Legilimens (VM18)

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!StormQueen!
00venerdì 15 aprile 2005 16:14
Legilimens!
Ciao a tutti! Una piccola premessa: è da quando ero piccina piccina e non mi piaceva il finale di Lady Oscar che mi costruisco i miei filmini mentali... ma fino ad oggi non li avevo mai messi nero su bianco...[SM=g27825]

Bè vi propongo questa storia senza pretese... semplicemente ho unito un po' di cose che mi piacevano dai romanzi fantasy che ho letto ed è nata questa storia.
Semplicemente, senza analisi psicologiche dei personaggi o retroscena arzigogolati.

E' semplicemente la storia di persone che non sanno bene capire loro stesse e sono profondamente disilluse...

Fatemi sapere se vi piace![SM=g27822]

[Modificato da !StormQueen! 25/04/2005 22.39]

!StormQueen!
00venerdì 15 aprile 2005 16:21
Primo capitolo- Un estate di svolte, prima parte
Severus si materializzò con uno schiocco nel prato antistante al maniero e si guardò intorno con la fronte corrucciata: era arrivato a circa cento metri dal punto da lui prescelto, e questo era un risultato molto scadente, per un maniaco della precisione quale lui era.
Sbuffando si avvicinò a grandi passi al portone d’entrata, reggendo senza sforzo la piccola valigia che costituiva tutto il suo bagaglio, ma prima che fosse tanto vicino da poter bussare la porta si aprì, e sulla soglia comparve quello che doveva essere un maggiordomo.
“Buongiorno- salutò l’uomo con un piccolo inchino- lei deve essere il Signor Piton, prego entri il Signore e il Signorino la stanno già aspettando in biblioteca”.
L’uomo guidò il giovane Severus attraverso gli immensi saloni, verso la biblioteca di Malfoy Manor dove, seduti vicino al caminetto spento c’erano il suo amico Lucius Malfoy e suo padre.
Malfoy era il ritratto i quello che suo figlio sarebbe diventato da vecchio, si vedeva che era un uomo che aveva abbondantemente superato la soglia della mezza età ma trasudava ugualmente un’ aria di potenza e fierezza, anche quando stinse con sicurezza la mano di Severus.
“E quindi ecco qui Severus Piton, il grande e fidato compagno di mio figlio. Sono felice che tu abbia accettato l’invito di Lucius a passare l’estate da noi, e che soprattutto ti sia rivelato interessato ad approfondire certi aspetti di insegnamento che vengono diciamo…trascurati nella vostra scuola. Lucius dice che sei un abile pozionista, ebbene non c’è posto migliore se non questo per lavorare con tranquillità alle pozioni, e nella foresta qui intorno si possono trovare anche gli ingredienti più inusuali.”
Il discorso dell’uomo era stato inframmezzato da pause significative, abbinate a sguardi volutamente penetranti, come per assicurarsi che Severus capisse chiaramente a cosa stava alludendo.
“Si signore- rispose il ragazzo- sono sicuro che passerò un’estate molto produttiva in vostra compagnia, grazie ancora dell’invito”.
“Bene, adesso i miei impegni mi devono far allontanare, ci vediamo domani, intanto puoi discutere con Lucius del programma che abbiamo in mente e così ti racconterà anche dei suoi eccellenti progressi, stai proprio diventando un mago come si deve figliolo- continuò rivolgendosi al figlio- e spero proprio che il tuo amico, e da come me lo hai descritto sarà sicuramente così, seguirà le tue orme. A domani ragazzi.” E detto questo si smaterializzò, lasciando i due ragazzi soli.

“Severus, sono felice di vederti- disse Malfoy battendo sulla spalla dell’amico- sapessi quante cose ho fatto con mio padre ed altri maghi suoi compagni… altro che le cose che ci insegnavano a scuola! E poi tu puoi impazzire con le tue pozioni qua dentro… ci sono delle cose da provare che tu nemmento ti immagini! Peccato che oramai ho finito la scuola e non posso applicare quello che ho imparato su qualcuno che so io… però a te manca ancora un anno, puoi ancora divertirti!”
E così dicendo fece accomdare l’amico spiegandogli i progetti che il gruppo di suo padre aveva in mente.

Lucius Malfoy, al termine del suo percorso scolastico, aveva stabilito con il padre di continuare a perfezionarsi sulle arti oscure con un gruppo di maghi segretamente seguaci del grande mago oscuro, che in quegli anni stava iniziando a manifestare la sua potenza e aveva chiesto al padre di poter includere anche il suo amico Severus, a suo parere molto dotato e interessato.
A Severus mancava ancora un anno di scuola ma era stato ritenuto decisamente degno di poter partecipare al perfezionamento.
Il padre di Malfoy si era informato sul suo conto, e aveva scoperto che era decisamente l’allievo più dotato che avesse studiato ad Hogwarts negli ultimi anni, e al gruppo che si stava formando servivano menti pronte e brillanti, ma soprattutto era ammirevole la sua freddezza, il suo non lasciarsi mai coinvoglere da nulla e di portare sempre a termine ogni cosa...

Severus stava guardando fuori dalla finestra, mente Lucius continuava a raccontargli quello che aveva fatto nelle ultime settimane.
L’amico non si preoccupava del suo sguardo vacuo, sapeva benissimo che era il suo atteggiamento finto disinteressato abituale, ma questa volta Severus era veramente perso nei suoi pensieri. Si chiedeva se avesse veramente fatto la cosa giusta nel recarsi a passare queslle vacanze a Malfoy Manor, nonostante la rabbia e l’amarezza che covava dentro di sé non era del tutto certo di voler abbracciare le arti oscure… ma era anche un ragazzo assetato di vita e di conoscenza, e avrebbe accettato qualsiasi proposta pur di allontanarsi dalla sua misera casa, con sua madre e il suo patrigno che litigavano dalla mattina alla sera, spesso persi nei fumi dell’alcool.
Adesso che era diventato maggiorenne aveva anche paura di non riuscire a controllarsi, e di scagliare su di loro qualche incantesimo… magari una Maledizione Senza Perdono….
No, era decisamente meglio essere venuti qui e poi avrebbe imparato qualcosa di nuovo, e la conoscenza era il grande amore della sua vita… avrebbe deciso in un momento successivo cosa fare del suo futuro…
!StormQueen!
00venerdì 15 aprile 2005 17:33
Primo capitolo- Un estate di svolte, seconda parte


Severus era in piedi, con uno zaino sulle spalle, pronto ad avventurarsi nell’ultima di una lunga serie di prove a cui era stato sottoposto.
Malfoy non gli aveva dato tregua: dal mattino successivo al suo arrivo aveva iniziato a tartassarlo, iniziando con un duello tra maghi, dal quale Severus era uscito naturalmente sconfitto, ma aveva fatto una grande impressione sul mago.
“Bene bene ragazzo- gli aveva detto Malfoy alla fine, aiutandolo a rialzarsi- decisamente superiore a quello che mi aspettavo… sarai un ottimo acquisto per la nostra società se vai avanti in questo modo. Scommetto che conosci più incantesimi tu di tutta la tua classe di scuola messa insieme!”.
Erano seguiti giorni di prove e insegnamenti sui più svariati argomenti, ma Severus non ne aveva mai abbastanza e la sera si rinchiudeva in biblioteca e continuava a leggere fino a quando tutti se nerano andati a letto da molto.
Aveva trovato dei libri di pozioni avanzate che era poco definire affascinanti e la cosa che più lo faceva andare in visibilio era che poteva provare ad eseguire senza problemi tutto quello che voleva.
Gli altri maghi che facevano parte della congrega erano grandi esperti di magie ed incantesimi oscuri e in una sola settimana Severus aveva imparato più cose interessanti che in un semestre ad Hogwarts.
Adesso lo aspettava quello che, a detta di tutti e anche di Lucius stesso, che aveva affrontato la stessa prova meno di un mese prima, era il passo più difficile: doveva avventurarsi dentro la foresta che circondava Malfoy Manor e procurasi diversi ingredienti di pozioni.
Gli era stato spiegato che la foresta Malfoy era molto più folta e ricca di creature di tutti i generi che la foresta proibita di Hogwarts, lui avrebbe dovuto cercare molti ingredienti vegetali, dimostrando quindi di saperli riconoscere e sapere dove crescono e procurarsi anche denti e orecchie di lupo, il che presupponeva che doveva catturare e uccidere l’animale… Fortunatamente non avrebbe dovuto uccidere animali magici: solo Malfoy padre poteva permettersi di uccidere creature magiche nella sua foresta, ma Severus avrebbe potuto incontare e quindi dover affrontare qualcuna di queste creature durante la sua ricerca… e l’idea di trovarsi a faccia a faccia con magari un unicorno infuriato non gli sorrideva affatto.
Era un’impresa che poteva richiedere giorni, durante i quali srebbe stato completamente isolato, ma a Severus questo non importava: voleva semplicemente riuscire a riportare tutti gli ingredienti richiesti, anche se in confidenza Lucius gli aveva detto che mai adepto era riuscito a farlo e lui stesso non era riuscito a trovarne tre.
“Bene ragazzo,- lo salutò Malfoy- puoi partire e ricordati che puoi usare in qualsiasi momento il segnale luminoso che ti abbiamo insegnato, oppure usare la formula che ti farà materializzare qui. E ricordati che nella foresta vivono creature di tutte le specie, tieniti pronto a tutto!-continuò con un sogghigno- Uno di noi starà sempre di guardia per vedere se hai bisogno di aiuto e in un attimo potremmo essere da te. ”.
“Non credo che ce ne sarà bisogno.” Ribattè Severus sicuro e con un cenno di saluto si smaterializzò.

Mentre vagava nella foresta Severus ripensava alle motivazioni che lo avevano spinto ad accettare l’invito di Malfoy ed era ancora più indeciso di prima su che strada avrebbe scelto… certo cercare di uscire da un giro come quello in cui si era appena inserito non doveva essere per nulla facile né sicuro.
E assorto in questi pensieri durante la prima giornata trovò tutti gli elementi vegetali tranne due, con una facilità che lo sorprese: dopo tutto non era necessario vagare per tutta la foresta, ma bastava materializzarsi in luoghi diversi, seguendo un po’ la conoscenza e un po’ l’istinto.
Si preparò a passare la sua prima notte nella foresta, sistemando alla bell’è meglio un giaciglio vicino ad un albero e compiendo diversi incantesimi di protezione nella zona circostante.
Si addormentò di un sonno leggero, ma poco prima dell’alba fu svegliato da dei rumori di lotta e ringhi non troppo lontano da lui.
“Lupi- pensò- non ci credo, non posso essere tanto fortunato da trovarli subito, pensavo di dar loro la caccia la prossima notte!”
Severus seguì con cautela i rumori che provenivano dalla foresta, non osando nemmeno accendere la punta della sua bacchetta per farsi luce, per paura di lasciarsi scappare gli animali.
Quando gli fu vicino non poteva quasi credere ai suoi occhi: earno veramente lupi, aveva avuto una fortuna a dir poco sfacciata, quella che gli sembrava la parte più lunga della missione, fatta di trappole e appostamenti per scovare gli animali si risolveva così semplicemente…
I lupi erano molti e si azzuffavano ferocemente tra loro. Probabilmente per il territorio, o per una femmina, pensò Severus e non sembravano aver il minimo sospetto del fatto che ci fosse una presenza umana vicino a loro.
Severus puntò la bacchetta verso il gruppo e lanciò con sicurezza l’incantesimo che avrebbe ucciso l’animale. Si vide un lampo di luce chiara, dei guaiti agghiaccianti e un forte trapestio, mentre i lupi sopravvissuti fuggivano velocemente dal luogo della zuffa.
Il ragazzo si avvicinò con cautela per sincerarsi che il lupo fosse veramente morto, lo era, anzi lo erano in quanto l’incantesimo aveva colpito due bestie. Severus sospirò, non amava uccidere, neanche degli animali, neanche se questi erano preziosi “contenitori” di ingredienti per le sue pozioni, ma avrebbe dovuto abituarsi se avesse voluto continuare con la carriera che aveva appena intrapreso…
Aspettò che il sole sorgesse quel tanto che bastava per iniziare il suo lavoro: innanzi tutto aprì le mascelle degli animali, prima che la morte le rendesse rigide, e asportò magicamente tutti i denti, poi mozzò le orecchie ad un lupo e si stava apprestando a fare la stessa cosa all’altra bestia quando improvvisamente qualcosa che era arrivato senza far alcun rumore comparve accanto a lui urlando.
“Ma bravo- urlò la cosa- sei proprio un grande guerriero, quanti sforzi hai fatto per uccidere con un lampo di luce questi cuccioli???”.
Severus, che era chino sull’animale si tirò su di scatto, ma non fece a tempo a reagire peperchéa cosa con una mano gli scalzò la bacchetta dalle dita e con l’altra gli assestò uno schiaffo violentissimo, che gli ruotò violentemente la testa di lato, causandogli un lancinante dolore al collo e un taglio al labbro inferiore. Non aveva fatto a tempo a rimettersi diritto quando un altro solenne sberlone gli colpì la guancia destra, facendogli perdere l'equilibrio e cadere a terra.

!StormQueen!
00mercoledì 20 aprile 2005 10:34


Severus rimase a terra qualche istante stordito, poi la cosa che lo aveva colpito lo strattonò per un braccio dicendogli in tono brusco: “Dai alzati, adesso che mi sono sfogata continuerò ad insultarti a parole, non a pugni.”.
Si mise a sedere scuotendo la testa e con sua somma sorpresa, quando riuscì a mettere a fuoco lo sguardo, si ritrovò davanti una ragazza molto alta ed esile e il suo primo pensiero fu che non poteva essere stata lei a stordirlo con quei colpi.
“Cosa sei?” gli chiese a bruciapelo la ragazza, ancora in piedi davanti a lui e con in mano la sua bacchetta.
“Cosa sono?- replicò Severus stupito- io sono un ragazzo! Ma TU cosa sei e come fai a picchiare in quel modo? Anzi!- continuò in tono sempre più concitato- Come ti permetti, con che diritto arrivi qui e mi colpisci a tradimento, mentre mi sto facendo gli affari miei????”.
“Come sarebbe a dire, mentre ti stai facendo gli affari tuoi?- replicò adirata la ragazza- Ho capito cosa sei, sei un altro di quei maghi che vengono a dar fastidio nella foresta, mozzando piante con noncuranza e ammazzando animali a destra e a manca senza preoccuparsi che forse stanno rovinando l’equilibrio naturale di questo posto!!!! E poi- continuò accalorandosi sempre di più- ti stavi facendo gli affari tuoi eh? Ma se poco fa hai fatto talmente casino che è un miracolo se non ti ritrovi puntati contro la tua faccia sporca tutti gli archi degli elfi della foresta?”.
E dicendo questo ributtò in grembo a uno sconvolto Severus la sua bacchetta magica.
“Hai ucciso due lupi che erano poco più che cuccioli- continuò in tono più tranquillo la ragazza- guardagli i denti, hanno poco più di un anno. Se avessi dato loro la caccia come si deve, alla luce del giorno e sfidandoli, come dovrebbe fare un guerriero onesto, forse non li avresti ammazzati”.
Severus, ancora seduto per terra, guardò come per la prima volta le carcasse dei due animali e si accorse che la ragazza aveva ragione, erano due esemplari giovani… “Ma scusa- chiese il ragazzo- innanzi tutto chi sei e poi non ho capito, il problema non è che ho ucciso questi lupi, ma che lo avrei fatto in modo non onesto? Non capisco, la caccia è caccia!”
Anche la ragazza, che adesso sembrava più triste che arrabbiata, si sedette sul prato: “Io sono un Elfo della comunità che abita in questa foresta e mi chiamo Taurije e tu non sei circondato dai nostri guerrieri solo perché sul grande albero a fare vedetta questa notte c’ero io con un altro e fortunatamente quando hai fatto tutto quel baccano e quella luce era il suo turno per dormire. E poi- seguitò Taurije- la questione non è tanto che hai ucciso due lupi, anche noi Elfi mangiamo carne, seppur di rado e quindi uccidiamo, ma lo hai fatto a caso di notte, uccidendo due elementi giovani, che potevano essere utili al branco. Di sicuro tra tutti i lupi della foresta ci sono elementi più deboli, la cui morte non avrebbe creato tanto danno. Lo so è crudele, ma è la legge della natura.”
Severus non aveva interrotto il discorso e sedeva guardando terra, rendendosi conto di quanto erano giuste le parole della ragazza e sentendosi profondamente deluso da se stesso: era stato mandato in quella foresta per dare una prova di abilità e di coraggio e lui aveva ucciso delle creature alle spalle, senza dar loro la possibilità di difendersi e combattere… bella vittoria che aveva riportato.
“Vedo che hai capito- disse l’Elfo guardandolo sena più rabbia negli occhi- sento i pensieri che ti attraversano la testa. Adesso finisci quello che devi fare e seppellisci i corpi, eviterai che le carogne marciscano al sole. Ti aspetto dietro a quegli alberi, ti accompagnerò lontano da qui, sei troppo vicino alla zona dove viviamo noi Elfi, e la maggior parte di noi non amano ricevere visite soprattutto dagli umani!”.
“Ma…” stava per ribattere Severus.
“Niente ma- ribattè secca Taurije- fai come ti ho detto e non cercare di allontanarti senza di me o ti troverai in grossi guai!”.

Severus fece come gli era stato detto mettendoci molto più del tempo necessario e poi si avvicinò agli alberi dove stava attendendo la ragazza.
“Bene- disse lei non appena lo vide- andiamocene adesso”.
“Ma non posso, non ho finito la mia ricerca!” ribattè accigliato Severus.
“Iniziamo ad allontanarci da qui e poi ne parleremo” rispose secca Taurje incamminandosi.
Camminarono un po’ senza parlare, e Severus da dietro si stupì dell’abbigliamento della ragazza: era un lungo vestito verde che si mimetizzava benissimo tra il verde della foresta, anzi sembrava cambiare colore a seconda della luce, perfetto per cogliere qualcuno di sorpresa come era successo a lui, inoltre la ragazza portava legata intorno ai fianchi una cintura alla quale era assicurata una spada, non certo molto femminile.
Ad un tratto lei riprese a parlare: “Chi ti ha mandato qui non ti aveva avvisato che nel messo della foresta c’era una comunità di Elfi non troppo cordiali? E si che altri maghi dalla foresta non sono mai tornati, il tuo padrone non deve avere una grande considerazione di te se non te lo ha detto!”
“No, non ero stato avvisato- rispose Severus pensieroso- ma non credevo che ci fossero Elfi qui nella zona, a dire la verità non ero nemmeno sicuro che esistessero, credevo non so, che foste tutti ben nascosti in zone molto più sperdute”.
Taurije rise e poi continuando a camminare spiegò che gli Elfi vivevano un po’ dappertutto, preferendo le zone più isolate, ma che certo la foresta di Malfoy Manor non era un luogo molto mondano.
“Non capita quasi mai nessuno qui- disse la ragazza- se non qualche sciocco mago tirocinante di non so cosa come sei tu a fare qualche stupida prova di coraggio, e a dire la verità non sono nemmeno molti quelli che tornano indietro da qui, oltre a noi Elfi ci sono altre creature pericolose che girano qui intorno”.
E continuò a camminare e a parlare della comunità Elfica, di come lei si fosse trasferita dall’isola di Skye a quella foresta incantata e di come quel viaggio fosse stato il periodo più bello della sua vita, che avrebbe voluto essere un uomo per poter andare via con gli Elfi erranti a conoscere il mondo.
“Scusa sai se parlo tanto- disse Taurije- ma capita talmente di rado che possa parlare con qualcuno di forestiero alla nostra comunità! Adesso parlami tu di qualcosa, della tua vita nel mondo di fuori, è la cosa ce mi piace di più conoscere cose nuove”.
Ma Severus, sebbene avesse ascoltato affascinato le parole della ragazza non era riuscito a levarsi dalla mente quelle due piante che gli mancavano e non voleva assolutamente tornarsene al castello senza aver almeno cercato di trovarle.
“Prima devo chiederti una cosa- esordì il ragazzo- io devo ancora cercare due piante prima di andarmene, non potresti lasciarmi girare ancora per questa foresta? Prometto che non verrò più nella vostra zona”.
Mentre diceva queste parole Severus si rese conto che per lui non era necessario seguire la ragazza, avrebbe semplicemente potuto smaterializzarsi in qualche momento… e quindi perché non lo aveva fatto?
Ma guardando i penetranti occhi grigi di Taurje si rese conto che lei possedeva una magia molto più forte della sua e che non gli avrebbe mai permesso di scomparire così senza conseguenze.
La ragazza socchiuse gli occhi, come per valutare meglio la sua proposta:”E dimmi allora: che cosa ti mancherebbe da trovare?”
Severus si fermò pensoso: “Bè non so se posso…”
“Come non sai se puoi, e se non mi dici che cosa stai cercando come faccio io a sapere se è nella zona dove abitiamo noi o no?”
“Hai ragione- rispose lui- e va bene, sto cercando delle foglie di un faggio di una driade e dei fiori di mahalya”.
Con sua sorpresa Taurije si mise a ridere forte: “Ma dimmi un po’, chi ti ha mandato qui voleva essere sicuro che non tornassi? Dimmi come pensavi di procurarti foglie di un albero di una driade? Credi che sarebbe venuta solo a chiamarla? E poi la mahalya, a parte che non è il periodo, ma lo sai che quel fiore cresce nel luogo più segreto degli Elfi? E che il fiore produce una droga potentissima che se respiri troppo ti fa addormentare fino a che il tuo cuore non smette di battere? E che solo pochissime persone addestrate possono maneggiarli???”
Severus guardava la ragazza con tranquillità… in fondo non era troppo stupito da quello che lei gli stava dicendo, sapeva bene che chi gioca con il fuoco rischia di bruciarsi e oramai lui si era invischiato in una palude senza fine. No, neanche ora che era all’inizio avrebbe più potuto tirarsi indietro da quello che aveva intrapreso, e anche chi lo aveva spedito in quella missione voleva da un lato assicurarsi che fosse in grado di sopravvivere a questa e dall’altro, soprattutto voleva assicurarsi che capisse le regole del gioco. Servizio a vita o morte, punto, senza possibilità di appello e senza rimpianti da parte di nessuno.
“Bene Malfoy, o chi diavolo sta sopra di te- pensò il ragazzo- voi siete furbi, ma io lo sono più di voi, vediamo alla fine chi sarà a reggere il gioco. Iniziamo col dimostrarvi come sono bravo ad ottenere quello che voglio!”.
Taurje lo guardava, percependo i pensieri che gli attraversavano la testa e lo invidiava. Invidiava il fatto che fosse lontano dai suoi luoghi abituali, ce stesse studiando, che poteva andarsene in giro quanto voleva, mentre lei non poteva oltrepassare limiti ben precisi all’interno della foresta, dove non accadeva mai niente fuori dal normale. Era stata felice di incontrarlo, perché portava dei cambiamenti nella sua vita che le pareva sempre uguale e aveva la possibilità di farsi raccontare tantissime cose di quel mondo esterno sconosciuto.
“Quanto tempo puoi rimanere nella foresta?” chiese la ragazza a bruciapelo.
Severus, ancora immerso nei suoi pensieri, rispose che il ragazzo che aveva fatto la prova prima di lui era tornato dopo sei giorni, ma non credeva ci fosse un tempo massimo.
Guardò Taurije come se volesse leggerle la mente: ”Io voglio trovare le erbe che mi mancano- le disse- per dimostrare a chi mi ha mandato che non ha a che fare con un ragazzino sprovveduto, e tu cosa vuoi?”.
La ragazza sostenne lo sguardo e rispose: “Quello che voglio ora purtroppo non è possibile, vorrei andarmene per il mondo come gli Elfi erranti, ma mio padre vuole tenermi qui fino a che non mi riterrà abbastanza matura, e quindi potrebbero passare millenni… Ma voglio anche sapere cosa c’è oltre quella foresta, come vivono gli uomini, come è il cielo, voglio parlare di qualcosa che non sia la storia degli Elfi, le leggende e la filosofia. Tu puoi darmi questo?”.
Severus in un attimo pensò alla sua vita a casa con i genitori, prima di frequentare Hogwarts e seppe che non c’era molto da raccontare, però c’era la scuola, c’erano le arti oscure e c’erano anche tutti i racconti di cose fatte dai suoi compagni e purtroppo mai da lui, che aveva sempre ascoltato avidamente…
“Siediti” le disse semplicemente, e iniziò a parlare.
!StormQueen!
00lunedì 25 aprile 2005 22:15
Severus iniziò a parlare e andò avanti a ruota libera per molto tempo.
Ogni tanto Taurije lo interrompeva per fargli delle domande e poi lui continuava… e si rese conto che era facile parlare, che era bello che qualcuno ti ascoltasse.
Era sempre stato un ragazzo solitario, taciturno, schernito e deriso per i suoi atteggiamenti, poco considerato anche dalla sua famiglia, ma adesso senza rendersene conto aveva scoperto che valeva la pena di parlare se qualcuno mostrava interesse, che era molto più facile relazionarsi se ci si apriva un po’, che era capace di raccontare e che quello che diceva poteva essere interessante anche se non riguardava le materie scolastiche, insomma, che aveva una vita di cui parlare…
Taurije dal canto suo, con la sua sete di viaggi e di scoprire il mondo pendeva dalle sue labbra, dimentica del diverbio avuto a causa dei lupi e avida di sapere di più su ogni cosa nuova.
Dopo diverse ore la ragazza guardò la posizione del sole nel cielo e si riscosse: ”E’ tardi, dobbiamo andare se vogliamo trovare almeno una delle tue piante- disse alzandosi- seguimi, ma stai indietro e non farti vedere”.

Camminarono per diverso tempo nel bosco, senza parlare, fino a che non arrivarono ad un ruscello. Taurije fece cenno al ragazzo di fermarsi si avvicinò all’acqua lentamente, tenendosi le mani appoggiate sulle tempie e gli occhi chiusi, come se dovesse concentrarsi.
Si fermò vicinissimo all’acqua e rimase nella stessa posizione qualche minuto, poi abbassò le braccia e si sedette sulla riva guardando l’acqua scorrere, ad aspettare.
Dopo diversi minuti dall’altra parte del ruscello si mossero delle foglie tra la boscaglia e a Severus, dal suo nascondiglio tra i rami, parve di vedere un’indistinta figura femminile, esile e quasi eterea.
Taurije si alzò e mosse qualche passo nell’acqua del ruscello, lo sguardo rivolto verso la figura, che sembrava diventare più irreale man mano che Severus la guardava.
I suoi contorni si confondevano con quelli della boscaglia e più cercava di osservarla più lei sembrava svanire e ad un tratto Taurije tornò a sedersi senza dire una parola, e dove prima c’era la figura ora non erano rimaste che foglie e ombre.
Passò un tempo indefinito. A Severus, appoggiato al ramo di un albero, sembrava quasi di vivere in un sogno immobile, si sentiva anche la testa leggera, era indifferente a tutto quello che succedeva intorno a lui, avrebbe potuto rimanere in quella posizione in eterno…
Ad un cero punto Taurije si alzò di nuovo e sorridendo entrò con i piedi nell’acqua del ruscello, che era alto solo una decina di centimetri e lo attraversò per andare a raccogliere qualcosa che era appoggiato sopra una pietra dell’altra riva.
Tornò sui suoi passi e senza dire una parola sorpassò il ragazzo, che la guardò passare quasi imbambolato e si riscosse solo quando, sempre senza parlare lei si fermò e lo invitò a seguirla tirandolo per una manica.
Camminarono ancora, fino a che la luce del sole non era scomparsa quasi del tutto e quindi si fermarono. Taurije sorrise nel vedere l’espressione del viso di Severus, che sembrava ancora perso nel suo mondo, distante, quasi assopito. “Dimmi, hai capito cosa è successo?” gli chiese con dolcezza.
Severus scosse la testa, sempre con quella strana sensazione di stordimento che non riusciva a passargli… non che gli importasse comunque.
“Hai assistito alla magia degli Elfi- spiegò Taurije ridendo- e direi che ti ha fatto effetto, ti sembra di essere sospeso nell’aria vero? Bè, dormi un po’, ti passerà e domattina sarai tornato normale.” e in un attimo scomparve.
Severus la guardò sparire senza interesse, poi si sdraiò su un fianco lì dove era senza preoccuparsi di nulla e in un momento si addormentò.
Non aveva posto nessun incantesimo di protezione, ma non ce n’era bisogno, la magia elfica lo avrebbe protetto meglio di qualsiasi altra cosa.

Il sole che si alzava nel cielo e filtrava dalle foglie colpì in viso il ragazzo che dormiva e lo svegliò.
Severus si stirò gli arti con lentezza, cercando di sciogliere le articolazioni irrigidite dalla notte passata sulla nuda terra e fece mente locale su quello che era accaduto il giorno prima.
Guardò le foglie che l’elfa aveva raccolto il giorno prima in riva al ruscello, e seppe che erano uno dei due ingredienti che gli mancavano.
Adesso mancava solo il fiore di mahaliya, ma sapeva che era molto raro e difficile da trovare, e Taurije gli aveva detto che la sua ricerca era anche pericolosa…
Quello che lui aveva fatto era comunque molto di più di quanto avesse fatto chiunque degli allievi precedenti, avrebbe potuto ritornarsene a casa serenamente, oltretutto ci aveva messo solo due giorni a recuperare tutti gli ingredienti… era stato davvero bravo, poteva essere fiero di se stesso.
Tuttavia non se la sentiva di andarsene così su due piedi,voleva salutare la ragazza che lo aveva aiutato… ed ascoltato.
In lei era riuscito a vedere quella stessa inquietudine che lo tormentava, la continua ricerca di qualcosa di più, di nuovo, la ricerca di se stessi, di quello che poteva dar loro la vita.
“Qualsiasi cosa io faccia non mi basta- pensò Severus- anche adesso non sono soddisfatto, qui posso vedere altre cose, e poi vorrei sapere come ha fatto lei a prendere queste foglie…”.
Il ragazzo si mise a camminare lentamente nel bosco, guardandosi intorno; aveva deciso di aspettare un’altra giornata, forse Taurije si sarebbe fatta viva.
Avrebbe aspettato fino alla sera, poi se non fosse ritornata lui se ne sarebbe andato.
Era la prima volta che Severus desiderava la compagnia di una persona, avevano tanto in comune e forse insieme avrebbero potuto trovare delle risposte...
!StormQueen!
00lunedì 25 aprile 2005 22:31
Taurije avrebbe fatto qualsiasi cosa per tornare ad ascoltare i racconti di quel ragazzo, ma la sera prima al suo ritorno suo padre l’aveva chiamata e sgridata davanti a tutti i suoi fratelli.
Aveva detto, come al solito, che non era corretto che lei sparisse dalla casa per ore, che girasse sola senza che nessuno sapesse cosa faceva, eccetera eccetera, di non mettersi in testa di scappare perché l’avrebbe fatta inseguire fino in capo al mondo, perché lei ancora non era matura per viaggiare, per stare al mondo senza controllo, che quando sarebbe venuto il momento per lei d poter andarsene con gli Elfi erranti lui l’avrebbe mandata, ma era ancora presto…
“Ancora presto- pensava Taurije imbronciata mentre aiutava le altre donne a preparare il filo per la tessitura- meno male che gli Elfi sono immortali, perché credo che dovrò aspettare altri mille anni”.
Quando la ragazza si lasciò alle spalle il villaggio era metà mattina, e sperava di ritrovare Severus nella foresta, non aveva fatto altro che pensare a quello che gli aveva raccontato del suo mondo il giorno prima e voleva rivederlo per dirgli addio.

Severus camminando era arrivato sulla riva di quello stesso ruscello che avevano la sera precedente, ma in un altro punto, dove l’acqua era più alta e gorgogliava correndo tra le rocce.
Era fermo a guardare l’acqua quando sentì un rumore alle sue spalle e Taurije sbucò dal bosco.
“Come mi hai trovato?” chiese lui felice di vederla, ma stupito. In fondo desiderava quell’incontro, ma si rese conto che non ci aveva creduto più di tanto.
“Magia elfica- gli rispose la ragazza- come quella di ieri sera”.
“E’ vero- le rispose Severus interessato- come hai fatto?”
L’elfa rise “Non sono l’unica curiosa quindi- rispose- sai che le driadi sono gli spiriti degli alberi vero?”
Severus annuì “Le driadi sono gli spiriti degli alberi e sono immortali, quando l’albero in cui risiedono muore diventano lo spirito di altri alberi, invece le amadriadi sono gli spiriti mortali, che hanno una durata della vita uguale a quella del loro albero. Le driadi hanno molti più poteri magici ma sono rarissime”.
“Esatto, rispose lei- ma non è esatto che sono poi così rare, il problema è che non si può capire quali sono gli alberi che hanno una loro driade, se non te lo dice la driade stessa. Le driadi e gli Elfi si conoscono bene, abbiamo molte cose in comune, e ieri sera ho chiamato una di loro per poterti procurare le foglie che ti servivano. Me le ha portate lei stessa dal suo albero.”
“Ma come hai fatto?- chiese Severus stupito- io non ho sentito nulla, ho solo scorto qualche cosa tra gli alberi”.
“Noi creature magiche della foresta possiamo comunicare con il pensiero- spiegò la ragazza- l’ho chiamata con la mente e lei è arrivata, poi mi a gentilmente portato quello che mi serviva. Non avresti mai potuto farlo da solo, chi ti ha dato questo compito sapeva che non ci saresti riuscito. Le driadi sono spiriti e nessuno le può trovare se loro stesse non vogliono, e voi umani non potreste mai chiamarle con la mente”.
Severus era assolutamente affascinato da questo discorso, i poteri psichici lo avevano sempre intrigato, e anche a scuola aveva frequentato il corso di divinazione, ma ne era rimasto molto deluso.
Prima che potesse parlare Taurije diede voce ai suoi pensieri: ”Vorresti imparare vero? Per voi umani è praticamente impossibile.- disse decisa- Noi Elfi sappiamo comunicare con il pensiero, leggere nella mente e chiudere la nostra mente alle intrusioni esterne, ma per voi sono possibili solo le ultime due ed anche queste richiedono capacità fuori dal comune”.
“Ma quindi tu senti tutto quello che penso?” chiese il ragazzo preoccupato.
“No- sorrise Taurije- so chiudere la mia mente anche in entrata, altrimenti impazzirei quando sono in mezzo a tante persone! Se ho la mente chiusa posso sentire solo pensieri molto forti, per esempio la rabbia, invece se voglio percepire i pensieri degli altri devo aprirmi, ma è una cosa piuttosto antipatica e anche faticosa. A me non piace molto, anche se è utile talvolta. E poi si può parlare mentalmente con altri che hanno la stessa capacità, quindi praticamente tutti in questa foresta”
Severus oramai era dimentico del motivo per cui era venuto in quella foresta, completamente rapito dall’idea di imparare a leggere la mente e tempestò la ragazza di domande, cercando di capire se anche lui avrebbe potuto imparare quell’arte.
Taurije gli spiegò pazientemente, un po’ spaventata dalla foga che vedeva negli occhi del ragazzo, ma fu categorica: solo gli Elfi sapevano comunicare tra loro con il pensiero e gli umani, anche se maghi, a quanto sapeva lei non lo potevano fare.
Dietro l’insistenza di Severus a malincuore cercò di chiudere l’argomento: “Senti, io ero venuta solo a salutarti- gli spiegò- dimenticati il fiore che cerchi, è impossibile trovarlo, e anche se ci riuscissi diventeresti pazzo prima di poterlo avvicinare, o saresti ucciso da uno degli Elfi che gli fa la guardia. Ti prego, adesso vattene, non posso fare di più, c’è anche mio padre sul piede di guerra, che vuole sapere come passo le mie giornate e se qualcuno mi sta cercando e scoprirà che sei stato qui non ti lascerà certo andare incolume. Vai via, via!” continuò la ragazza spingendolo, con la voce che le tremava.
“Grazie per tutto quello che mi hai insegnato sul mondo la fuori- continuò- starei ad ascoltarti ore, ma non posso, non posso! Vattene!”
“Non posso- rispose Severus bloccandole le mani- non posso andarmene sapendo quello che mi hai detto. Anche io sono come te Taurije, prigioniero di un mondo che mi sta stretto, con una sete di conoscenza che non riesco a placare, con la voglia di fare talmente tante cose che pensi che una vita non ti basterà e tuttavia non puoi fare nemmeno la metà di quello che desideri.”
Il tono di Severus diventava sempre più concitato man mano che proseguiva nel discorso :”Niente ti basta mai, la compagnia ti da quasi fastidio perché devi fare, studiare, scoprire e tu adesso vuoi scacciarmi via dopo avermi tranquillamente detto che sai parlare con la mente”.
Il ragazzo la fissava, i suoi occhi neri erano lucidi come se avesse la febbre, quasi spiritati.
“Non posso- rispose debolmente Taurije- mi dispiace ma non so come fare!Devi andare, qui probabilmente arriverà qualcuno”
“La settimana prossima- disse Severus- mi materializzerò qui all’alba. Tu insegnerai a me ed io insegnerò a te. Ti porterò dei libri che parlano del mondo di fuori, di luoghi lontani, ci sarai, dimmi che ci sarai!”
La lasciò bruscamente, lei lo guardava ammutolita non sapendo cosa rispondere…
“Cero che ci sarai- concluse lui sorridendo- sei come me, non resisti in gabbia, devi aprirti un varco per respirare. Tra una settimana” e detto questo si smaterializzò con uno schiocco.

Taurije rimase sola in riva al ruscello. Dentro di lei si agitavano quei pensieri che suo padre chiamava “solamente capricci”.
Sentiva come sue quelle parole che Severus aveva detto, e sapeva che se non fosse andata all’appuntamento non avrebbe potuto darsi pace.
Quando sarebbe successo qualcosa d’altro di simile in quel bosco? Probabilmente la aspettavano ancora anni di monotonia nel suo villaggio, a studiare e sentir parlare sempre delle stesse cose, a creare con infinita pazienza, di cui lei era decisamente sprovvista, i meravigliosi manufatti Elfici prima che passassero di lì degli Elfi erranti con le loro storie da raccontare.
Basta aveva deciso, sarebbe stata lì, disobbedendo ancora una volta a suo padre, pronta ad insegnare a ad imparare.
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