenti che di persona non avresti.
Non so se mi son spiegata spero di non esser fraintesa, a dopo
Davide
00martedì 14 giugno 2011 20:35
Elena, ho visto che nel nuovo post del tuo blog "ci hai dato dentro". [SM=g1944682]


Il mondo è pieno di giornalisti che scrivono col culo, senza verificare le fonti, ma io credo che se vengo a sapere che viene divulgato qualcosa di sbagliato su di me, ho il pieno diritto di dissentire.


Ti abbiamo un po' ispirata? [SM=g1944725]
talksina
00martedì 14 giugno 2011 23:01
No, non mi avete ispirato voi.
E' che lunedì scorso ho visto una nota su facebook che parlava di me, mettendo dati errati, sintomo che l'autore ha preso notizie da una fonte di 3 anni fa e null'altro. Un'intervista fatta sul blog tomstardust.com
basta scrivere Elena Brescacin su google, si dovrebbe trovare
Pensavo fosse morta là, una nota su fb, invece la ritrovo su informarexresistere.fr e su unimondo.org.
Naturalmente io non sapevo nulla di quell'articolo, me lo son ritrovata una mattina della scorsa settimana aprendo la posta, tramite il servizio "google alert"
'sto autore, evidentemente, ha cercato in internet e s'è documentato con quel che ha avuto a portata di mano...peccato che appunto io su internet ci sto su vari canali, avrebbe avuto tutti i modi possibili per contattarmi on line e avremmo potuto decidere insieme cosa scrivere!
Non è per dire, ma il nome è mio, e penso di avere qualche diritto su come ho piacere che si parli pubblicamente di me quando vengono pubblicati miei dati sensibili, per quanto io sia la prima a rendermi rintracciabile. O no?
A me non piace esser presa per il guru, in sostanza :)
è che son troppo attiva e conosciuta nel web, quindi capirebbero subito che li sto prendendo per il guru, ma sarebbe da fargliela: "elena brescacin è una coppia gay in realtà, lui stefano l'altro giorgio. Elena non esiste, ci siete cascati" :)
Mi piacerebbe proprio veder le facce...
è che per prima ci rimetterei la mia!
Lasciamo stare...quel che dovevo dirgli gliel'ho detto già
SteveH
00mercoledì 15 giugno 2011 00:30
Salve a tutti. Non sono marconiano, ma voglio esporre la mia. Ho letto con molto interesse la discussione. Anche io ho un rapporto un pò complicato con internet riguardo la mia identità: essendo disabile ho trovato nella rete la possibilità di comunicare senza la barriera che nella vita comune trovi di fronte con chi ha diffidenza, spesso non voluta, diciamo inconscia, che crea difficoltà di approccio. L'equilibrio è quello di esporre il mio problema una volta conosciuta bene una persona (ho trovato molte persone speciali, dei veri e propri amici, anche senza averle incontrate), che inutile dirlo fa parte di me, non è vero che non ha importanza nel rapporto con gli altri.
Forse non è il modo giusto di fare, meglio sarebbe essere sè stessi fin dà subito. Alla fine non è poi così diverso da un incontro faccia a faccia. Con tempi diversi arriva prima o poi il momento di fare i conti e superare i pregiudizi.

p.s. Ciao Dave! [SM=g1944863]
talksina
00mercoledì 15 giugno 2011 01:07
@steve:
anche io ero partita con il solito discorso "in internet espongo la mia condizione solo con chi ne vale la pena"
e mi ha portato dove mi ha portato...avevo voluto negare l'evidenza, ovvero, per strada tutti si accorgono che non ci vedo. Chi meriterebbe la mia stima e fiducia, e chi no. Qualcuno mi guarda storto ma... perde solo tempo perché tanto, NON LO VEDO. :P La differenza tra internet e per strada, è che per strada a meno che uno non mi dica "guarda che c'è uno che ti sta osservando" io non posso sapere come reagiscono le persone quando passo. Eppure, mi vedono.
Su internet, invece, tutte queste reazioni le ho a portata di mano e soprattutto..."accessibili" :)
Nel senso che, quello che per strada la gente dice con lo sguardo, su internet lo scrive nero su bianco.
Mi sono fatta anni di pugnette mentali e ho preferito non espormi in rete, pensando che ci fossero "persone che meritano e persone no", perché sono sempre stata "abituata bene" nel senso che ho sempre avuto amici e familiari che tamponavano le reazioni altrui nei miei confronti; la rete quindi mi ha messo dinanzi una realtà che, se comunque non ignoravo, vivevo ovattata dalle parole altrui e l'iperprotezione a cui precedentemente ero sottoposta mi ha fatto reagire come ho reagito: scappando.
Peccato però che da se stessi non si può scappare
Steve, quando vai in internet, ti propongo una riflessione:
"quello che faccio qui, per strada, lo farei? Cosa me ne frega a me di quello che gli altri possono pensare di me e della mia condizione?"
Non sai quanto meglio sto adesso, da 2 anni a questa parte da quando cioè ho deciso, letteralmente, di provare indifferenza verso giudizi e pregiudizi altrui, dentro e fuori da internet.
C'è un brano musicale, I am what I am di Gloria Gaynor, di cui ho fatto mie alcune parole:

I am what I am,
I don't want praise, I don't want pity.
I bang my own drum,
Some think it's noise, I think it's pretty.
And so what, if I love each feather and each spangle,
Why not try to see things from a diff'rent angle?
Your life is a sham 'til you can shout out loud
I am what I am!
traduzione:
Sono quel che sono
Non voglio lodi
Non voglio pietà - Suono il mio personale tamburo
Qualcuno pensa sia rumore, io credo abbia un bel suono
E allora,? Che c'è se io amo ogni piuma e ogni lustrino?
Perché non provare a vedere le cose da un'angolatura diversa?
La tua vita è finta fino a che non puoi urlare
Sono quel che sono

www.youtube.com/watch?v=uj8C43r4zm0
Davide
00mercoledì 15 giugno 2011 10:52
La canzone di Gloria Gaynor ha una frase in particolare che mi ha molto colpito: "I am my only special creation", infatti io penso che ogni individuo abbia una facoltà che gli altri non hanno e che siamo tutti complementari.
In questo caso non c'è handicap che tenga: ognuno ha il suo posto nella vita ed è in grado di connettersi con gli altri, sto parlando di una connessione che va oltre internet ma che tocca quella che si potrebbe definire "anima", a mio avviso collegata col "destino".
Siamo in grado di far cambiare decisioni, salvare la vita alle persone, rendere un posto migliore la Terra anche con una parola.
Siamo tutti pezzi di un puzzle e senza uno di questi il "gioco" non può essere completato.
E' pur vero che prima di completare questo "gioco" bisogna trovare se stessi.
Essere felici di come siamo... bell'obbiettivo anche per chi non ha handicap!

P.S. Ciao béééllo! [SM=g1944682]
talksina
00mercoledì 15 giugno 2011 15:32
eravamo andati tutti un po' OT, ma tornando a bomba alla storia dei fake:
sai cosa c'è Davide...
bisognerebbe creare una comunità on line internazionale che si occupa proprio di smascherare le attività degli attivisti-impostori virtuali
Ai media si può anche dire "sveglia", e prenderli in giro perché abboccano come pesci, il problema è che questi fanno cascare persone disperate nella loro rete, e quel che è peggio, può accadere che persone autentiche in buona fede, avendoli incontrati specie nei social network, decidano di collaborare con loro nelle loro iniziative attiviste. Sia questo politico, per gli animali, o soprattutto per la tutela della salute.
Ecco:
accade che questi, non potendo ovviamente mostrare la faccia perché il loro è tutto un falso, chiedono agli ignari collaboratori di far loro da presta nome su eventuali iniziative in cui gli impostori stessi coinvolgono i loro progetti, tipo concorsi in cui se si vince bisogna presentarsi di persona... se sei un fake non lo puoi fare e allora hai bisogno di un presta nome
'ste cose andrebbero combattute con la forza

Davide
00mercoledì 15 giugno 2011 15:35
Forse basterebbe ampliare un po' i "poteri" della polizia postale, il guaio è che a riguardo non si è ancora legiferato!
talksina
00mercoledì 15 giugno 2011 15:41
Certo,
ma chi va a denunciare uno che, seppur facendo video senza mostrare il volto o scrivendo articoli anonimi, scrive cose che comunque hanno un senso e non fanno male a nessuno anzi fanno informazione?
Chi va a denunciare uno che su un libro e-book, i classici infoprodotti, scrive cose assolutamente giuste, ma lo fa sotto pseudonimo?
Per denunciare qualcosa, ci vuole che il danno sia assolutamente dimostrato e documentabile. Eppure, di questi che fanno quanto sopra citato, ce ne stanno a centinaia
Chi si trova a essere coinvolto come "presta nome" potrebbe fare qualcosa legalmente in teoria, oltre ovviamente a rifiutare la richiesta; ma non puoi fare una denuncia in base a dei sospetti, e spesso trovare le prove di quanto si presume è impossibile
Iuzzolino
00mercoledì 15 giugno 2011 19:10
Scusate se vado OT.
Per Elena: come fai a leggere e a scrivere così bene? Sei seguita da qualcuno o hai un programma che ti aiuta?
talksina
00mercoledì 15 giugno 2011 22:08
Oh dio!
san google ora pro nobis!
non mi segue nessuno...
cerca significato della parola "screen reader"
Scusami iuzzolino non ce l'ho con te è che sono 13 anni che son stanca di rispondere ovunque alla stessa domanda, e mi offende pesantemente l'idea che la gente si fa per la quale un cieco debba fare errori di scrittura.
Io conosco vedenti che scrivono con 2 dita sulla tastiera e fanno un errore una riga sì e una no... io scrivo con 10.
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