La mummia nera in esposizione al museo di Bologna

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-francis-
00venerdì 28 ottobre 2011 17:17
Donata nel '700 da papa Benedetto XIV, fu protagonista della meraviglia ma anche della paura e dello sconcerto dei visitatori. Oggi, dopo 15 anni di distanza da quando fu decisa la sua rimozione, lo straordinario reperto egizio torna in esposizione dal 29 ottobre al 13 novembre.


bologna.repubblica.it/cronaca/2011/10/28/foto/mummia-24026777/1/?ref...
Hatshepsut76
00venerdì 28 ottobre 2011 18:24
Accidenti, è sensazionale come si sia conservata! Addirittura si vede la tintura sulle unghie...
annaisis
00venerdì 28 ottobre 2011 18:34
Purtroppo non conosco la storia della mummia nera; qualcuno mi sa dire qualcosa di più sulla sua storia? grazie ciao [SM=x822709]
PharaonEgypt
00venerdì 28 ottobre 2011 20:50
L'archeologo e storico dell'arte Winckelmann la citò come esempio per descrivere in modo migliore la fisionomia degli egizi.

Sono proprio contento che la facciano vedere al pubblico. :) [SM=g1361788]
Merytaton62
00sabato 29 ottobre 2011 10:39
Interessante, ed anche un po' impressionante per l'assenza del naso. Non sono molto d'accordo, però, sul fatto che possa essere d'aiuto per immaginare la fisionomia degli antichi egizi; non più di altri reperti, perlomeno...
pizia.
00sabato 29 ottobre 2011 14:21
Merytaton non essere troppo severa con Winckelmann, in fondo nel Settecento non esistevano molti strumenti in più per farsene un'idea e la storia critica era solo agli inizi... [SM=x822706]

Se qualche egittophilo bolognese ci volesse raccontare qualcosa di più su questa mummia gliene saremo tutti grati! [SM=g1619697]
-Kiya-
00sabato 29 ottobre 2011 14:33
Forse so a chi rivolgermi, per saperne di più.....
Peccato che non resti in esposizione fino gennaio, visto che con ogni probabilità Bologna sarà la destinazione del nostro raduno....

A presto! ;)

Kiya
-Kiya-
00sabato 29 ottobre 2011 14:48
In attesa di un approfondimento più dettagliato, ecco cosa pubblica in merito il quotidiano "Il resto del Carlino":


Si tratta di una mummia maschile con le bende quasi completamente nascoste da uno scuro strato di resina, finita da subito all’attenzione dei maggiori studiosi del tempo, tra i quali Johann Joachim Winckelmann (Storia dell’Arte dell’Antichità, Lib. II, Cap. I.5), che ne attribuisce il dono al cardinale Alessandro Albani, e Ennio Quirino Visconti (Il Museo Pio Clementino, Tom. IV, p. 18). Di dimensioni imponenti, in stato conservativo piuttosto buono, questa mummia è considerata allora un esempio ideale della ‘fisionomia’ degli antichi Egizi, ma soprattutto una testimonianza importante e rara della tecnica di mummificazione descritta da Erodoto (Historiae, Lib. II, Cap. LXXXVI) e da Diodoro Siculo (Bibliotheca Historica, Lib. I, Cap. XCI). Sono molte le domande senza risposta riguardanti questo genere di ‘antichità inclassificabili’, considerate talvolta opera dell’uomo, talvolta elemento di natura, e l’esemplare bolognese rappresenta il punto di partenza per molte riflessioni erudite al riguardo. Sopravvissuta alla fine dell’Istituto delle Scienze, che diventa Regio Museo dell’Università nel 1810, e alle indagini conoscitive in bilico tra il reale interesse scientifico e la curiosità morbosa che durante l’Ottocento causano danni irreparabili ad almeno una delle mummie donate da papa Lambertini, nel 1881 la ‘Mummia nera’ è trasferita a Palazzo Galvani nella sezione egiziana del Museo Civico di Bologna. Qui continua a catalizzare l’attenzione di chiunque la osservi per oltre un secolo, sino al 1994, anno in cui viene spostata nei magazzini perché considerata di impatto emotivo troppo forte per il numeroso pubblico scolare che visita la rinnovata sezione egiziana del Museo.
-Kiya-
00sabato 5 novembre 2011 13:27
Approfondimento: il pensiero di Winckelmann


Da un comunicato stampa del Comune di Bologna:


Winckelmann

Lo studioso tedesco Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), uno dei massimi esponenti del movimento tardosettecentesco che prende il nome di neoclassicismo, è tra i primi a citare e descrivere la ‘Mummia nera’ allora conservata a Palazzo Poggi presso l’Istituto delle Scienze di Bologna. Nella sua opera Storia dell’Arte dell’Antichità, pubblicata a Dresda nel 1764 e subito divenuta testo di riferimento per il neoclassicismo europeo, Winckelmann usa la mummia bolognese quale esempio ideale per descrivere la ‘fisionomia’ degli antichi Egizi, da lui non molto apprezzata. Stabilendo un legame diretto tra lo stile artistico e la ‘fisionomia’ degli abitanti del Paese del Nilo, di cui le maschere funerarie e le mummie rappresentano le più evidenti testimonianze, lo studioso afferma l’inferiorità dell’arte faraonica rispetto a quella classica:

Gli Egizi non si sono mai allontanati dal loro stile artistico più antico, e presso di loro l’arte non è riuscita facilmente a scalare quella cima raggiunta con i Greci. La ragione di ciò può essere ricercata in parte nella struttura dei loro corpi, in parte nel loro modo di pensare e, in misura non inferiore, nei loro particolari costumi e leggi religiose, nonché nella considerazione di cui godevano gli artisti e nel loro sapere.

L’estetica e la cultura in senso lato degli Egizi, che sono altro dal mondo greco, appaiono così sviliti. Winckelmann aggiunge inoltre:

La ragione principale che determina la caratteristica dell’arte presso gli Egizi dipende dalla loro fisionomia, la quale non presentava quei pregi in grado di stimolare gli artisti con idee di sublime bellezza. La natura era stata infatti nei loro confronti meno benevola che per gli Etruschi e i Greci; ciò è dimostrato da una sorta di aspetto cinese, fisionomia tipica in loro, che si può notare nelle statue, sugli obelischi e nelle pietre intagliate: i loro artisti non potevano perciò ricercare il vario. Proprio questa fisionomia si trova nelle teste dei personaggi dipinti sulle mummie, i quali … saranno stati fatti esattamente a somiglianza dei defunti, poiché durante l’imbalsamazione dei cadaveri gli Egizi cercavano di conservare tutto ciò che potesse renderli riconoscibili, perfino le ciglia. Gli Egizi erano inoltre di una carnagione marrone scura che veniva conferita anche alle teste dipinte sulle mummie (in nota: Una di tali mummie è stata donata dal cardinale Alessandro Albani all’Istituto di Bologna … ).
Sulla base di un’annotazione di Aristotele, si vuole asserire che gli Egizi avessero le gambe curve verso l’esterno… Dalla fisionomia degli Egizi si può benissimo constatare un ottimo stato di salute di cui, secondo Erodoto, godevano particolarmente gli abitanti dell’Alto Egitto nei confronti di tutti gli altri popoli; ciò lo si può desumere anche dal fatto che su numerose teste di mummie egizie … non mancava alcun dente, anzi non c’era affatto tracce di carie. La mummia citata, che è a Bologna, può inoltre dimostrare che tra loro ce ne fossero di statura straordinariamente robusta: questo corpo ha infatti una lunghezza di 11 palmi romani (circa 180 cm).

La robusta e sana costituzione della ‘Mummia nera’ di Bologna, a partire dalla sua dentatura, non è quindi sufficiente a modificare le varie altre considerazioni sugli Egizi tramandate dalle fonti classiche e pienamente accolte da Winckelmann, che della civiltà faraonica ha solo una limitata conoscenza diretta. Il suo uso preconcetto e decontestualizzato del ‘documento’ storico è figlio dello stesso secolo dei Lumi, che di lì a pochi anni riscoprirà la terra dei faraoni grazie alla spedizione Napoleonica, rivalutandola sino ad esaltarla. Il corpo inscurito dalle resine e dal tempo della mummia bolognese, testimonianza importante della storia del pensiero e del collezionismo egittologico settecenteschi, comunque, sembra urlare ancora oggi a chiunque lo osservi di non definire l’altro da noi un diverso inferiore per estetica, costumi religiosi e cultura.

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