La Diaz tre anni dopo

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Doduzz
00martedì 1 febbraio 2005 05:05
Leggo e riporto dalblog di Luca Enoch



L’ostruzionismo della polizia l’ha avuta vinta. Dopo tre anni di indagine, i pm genovesi hanno chiesto l’archiviazione per i picchiatori della Diaz: impossibile identificarli uno per uno. La notizia è passata quasi inosservata ma avrebbe meritato la stessa attenzione del rinvio a giudizio di 28 funzionari e dirigenti di polizia per i fatti della scuola Diaz. Pochi giorni dopo questa importante decisione, la procura genovese ha chiesto l’archiviazione per 90 agenti indagati; in questo caso si contestava agli indagati l’esecuzione materiale dei pestaggi, quindi il reato di lesioni. La richiesta di archiviazione, da parte dei pm titolari dell’inchiesta, equivale a una resa. I magistrati, in oltre tre anni di indagine, non sono riusciti a dare un volto ai picchiatori. Le vittime dei pestaggi sono state loro malgrado di poco aiuto: gli agenti entrarono nella scuola con il casco e il fazzoletto alzato sopra il naso, e quindi è stato impossibile riconoscere qualcuno. I pochi che agirono a volto scoperto se la sono cavata comunque, grazie all’ostruzionismo della polizia. I magistrati, a suo tempo, chiesero all’amministrazione di fornire nomi e fotografie dei poliziotti impiegati nell’operazione. Gli elenchi sono poi risultati incompleti e le fotografie pressoché inutilizzabili: tutte in formato tessera , alcune fotocopiate, la maggior parte risalenti a molti anni prima. Impossibile, anche in questo caso, riconoscere qualcuno. E anche quando, per rari casi, si sarebbe potuto procedere con tentativi di identificazione diretta, tramite un confronto dal vivo, l’apparato di polizia si è rifiutato di dare un nome ai volti riconosciuti in un filmato. Il risultato è che nessuno dei picchiatori sarà mai consegnato alla giustizia. L’ostruzionismo rispetto all’inchiesta della magistratura, il rifiuto di ordinare una severa ispezione interna, l’oggettivo aiuto dato agli agenti implicati per farli sfuggire alla giustizia sono comportamenti del tutto incompatibili con una forza di polizia che voglia essere degna di una democrazia matura. La verità è che le nostre forze dell’ordine hanno ormai dimenticato le aspirazioni che sfociarono nella riforma della polizia di Stato del 1981. All’epoca si parlava di smilitarizzazione, di democrazia interna, di apertura alla società civile. Oggi questi valori sono diventati minoranza all’interno della stessa polizia e mai hanno fatto capolino negli altri corpi. La gestione delle inchieste sul G8, imperniata su una difesa acritica della condotta tenuta in piazza e su un’ampia copertura pratica e politica di tutti gli indagati, ha riportato le nostre forze dell’ordine nell’alveo di una tradizione storica tutt’altro che gloriosa. Una tradizione che ruota attorno a pochi punti chiave: sudditanza rispetto al potere politico, rifiuto di ogni verifica esterna del proprio operato, mancanza assoluta di trasparenza, senso di impunità e di superiorità rispetto alla legge. L’esatto contrario di ciò che dovrebbe caratterizzare una forza di polizia moderna e democratica (Lorenzo Guadagnucci, Carta).

/lyxor/
00mercoledì 2 febbraio 2005 17:23
nulla di nuovo sotto il sole
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