L'ALTRA INAUGURAZIONE

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INES TABUSSO
00domenica 29 gennaio 2006 23:50
IL RESTO DEL CARLINO
SACRA ROTA / IL PAPA
'Indissolubilità del matrimonio è sacra'
Ha sottolineato Ratzinger incontrando i membri del Tribunale della Sacra Rota Romana, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario


Città del Vaticano, 28 gennaio 2006 - "Il principio dell'indissolubilità del matrimonio" appartiene "all'integrità del mistero cristiano". E "questa verità è talvolta oscurata nella coscienza dei cristiani e delle persone di buona volontà".

E' quanto ha sottolineato Papa Ratzinger incontrando oggi i membri del Tribunale della Sacra Rota Romana, in occasione della solenne inaugurazione dell'anno giudiziario.

"Proprio per questo motivo - ha sottolineato - è ingannevole il servizio che si può offrire ai fedeli e ai coniugi non cristiani in difficoltà rafforzando in loro, magari solo implicitamente, la tendenza a dimenticare l'indissolubilità della propria unione".

È proprio per questo che "l'eventuale intervento dell'istituzione ecclesiastica nelle cause di nullità - ha aggiunto il pontefice - rischia di apparire quale mera presa d'atto di un fallimento".



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CORRIERE DELLA SERA
Il pontefice incontra i giudici della Sacra Rota. Invito a fare sentenze in tempi rapidi
Nozze senza fede, nuove regole
Il Papa: un documento sull’autorizzazione a considerarle nulle

ROMA - Benedetto XVI sta preparando un documento per dare una risposta al problema se autorizzare i tribunali ecclesiastici a considerare nulli i matrimoni celebrati «senza fede». Lo ha lasciato intendere ieri ai prelati uditori, agli officiali e agli avvocati della Sacra Rota ricevuti in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, dicendo di non avere intenzione di affrontare «in questa circostanza» il problema che, se risolto in senso positivo, rappresenterebbe una vera e propria rivoluzione. Permetterebbe infatti di sanare moltissime situazioni e consentire a coniugi cattolici oggi irregolari di accedere alla comunione. Sono stati proprio i padri sinodali a proporre lo scorso ottobre al pontefice una rivisitazione «pastorale» della legge canonica per il reperimento di «nuovi spazi di flessibilità» in materia di nullità matrimoniali. Non sarà facile per papa Ratzinger trovare la formula giusta nel suo atteso documento.
Si tratta, come aveva sottolineato lo scorso luglio ai parroci della Val d’Aosta, di risolvere «la situazione di quanti erano sposati in Chiesa, ma non erano veramente credenti e lo hanno fatto per tradizione, e poi trovandosi in un nuovo matrimonio non valido si convertono, trovano la fede e si sentono esclusi dal sacramento».
«Da una parte - ha detto ieri ai giudici e agli avvocati della Rota - parrebbe che i padri sinodali abbiano invitato i tribunali ecclesiastici ad adoperarsi affinché i fedeli non canonicamente sposati possano al più presto regolarizzare la loro situazione matrimoniale e riaccostarsi al banchetto eucaristico».
«Dall’altra parte, invece - ha continuato il pontefice - la legislazione canonica e la recente Istruzione (la Dignitatis Connubii, l’ultimo documento di Giovanni Paolo II, ndr ) sembrerebbero porre dei limiti a tale spinta pastorale, come se la preoccupazione principale fosse quella di espletare le formalità giuridiche previste, con il rischio di dimenticare la finalità pastorale del processo».
Come trovare la mediazione? Il Papa ha dunque continuato: «Dietro questa impostazione si cela una pretesa contrapposizione tra diritto e pastorale in genere (...). In questo primo incontro con voi preferisco concentrarmi su ciò che rappresenta il fondamentale punto di incontro tra diritto e pastorale: l’amore per la verità». Il suo discorso è poi proseguito con l’invito ad una maggiore rapidità nei tempi dei processi: «Il processo canonico di nullità del matrimonio costituisce uno strumento per accertare la verità sul vincolo coniugale. Il suo scopo costitutivo non è quindi di complicare inutilmente la vita ai fedeli né tanto meno di esacerbarne la litigiosità, ma solo di rendere un servizio alla verità».
Il problema sul quale Benedetto XVI si pronuncerà nel suo motu proprio è complicato dal rischio che in una maggiore generosità dei giudici non solo i fedeli ma anche i non cristiani possano poi intravedere un «divorzio cattolico». Per questo ieri ha definito «ingannevole il servizio che si può offrire ai fedeli e ai coniugi non cristiani in difficoltà rafforzando in loro, magari solo implicitamente, la tendenza a dimenticare l’indissolubilità della propria unione». In attesa del suo documento ha comunque raccomandato ai sacerdoti di fare attenzione alla fede reale delle coppie che si presentano all’altare: «La sensibilità pastorale deve portare a cercare di prevenire le nullità matrimoniali in sede di ammissione alle nozze».
Bruno Bartoloni


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IL VATICANO
Comunione ai divorziati risposati «Berlusconi? E’ stato imprudente»
CITTA’ DEL VATICANO - «In linea di principio il divorziato risposato non può ricevere la comunione. Ma ci possono essere circostanze particolari di cui può essere giudice il confessore e, in ultima istanza, la coscienza della persona. In tali casi tuttavia la comunione dovrà essere fatta avendo cura di non provocare scandalo: per esempio, in privato, come pare faccia Berlusconi»: così parlano in Vaticano, commentando la foto che ritrae il presidente del Consiglio - divorziato risposato - nell’atto di fare la comunione, scattata nel 2000 al funerale di Craxi e pubblicata dal settimanale Oggi. Le «circostanze particolari» possono essere diverse: per esempio l’impegno preso dai risposati a vivere come «fratello e sorella», cioè senza rapporti sessuali; o l’intervento di una situazione clinica di impotenza. Quanto alla foto di Tunisi, in Vaticano dicono che in quell’occasione il Berlusconi fu quantomeno «imprudente», perché «quella non era una cappella privata ma una cattedrale e c’erano fotografi».
L.Acc.


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