LE STRANE COPPIE

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INES TABUSSO
00martedì 22 agosto 2006 21:26
LA REPUBBLICA
16 agosto 2006
Massimo D'Alema insieme al deputato Hezbollah Hussein Haji Hassan
www.repubblica.it/2006/08/sezioni/esteri/medio-oriente-15/dalema-hezbollah/ansa_8692652_3...



CORRIERE DELLA SERA
20 agosto 2006
"SU HEZBOLLAH CINISMO SPACCIATO PER REALISMO
(POLITO ANTONIO, COLOMBO FURIO) a pag. 9
newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArtic...




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QUANDO POLITO ANTONIO ERA IL DIRETTORE DEL RIFORMISTA E COLOMBO FURIO IL DIRETTORE DELL'UNITA':


Il Riformista
11 gennaio 2005

GRAN RIFIUTI. LA PROPRIETÀ NON TROVA LA QUADRA E CI PROVA CON MENTANA
Che bello sarebbe un Chicco all'Unità

Paragonare Enrico Mentana a Celestino V, sarebbe ingeneroso: per Chicco,
naturalmente. A colui che fece per viltade il gran rifiuto avevano offerto
la successione a Niccolò IV sul soglio pontificio, mica la successione a
Furio Colombo nella direzione dell'Unità. E così l'ex direttore del Tg5 ha
spiegato a Maria Lina Marcucci, presidente della Nie (editrice dell'Unità)
che di tornare a fare il direttore e a trafficare con notizie e commenti
non era poi così impaziente.
L'offerta testimonia però lo stato dei rapporti tra la proprietà e il prossimo
ex direttore. Un'offerta che non era una boutade, un sondaggio, un ballon
d'essai, bensì l'ultimo frutto di una riflessione condivisa nel Cda e che
è ormai sembra giunta alle sue estreme conseguenze. E precisamente, le seguenti:
1) la linea editoriale è sbagliata; 2) la linea politica è sbagliata. Sul
primo punto, alla Nie si sono ormai definitivamente convinti - soprattutto
dopo avere esaminato (e bocciato) il piano di rilancio firmato da Colombo
e Padellaro - che la riforma grafica è confusa e tanto più il futuro passaggio
al full color in queste condizioni non è possibile gestirli. Sul secondo
punto, la linea da organo dei girotondi è considerata suicida, oltre che
politicamente non condivisibile, per la semplice ragione che gli unici girotondini rimasti scrivono tutti sull'Unità.
L'idea che si sono fatti ai piani alti sarebbe dunque quella di una vera
e propria rivoluzione, che faccia del giornale fondato da Antonio Gramsci,
né più né meno, un secondo giornale per i lettori di Repubblica. Un piccolo
quotidiano di seconda lettura, agile e informale. Ed è ragionevole supporre,
non esattamente il sogno di Piero Fassino, né di alcun segretario di partito
presente, passato o futuro.
A sorprendere è infatti il nuovo protagonismo del Cda, in passato considerato
lo scudo insuperabile di tutte le pressioni «politiche» denunciate dallo
stesso Colombo. Ma è immaginabile che la situazione sia giunta a tal punto
da spingere la proprietà a muoversi con tanta determinazione, senza nemmeno
sentire il parere dei Ds? Chissà che la risposta a questa domanda non vada
cercata altrove, non al Botteghino - dove Fassino è assorbito piuttosto dalle
vicende congressuali - e nemmeno a Roma. Ma a Bari, dove ieri il sindaco
Veltroni è andato a tenere un comizio, per sostenere la candidatura di Nicola
Latorre, braccio destro di Massimo D'Alema.




Il Riformista
21 gennaio 2005

QUASI FATTA PER FRANCHI. A partire da oggi mancano tredici giorni esatti
all'apertura del congresso nazionale dei Ds, che si terrà a Roma dal 3 al
5 febbraio. Ergo, come assicurano dal Botteghino, queste dovrebbero essere
le ultime due settimane di Furio Colombo all'"Unità".

In pratica, con la celebrazione delle assise ds finisce la tregua concordata
prima delle ultime europee tra il direttore girotondino e i vertici fassiniani
della Quercia. A questo punto, allora, il nome del successore dovrebbe essere
questo: Paolo Franchi. Anche se l'editorialista del "Corriere" avrebbe posto
una condizione: non arrivare in redazione sui carrarmati di Fassino (altrimenti
il nuovo direttore erediterebbe una situazione da guerra civile).




IL RIFORMISTA
9 febbraio 2005

Dici Unità e pensi Marx, Gramsci, Togliatti, Berlinguer. Oggi come oggi,
però, sul comodino dell'editore Marialina Marcucci sarebbe più facile trovare
una pila di Della Casa, Parodi (Cristina), Alberoni, Borghese (principessa)
e tutta la letteratura possibile e immaginabile sul galateo civile e in particolare
sul tema sentimentale: «Come lasciarsi e rimanere buoni amici».
È infatti la Marcucci, presidente della Nie, a gestire in questi giorni una
riservatissima trattativa a due con Furio Colombo, oggetto della quale è
la famosa uscita di scena volontaria del direttore dell'Unità, ovvero quella
separazione consensuale che, anticipata due mesi fa dal nostro quotidiano
per le Idi di marzo, fu commentata il giorno dopo dal giornale di Colombo
con un fondo dal titolo «Il falso Riformista».
Evidentemente, Colombo deve essersi ridotto nel frattempo a più miti consigli,
perché andare avanti a dispetto dei vertici del partito di riferimento è
difficile, ma andare avanti a dispetto di partito e proprietà lo è di più.
Da tempo Piero Fassino aveva deciso di risolvere l'anomalia Unità - un giornale
del tutto disallineato su tutti i fondamentali del nuovo corso della Quercia
da Pesaro in poi - in coincidenza coi tempi del congresso.
Per parte sua, bocciando il nuovo piano editoriale Colombo-Padellaro, il
cda della Nie ha definitivamente chiarito come intende far fronte al calo
di copie e alle distonie editoriali: cambiando direttore. Dunque, archiviate
con soddisfazione dai Ds le assise di Roma, ogni giorno potrebbe essere quello
buono per il cambio. E la lunga intervista post-congressuale di Colombo a
Fassino di due giorni fa va letta come un reciproco e non rancoroso saluto.
In questa fase decisiva il Botteghino si tiene però in disparte, a via Nazionale
le bocche sono cucite e l'autonomia della proprietà viene brandita a troncare
qualunque accenno di polemica. Del resto non c'è molto di cui parlare. L'intesa
sul nome del nuovo direttore c'è: Carlo Rognoni, deputato della Quercia,
ex direttore di Panorama, esperto di questioni dell'informazione, liberal
nel senso anglosassone del termine, mix - direbbe Veltroni - di riformismo
e radicalità.
Ciò di cui Marcucci e Colombo discutono è altro, è il tema della «continuità».
Colombo è sì pronto a farsi da parte, ma non senza che ai «suoi» lettori
e alla redazione (per metà da lui assemblata e coltivata) sia garantita una
«linea di continuità» col passato. E chi più continuo (e contiguo) del condirettore
Antonio Padellaro? E' sulla sua riconferma che si gioca buona parte della
trattativa, molto delicata dato che alla nuova direzione la proprietà chiede
anche un adeguato supporto all'investimento previsto per il rilancio del
giornale (riforma grafica, full color).
Ma a suprema dimostrazione che il cambio di direttore non è un golpe e che
la storia col Botteghino finisce in bonis Colombo continuerà a firmare per
il giornale da lui rifondato. Sarà - a proposito appunto di fondatori -l'Eugenio
Scalfari dell'Unità, e allieterà con le sue articolesse i week-end di quel
popolo diessino nostalgico del pasionario direttore che fu.








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