LA PAR CONDICIO GIUDIZIARIA E LE RISPOSTE AI MESSAGGERI D'INCIUCIO

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INES TABUSSO
00venerdì 30 dicembre 2005 21:11
LIBERO
30 dicembre 2005
MANETTE IN ARRIVO, VOGLIA D'INCIUCIO
VITTORIO FELTRI

Sinistra nel pantano, destra in crisi: spunta l'idea di un accordo per governare insieme

Quelli di Forza Italia l'hanno buttata lì per bocca del signor coordinatore Sandro Bondi: cari diessini, dato che voi e noi siamo i più sputtanati del reame, facciamo una bella alleanza contro i poteri forti e ridiamo alla politica il ruolo di guida. Come idea perdente non c'è male. Soprattutto perché espressa prima delle elezioni. Intendiamoci, fa schifo in assoluto che centrodestra e centrosinistra si scompongano e che alcuni pezzi di qua e di là si aggreghino sia pure con nobili finalità. Ma su questo punto si può sorvolare; non siamo mica moralisti. L'errore consiste nel complicare, per non dire incasinare la campagna elettorale. La Casa delle libertà, nonostante il nuovo proporzionale, si presenta agli elettori dicendo: votateci in blocco così andremo avanti per la strada tracciata da Berlusconi. Però Forza Italia pensa già - e lo dichiara ai quattro venti - che i diessini possano entrare a far parte della maggioranza. Ma che razza di governo avremmo? D'altronde i diessini fassiniani e dalemiani, bastonati dalla giustizia a causa delle note inchieste sui furbetti del quartierino, non hanno più la lucidità per capire dove andare: col Berlusca o con Bertinotti? La logica consiglierebbe loro di stare fermi e aspettare che il temporale passi; ma la paura fa novanta. E quando le gambe tremano si accetta il sostegno anche degli avversari. Una cosa è certa. Le maialate finanziarie e bancarie eccetera sono trasversali. continua...
www.difesa.it/files/rassegnastampa/051230/9HRCC.pdf



IL GIORNALE
29 dicembre 2005
La sfida di Bondi ai Ds: fermiamo i poteri forti
Adalberto Signore
www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=71485&idd=1007



LA REPUBBLICA
30 dicembre 2005
I Ds: su Unipol non saremo reticenti
Bondi, Fi: patto della politica contro i poteri forti.
Il no della Quercia
Turci: "Più che opportune le dimissioni di Gnutti". Castagnetti, Margherita, liquida l´offerta del coordinatore forzista: "È insensata"
GIOVANNA CASADIO

ROMA - «Ma noi siamo tranquilli: e non saremo reticenti». Parola di Vannino Chiti, il coordinatore dei Ds, alle prese con le ultime novità dal fronte giudiziario: l´iscrizione di Unipol nel registro degli indagati per responsabilità oggettiva nella scalata Antonveneta e le dimissioni di Emilio Gnutti «per ragioni di salute», il giorno dopo quelle del numero uno di Unipol, Giovanni Consorte e del suo vice, Ivano Sacchetti.
Fassino dedicherà buona parte della sua relazione alla vicenda Unipol nella prossima direzione del partito, il 10 gennaio. Convocata per discutere dei criteri di candidatura, sarà «obbligatoriamente» stornata sull´analisi dei rapporti con il mondo delle cooperative. Ma sulla decisione di Gnutti di lasciare tutte le cariche - anche quella di vice presidente del Monte dei Paschi di Siena - pochi e stringati commenti nella Quercia. «Dimissioni più che opportune», è il giudizio di Lanfranco Turci, ex presidente di Legacoop, per il quale «se si libera il campo da persone i cui comportamenti hanno gettato ombre sulle Opa bancarie, è tanto di guadagnato». Del resto, Consorte era ritenuto «uno bravo» e soprattutto «uno di noi»; di Gnutti si ricordano solo le gesta ai tempi della scalata con Colaninno alla Telecom quando D´Alema gli affibbiò quel riconoscimento di «capitani coraggiosi». Per il resto, massima distanza nei confronti del finanziere bresciano. Piuttosto - chiosa Chiti - «siamo amareggiati» perché ci sono stati dirigenti «che hanno avuto un´azione non coerente con i principi di trasparenza che valgono a nostro avviso per ogni impresa e ancora di più per l´impresa cooperativa». Da qui, la necessità di «una riflessione e di una autoriforma di tutta la cooperazione» che i Ds porranno sul tavolo dell´Unione, all´attenzione di Prodi, anche immaginando future soluzioni legislative.
Nella Quercia tuttavia il malessere è forte. Giorgio Napolitano in un´intervista a Repubblica [1] ha chiesto che Fassino e D´Alema facciano ammenda degli errori compiuti nei giudizi su Consorte. «Napolitano ha ragione. Non basta fare appello al patriottismo di partito», esorta Turci. A gettare altra benzina sul fuoco è l´offerta rivolta dal coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi ai Ds dalle pagine del Giornale: «Facciamo un patto per fermare i poteri forti: i grandi gruppi economici e finanziari vogliono imporre un proprio disegno tecnocratico per ridisegnare la mappa del potere in Italia: Forza Italia e i Ds smettano di giocare alla delegittimazione». Ne parla Bondi prima della pubblicazione sul Corriere della sera della notizia sull´invito a comparire per il premier Berlusconi perché avrebbe corrotto un teste nell´inchiesta sui diritti tv. «Un´offerta insensata», la liquida Pierluigi Castagnetti, presidente dei deputati della Margherita. Osserva che «l´iniziativa della magistratura supplisce casomai a una latitanza della politica: chi è responsabile di una devastazione dell´ordinamento con leggi ad personam e con una riforma elettorale che indebolisce il sistema politico, non ha titolo per invocare patti». E sulle nuove regole per arginare il collateralismo tra politica e affari: «Occorre rispettare le regole che ci sono e mantenere netta la separazione: gli affaristi amici fanno un mestiere diverso e hanno una responsabilità diversa».
Nell´Unione il tema della legalità e della separazione dei poteri «sarà centrale»: sottolineano anche il Verde Alfonso Pecoraro Scanio e Antonio Di Pietro, l´ex pm di Mani pulite e leader di Idv. Il capo della segreteria di Fassino Fabrizio Morri liquida Bondi con una battuta: «Sono le schermaglie di una destra in difficoltà. Non pensiamo ci siano complotti esterni né contro di noi, né contro Berlusconi e soprattutto non lo stesso complotto». S´indigna Chiti: «Non abbiamo nulla da spartire con quello che propone Bondi, cioè una convergenza su una linea di convenienza e di omertà. Se la magistratura indaga sulle coop alla destra va bene, se lo fa sul premier allora è una strumentalizzazione. Ma via! Non ci stiamo a questo gioco: vogliamo che in campagna elettorale si parli dei programmi di governo e delle priorità per il paese». In fibrillazione è il correntone Ds. Massima cautela dalla Margherita: Rutelli in vacanza sta solo limando l´articolo per Europa di martedì prossimo quando gli toccherà scrivere, per la serie "L´alfabeto del 2006", la voce Onestà.



[1]
LA REPUBBLICA
29 dicembre 2005
L´INTERVISTA
Giorgio Napolitano e gli scandali finanziari
"Fassino e D´Alema ammettano gli errori"
ALESSANDRA LONGO

LA POLEMICA
Napolitano: "La scalata Unipol-Bnl, sacrosanta in linea di diritto, si rivela molto diversa da ciò che i leader ritenevano"
"Errori nei giudizi su Consorte Fassino e D´Alema lo ammettano"
spregiudicati Questa vicenda rivela un´estrema spregiudicatezza nelle relazioni interpersonali se non societarie
grossolanitÀ Certi attacchi a D´Alema sfiorano il grottesco: spero che tutta l´Unione respinga manovre di questo tipo
collateralismo Un equivoco va dissipato: la sinistra non cerca interlocutori privilegiati nel mondo economico
riflessione Il presidente Unipol è indagato per addebiti pesanti: questo deve indurci a una riflessione seria

ROMA - «Alcuni dirigenti Ds hanno mostrato eccessiva fiducia nella persona del presidente dell´Unipol. Le valutazioni che fecero mesi fa sono messe ora in dubbio dai fatti. Il segretario e il presidente dei Ds non dovrebbero avere difficoltà ad ammetterlo». Giorgio Napolitano aveva già parlato la scorsa estate della cosiddetta questione morale, dell´intreccio fra politica e affari. Adesso torna sull´argomento «con le riserve d´obbligo» di chi aspetta che la giustizia faccia il suo corso ma anche con un giudizio severo sulle dichiarazioni rilasciate a suo tempo dai massimi esponenti della Quercia in merito alla scalata Unipol su Bnl: «Quell´iniziativa era - e rimane - sacrosanta in linea di diritto ma si sta rivelando in concreto una cosa molto diversa da ciò che loro pensavano pur in buona fede».
Presidente, gli ultimi sviluppi della vicenda Unipol rivelano una situazione imbarazzante. Mutuando Rutelli, si può parlare di collateralismo tra forze politiche e potentati economici?
«Collateralismo è un termine ambiguo. Non ha significato né per il passato del Pci né tantomeno oggi per i Ds. Certo non può significare la copertura di qualsiasi comportamento dei dirigenti o delle organizzazioni del movimento cooperativo. Una volta per tutte va dissipato l´equivoco: la sinistra o il centrosinistra non puntano ad avere un interlocutore privilegiato nel mondo economico».
Ogni giorno, una nuova puntata. La cornice di questa impresa non è delle più esaltanti. Non le pare?
«I fatti che si stanno delineando, attraverso le indagini e gli interrogatori dell´autorità giudiziaria, necessitano di conferme precise e di conclusioni ma non c´è dubbio che siano sensazionali. Il presidente dell´Unipol Consorte è indagato sulla base di addebiti molto pesanti, per operazioni quantomai spericolate e di dimensioni clamorose dal punto di vista finanziario. Questo non può non essere elemento di riflessione».
Per chi presidente Napolitano?
«Per quanti avevano mostrato interesse sul piano politico nei confronti dell´Opa Unipol sulla Bnl e fiducia verso la persona di Consorte».
Può fare dei nomi?
«Non è un mistero che sia il segretario che il presidente dei Ds abbiano preso posizione pubblica per difendere la legittimità dell´Opa ma non solo».
Secondo lei il diritto dell´Unipol di impegnarsi in un´impresa come quella della conquista di un polo bancario assicurativo risulta in qualche modo compromesso dalle vicende giudiziarie?
«Assolutamente no. E´ essenziale distinguere fra la legittimità di un obiettivo come quello che si è dato la cooperazione, attraverso l´Unipol, e il modo in cui è stata gestita la cosa. I dirigenti Ds che si sono espressi pubblicamente non avevano forse idea di come, non soltanto nell´Opa sulla Bnl, ma anche in circostanze precedenti, emerse dalle indagini della procura di Milano, fosse stato rappresentato il movimento cooperativo e gestita una importante organizzazione quale è l´Unipol. Dunque è chiaro che a questo punto va scissa la difesa, scontata, del diritto alla scalata dal comportamento del vertice Unipol, di cui si sta valutando il grado di spregiudicatezza nella condotta personale».
Che effetto le ha fatto sentire le intercettazioni tra il tesoriere dei Ds e Consorte?
«Sono rimasto stupito. Anche se mi pare un discorso ermetico. La diffusione col contagocce di frasi smozzicate non fa capire il contesto della conversazione che invece va chiarito».
Dal punto di vista etico questa storia Unipol non lascia comunque un sapore sbagliato?
«Sicuramente rivela una estrema spregiudicatezza nella ricerca dei collegamenti, nelle relazioni interpersonali, se non addirittura societarie».
L´opinione pubblica tende a fare sintesi brutali. Non a caso sono arrivate le contestazioni a D´Alema per le rate della barca...
«Quelli sono stati attacchi grossolani e strumentali alla persona e al partito che sfiorano il grottesco. Mi auguro che tutto il centrosinistra sia fermo nel respingere insinuazioni e manovre di questo tipo. Ho letto qualche editoriale sul giornale della Margherita e mi sembra che per fortuna ciò sia avvenuto. Tuttavia non basta che i Ds denuncino l´attacco che stanno subendo nella forma più volgare...».
Non basta in che senso?
«Nel senso che devono riconoscere, sulla vicenda dell´Opa, di aver sottovalutato il rischio di comportamenti impropri e di aver mostrato eccessiva fiducia nella persona del presidente dell´Unipol. Quelle valutazioni sono messe in dubbio dai fatti».
Si può dire che è stata una lezione?
«L´ho detto e mi ripeto: bisogna stare attenti. Tutto lo sfondo della finanza italiana appare oggi torbido e insidioso. I partiti, anche i Ds, devono rapportarsi oggettivamente agli sviluppi economici-finanziari senza identificarsi e tifare per alcun gruppo, né cooperativo, né privato, né pubblico».




LA REPUBBLICA
30 dicembre 2005
L´INTERVISTA
Luciano Violante difende la linea della Quercia: da Fassino e D´Alema niente familismi
"Napolitano sbaglia, nessun errore
non abbiamo scheletri nell´armadio"
no all´invito di bondi Non facciamo alleanze con chi sfascia il Paese e non esiste un complotto dei poteri forti. Il problema è la debolezza della politica
le coop sono sane Ci hanno messo cinque giorni a voltare pagina Consorte? Gli illeciti, se reali, sono personali: noi abbiamo solo difeso il diritto all´Opa
ALESSANDRA LONGO

ROMA - «Non abbiamo sottovalutato nulla, né tantomeno abbiamo fatto patronage nei confronti del presidente dell´Unipol. I Ds hanno difeso il diritto del movimento cooperativo a perseguire i propri progetti imprenditoriali. Punto e basta». Sulla vicenda Unipol/Bnl Luciano Violante è tranchant: «Da parte nostra non c´è stato nessun atto di familismo inopportuno perciò, fermo il rispetto per Giorgio Napolitano, non condivido la sua richiesta a Fassino e D´Alema di ammettere errori di valutazione». Dalla sua casa in montagna, il capogruppo dei Ds alla Camera, respinge anche l´offerta di Sandro Bondi che, dalle pagine del «Giornale», invitava la Quercia a spogliarsi della spocchia morale e a marciare con Forza Italia contro i cosiddetti poteri forti: «Non esistono complotti - liquida Violante –E noi non facciamo alleanze con chi ha sfasciato il Paese e si è votato da solo le leggi-vergogna dal falso in bilancio in poi».
Onorevole Violante, Napolitano sostiene che il vertice Ds si è troppo entusiasmato per la persona di Consorte, esponendosi adesso al dovere di una riflessione.
«Napolitano è una grande personalità, ma in questo caso non sono d´accordo. Fino a poco tempo fa il presidente dell´Unipol era uomo citato solo per le sue virtù, per la sua capacità di portare una piccola società ai vertici del mondo assicurativo italiano. L´Opa sulla Banca Nazionale del Lavoro era guardata con interesse da molti; non dalla Margherita, di cui peraltro sono noti i rapporti con i vertici di Bnl. Ora Consorte si rivela l´uomo dei vizi. Io dico: vediamo come finisce. Le grandi incriminazioni si sono a volte rivelate un buco nell´acqua».
Quindi nessuna sopravvalutazione del personaggio?
«Non abbiamo pensato che fosse il salvatore della patria. Stava facendo un´operazione di mercato, punto e basta e noi abbiamo parlato solo ed esclusivamente del diritto della cooperazione a intraprendere iniziative di questo genere. L´indagine, al momento, non riguarda l´Opa. Non era, e non è, nelle nostra competenze giudicare la scalata buona o cattiva, né verificare se Consorte fosse uno stinco di santo. E´ chiaro che non eravamo al corrente delle gravissime contestazioni che gli sono mosse. Ma quegli addebiti, se provati, sarebbero personali e non riguarderebbero né l´Opa né il movimento cooperativo».
Consorte e il suo vice comunque si sono dimessi
«Sì, e hanno fatto bene. C´è un´etica da rispettare. Le cooperative ci hanno messo cinque giorni, non mesi come Fazio, a voltare pagina. Questo dimostra che sono un organismo sano».
Lei dice: c´è un´etica da rispettare. Bondi ironizza sulla spocchia della sinistra e annuncia che questa vicenda segna la fine di una presunta superiorità morale.
«Se avessimo questa spocchia avrebbe ragione. Ma non l´abbiamo. Sentirsi superiori, in politica, è sempre una presunzione di cattivo gusto. Sono i cittadini elettori che devono valutare ciascuno di noi. Detto questo, ognuno ha la sua storia, quella di alcuni sconfina spesso nella cronaca giudiziaria. I Ds non hanno scheletri nell´armadio. Mi sento di rivendicare non una superiorità, ma un costume politico ispirato al senso dello Stato".
Vale a dire?
«Crediamo alla separazione tra interessi privati e pubbliche funzioni e crediamo che le istituzioni dello Stato vadano sempre e comunque rispettate».
Come la vede un´alleanza tra Forza Italia e Ds contro i poteri forti. La proposta arriva sempre da Bondi...
«Che cosa vuol dire poteri forti? In una democrazia esistono poteri politicamente responsabili e poteri politicamente non responsabili (la burocrazia, la magistratura, i media, le banche, la finanza, le imprese). Quando la politica è debole, come adesso, a fine legislatura, è evidente che altri poteri cercano di guadagnare terreno. E´ la dinamica di uno stato moderno; va contrastata con l´autorevolezza dei comportamenti politici e non con una santa alleanza. Oltretutto noi non facciamo alleanze con chi ha sfasciato il Paese».
Il portavoce di Forza Italia è molto preoccupato anche del ruolo dei grandi giornali, accusati di fare campagne mediatiche e di agire come dei partiti.
«Forza Italia ha il complesso del fortino assediato. Noi non soffriamo di questo complesso. E´ vero che lo stillicidio quotidiano di brandelli di conversazione dà l´impressione dell´attacco politico; si risponde con gli strumenti della polemica politica e difendendo la verità. I giornali fanno il loro lavoro, noi il nostro. La campagna elettorale deve essere imperniata sui progetti per far rinascere il Paese, non sulle conversazioni telefoniche di Tizio o di Caio. Noi, almeno, parleremo di futuro. E mi auguro che lo stesso faccia Forza Italia».




CORRIERE DELLA SERA
30 dicembre 2005
PARLA MACALUSO
«Mai a patti con Berlusconi, è lui l’antipolitica»
ROMA - Niente patti con Forza Italia, almeno finché c’è Berlusconi. No grazie a Sandro Bondi che propone l’unità nazionale ai Ds per salvare la politica «dal disegno tecnocratico e a-democratico di grandi gruppi economico finanziari». Per Emanuele Macaluso ( nella foto ), già senatore diessino e direttore dell’ Unità , la soluzione è un rafforzamento dei partiti, senza scorciatoie. «Non credo a un accordo spurio tra Forza Italia e Ds - spiega Macaluso - Bondi dice una cosa giusta, e cioè che ci sono poteri forti perché la politica è debole. Ma la politica è debole perché Berlusconi l'ha indebolita. L'ho sentito alla conferenza stampa di fine anno ripetere che lui è un imprenditore a Palazzo Chigi. Ha sempre sottolineato di aver sloggiato la politica dalla presidenza del Consiglio, l'ha sempre delegittimata, pur facendola, prima con le sue tv negli anni di Tangentopoli, poi dalla presidenza del Consiglio. Come fa poi a parlare di poteri forti?». Macaluso mette anche il premier tra i «poteri forti»: « Berlusconi si indigna contro quei poteri economici che escludono il suo. L'accordo non si può fare perché uno dei punti di squilibrio è proprio il presidente del Consiglio con il suo conflitto di interessi. Se se ne andasse...». Bondi, come anche una parte dei ds, dice che c'è un attacco alla politica da parte di poteri esterni. Ma Macaluso non è d’accordo e anzi ha una idea alternativa di quello che sta succedendo in questi mesi. Una teoria in cui la politica non è esente da colpe, anche gravi: «Non penso che ci sia un disegno di poteri organizzati attorno a qualcosa, credo più al Far west che non alla Spectre. Il problema è che in Italia non ci sono grandi partiti. Né a destra né a sinistra c'è un grande partito in grado non di contrapporsi ai poteri forti ma di fare la politica. I Ds non sono riusciti a diventare un partito socialdemocratico come in Germania o in Inghilterra. Una democrazia è dialettica tra poteri, altrimenti non è democrazia: il Parlamento, il governo, i partiti, i giornali, la magistratura, i poteri economici, i sindacati, le cooperative, i servizi segreti, le altre potenze straniere. Il punto è che ci sia un equilibrio e che la politica sia in grado di mediare i poteri, di governarli» .
In questo Far West più di qualche colpa è a sinistra. Macaluso non si tira indietro: «D'Alema e Fassino hanno fatto degli errori, certamente. Mi riferisco al caso delle scalate e di Unipol. Perché una cosa è difendere il diritto dell'Unipol a concorrere per associarsi a una banca, che è sacrosanto. Altro è quando viene fuori in maniera inequivocabile che i dirigenti Unipol avevano conti personali appoggiati dalla banca di Fiorani con cui giocavano in borsa e avevano delle plusvalenze». D’Alema e Fassino, secondo Macaluso, hanno sottovalutato la portata di quello che stava succedendo perché, sbagliando, sono entrati nella logica di «modificare il rapporto con le forze economiche»: «Hanno ritenuto che la debolezza del partito, il fatto che non ci sia più un grande partito, potesse essere surrogata da un rapporto più intenso con le forze economiche».
G. Fre.




IL MESSAGGERO
30 Dicembre 2005
CONVERGENZE
Il paradosso di Ds e FI: uniti dalla par condicio giudiziaria

di MARIO AJELLO
ROMA Sindrome da complotto. Paure stile primi anni ’90. Vecchi scenari che ritornano, come un incubo, dentro i partiti: i Poteri Forti ci aggrediscono, Manine e Manone economico-mediatico-giudiziarie tramano per distruggere la Politica, Forze Oscure danno l’assalto alla Seconda Repubblica così come fecero con la Prima... Il bello o il brutto di tutto ciò è che, adesso, a convivere nella parte della vittima, ci sono la Quercia e Forza Italia. I due partiti nemici finiscono insieme sotto scacco in una sorta di par condicio giudiziaria e le parole dei berlusconiani e quelle dei diessini - in una impressionante convergenza parallela - sono simili se non identiche: «Contro di noi c’è un’aggressione alle vigilia delle elezioni». Primo Greganti, il celebre Signor G, eroe o anti-eroe delle inchieste di Mani Pulite contro il Pci, ieri sera in una intervista per «Controcorrente» (su Sky-tg24) ha esposto la teoria del ”mal comune mezzo gaudio”. Ovvero: «Questa bufera non farà perdere voti a noi dei Ds, perchè anche Berlusconi è nella nostra stessa situazione. Quindi i danni si pareggiano».
Dunque bisogna soffrire e reagire insieme? Oppure occorre difendersi in ordine sparso? Imitare il pentapartito che, nella bufera di Tangentopoli e soprattutto nel famoso discorso di Bettino Craxi alla Camera nel ’93, fece fronte comune? O invece - come dice il diessino Bersani - «ognuno resti sulla propria barca» e si salvi chi può? Nei Ds c’è chi rimpiange i tempi della Bicamerale e «se Berlusconi non l’avesse fatta saltare, oggi la politica sarebbe più attrezzata per fronteggiare gli attacchi dei Poteri Forti». E anche in Forza Italia circola un sentimento uguale ma contrario: «Se D’Alema non avesse mandato all’aria la Bicamerale - spiega Peppino Gargani, responsabile giustizia di Forza Italia - avremmo potuto regolare il potere della magistratura. C’è il bisogno di tornare a quello spirito lì. Serve una unione bipartisan, per difendere la politica».
Lo ha detto pure Sandro Bondi. Ma al Botteghino, l’idea della par condicio giudiziaria fa orrore e Fassino ha dato la linea di evitare ogni sia pur lontano accostamento fra ciò che accade a Berlusconi su All Iberian e ciò che investe i Ds su Unipol. Ma il D’Alema che dice che «i Poteri Forti vogliono lanciare un’Opa sul Partito Democratico e disarmare i Ds» non è poi in fondo così lontano dal coro di voci azzurre che ieri si è alzato in difesa di Berlusconi e non soltanto di lui. Dice l’ex democristiano Angelo Sanza, deputato forzista: «E’ in corso una delegittimazione che colpisce alla cieca sia a destra sia a sinistra. Si vuole rendere l’intera classe politica poco credibile agli occhi della gente. Senza calcolare che ciò depotenzia in maniera grave le istituzioni democratiche». Dunque, c’è una par condicio giudiziaria fra Ds e Forza Italia? «Io direi - incalza Sanza - che c’è una par condicio strumentale. I giudici hanno necessità di mitigare il danno a sinistra, inventandosi operazioni a destra. E la vittima è sempre la stessa, il povero Berlusconi. Mi dispiace soltanto che un compromesso storico Berlusconi-D’Alema non si può fare. Perchè in questi anni il grado di delegittimazione ai danni del Cavaliere è stato tale che è diventato ormai indelebile nella mentalità della sinistra».
Spiega uno che ”viene da lontano”, Cirino Pomicino: «I Ds non devono godere degli attacchi giudiziari a Berlusconi e gli azzurri non devono godere degli attacchi ai Ds. Perchè il bastone che colpisce è sempre lo stesso per tutti. Un tempo, nel primo atto di Tangentopoli, colpì la Dc. Ora, in questa sorta di continuazione o di atto secondo di Tangentopoli, si abbatte su qualsiasi partito gli capiti sotto mano. I Poteri Forti vogliono una pulizia etnica anti-politica». Poteri Forti?
«Quella dei Poteri Forti in Agguato è una enorme stupidaggine», avverte il rutelliano Enzo Carra, che visse ingiustamente sulla propria pelle la stagione di Mani Pulite. L’esponente della Margherita osserva da fuori il comune travaglio degli altri e spiega: «All’epoca di Tangentopoli c’era un attacco anche da parte di servizi segreti stranieri. Ora, invece, non vedo nessuna congiura economica, editoriale e giudiziaria dietro ciò che sta accadendo. Ds e Forza Italia sono architravi della Seconda Repubblica e, notoriamente, gli architravi a un certo punto vacillano. Non ce l’ho con i Ds, dico soltanto che, se c’è stato un complotto, è quello di chi voleva scalare qualcosa, anche appoggiandosi alla politica, ed è stato scoperto».

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