NO NO NO NO NO

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Socialdemoc®atico
00sabato 24 giugno 2006 11:41
http://www.referendumcostituzionale.org/
Socialdemoc®atico
00sabato 24 giugno 2006 11:44
http://operazioneverita.splinder.com/
Socialdemoc®atico
00sabato 24 giugno 2006 11:45
http://www.unioneweb.it/
Socialdemoc®atico
00sabato 24 giugno 2006 11:46
http://www.romanoprodi.it/cgi-bin/adon.cgi?act=doc&doc=1751
Socialdemoc®atico
00sabato 24 giugno 2006 11:47
http://www.ulivo.it/cgi-bin/adon.cgi?act=doc&doc=97959&sid=8
Socialdemoc®atico
00sabato 24 giugno 2006 11:49
http://pesanervi.diodati.org/pn/index.asp?a=306&xyz=costituzione
Socialdemoc®atico
00sabato 24 giugno 2006 11:52
... sono non solo COGLIONE, ma anche INDEGNO ...

L'ex premier: "Indegni" gli italiani che bocciano la riforma costituzionale - Immediata la replica del web con il sito sonounindegno.com

Berlusconi insulta chi vota No - in Rete il blog degli indegni
di CLOTILDE VELTRI - Repubblica.it

Non ha fatto neanche in tempo a pronunciare l'insulto che i blogger si sono scatenati online dando vita a sonounindegno.com. Berlusconi dà degli indegni agli italiani che voteranno No al referendum. La Rete coglie l'attimo e risponde a tono. Aprendo un blog e, di conseguenza, il dibattito.

Come un déjà vu. Sembra ieri che l'allora presidente del consiglio definiva "coglioni" gli elettori del centrosinistra colpevoli di non votarlo. Allora, per protesta, la Rete si ribellò. Nacque sonouncoglione.com che fece migliaia di proseliti e un esercito di utenti (non solo di sinistra) arrabbiati, offesi, pronti a dire la propria.

Oggi Berlusconi replica. E il web pure. Nel pomeriggio il leader di Forza Italia apre la manifestazione romana per il sì al referendum e si lascia andare a uno dei suoi apprezzamenti verso chi non la pensa come lui. Dice alla folla: "Nessun italiano può sentirsi degno di essere tale se domenica non sarà andato a dare il proprio sì alla riforma costituzionale".

Insomma, quelli che voteranno No sono indegni di essere italiani. I blogger colgono al volo. E, appena un'ora dopo la dichiarazione, compare online il sito sonounindegno.com.

Autori, gli stessi di sonouncoglione.com. Che si definiscono come "un gruppo di amici che in un pomeriggio della primavera romana, scoprirono d'essere dei coglioni. Adesso che l'estate sta cominciando, apprendiamo d'esser diventati altro: non più dei coglioni, ma finalmente degli indegni".

Il blog ha già qualche commento perché gli internauti sono veloci e hanno voglia di comunicare. C'è chi ironizza: "Per fortuna che c'è Silvio".
Socialdemoc®atico
00sabato 24 giugno 2006 11:53
http://www.iltafano.blog.kataweb.it/
Socialdemoc®atico
00sabato 24 giugno 2006 11:57
http://destriesinistri.forumfree.net/?t=8994934&view=getlastpost#lastpost
Socialdemoc®atico
00sabato 24 giugno 2006 12:06
http://sonounindegno.splinder.com/

sonouncoglione.splinder.com/
Socialdemoc®atico
00sabato 24 giugno 2006 12:09
COMITATO PROMOTORE DEL REFERENDUM
SULLA MODIFICA DELLA II PARTE DELLA COSTITUZIONE
Le ragioni di un NO
Appello del Comitato Scientifico


Il referendum del 25-26 giugno è una decisiva occasione per azzerare una riforma che investe parti
essenziali della Costituzione repubblicana. Il nostro proposito, dichiarato due anni fa, è stato:
aggiornare, non demolire la nostra Carta costituzionale: ma le riforme coerenti con i principi
fondamentali della Costituzione possono realizzarsi solo se viene cancellata questa pessima
controriforma.
Il testo sottoposto a referendum, indicato con l’improprio nome di “devolution”:
a) ferisce l’unità nazionale attribuendo alle Regioni la competenza esclusiva in materie che
riguardano i livelli essenziali delle prestazioni per i diritti alla salute ed alla istruzione. Oltre ai costi
mai precisati di questa operazione, che sarebbero comunque molto alti, è chiaro che soluzioni
dissociative di questa natura si risolverebbero in un ulteriore depotenziamento delle Regioni
finanziariamente più deboli, rendendo vano ogni sforzo di perequazione nell’ambito del federalismo
fiscale. In più, il sistema sanitario tenderebbe a differenziarsi per il diverso rapporto tra sanità
pubblica e sanità privata. Bisogna poi tener conto dei pesanti effetti di differenziazione derivanti
dalla attribuzione del carattere esclusivo alle competenze regionali nelle altre materie non
espressamente riservate alla legislazione dello Stato (agricoltura, industria e turismo, tra le altre): in
queste materie potrebbe diventare impossibile la determinazione di principi generali unitari e di
qualunque politica nazionale;
b) concentra nel Primo ministro poteri che rendono del tutto squilibrata in senso autoritario la forma
di governo dell’Italia, isolandola dagli Stati liberal-democratici. La blindatura del vertice del
governo è praticamente assoluta, perché la sua sostituzione con un altro Primo ministro
appartenente alla stessa maggioranza (che eviterebbe lo scioglimento della Camera), è resa
impossibile dall’altissimo quorum richiesto. Il Presidente della Repubblica perde il potere di
scioglimento della Camera, che passa integralmente al Primo ministro: la Camera dei deputati è
degradata ad una condizione di mortificante inferiorità: o si conforma alla richiesta di approvazione
di un testo legislativo su cui il Premier ha posto la questione di fiducia o, se dissente, provoca lo
scioglimento dell’Assemblea e il ritorno di fronte agli elettori. La finalità “antiribaltone” non
giustifica queste scelte estreme, perché la stabilità del governo dipende soprattutto dal “fatto
maggioritario”, realizzabile anche con l’attribuzione di un premio di maggioranza, come è già
avvenuto nelle XIV e XV legislature;
c) Il superamento del bicameralismo paritario (escludendo il Senato dal rapporto di fiducia) non è
giustificato dalla creazione di un vero Senato federale rappresentativo degli enti e delle comunità
territoriali. La riduzione del numero dei parlamentari è un espediente puramente demagogico perché
sarebbe operativa solo dal 2016, quando gli attuali parlamentari saranno per lo più in pensione;
d) La distribuzione delle attribuzioni legislative tra Camera e Senato in base alle diversità delle
materie (quelle di competenza esclusive dello Stato, le altre di competenza concorrente con le
Regioni) rende del tutto incerto l’esercizio del potere di legiferare, anche perché il Primo ministro
può spostare dal Senato alla Camera la deliberazione in via definitiva sui testi ritenuti fondamentali
per l’attuazione del programma di governo;
e) da ultimo, ma non per ultimo, il testo sottoposto a referendum viola l'art. 138 della Costituzione,
che non prefigura “riforme totali” della Carta, e viola i diritti degli elettori, radicati negli artt. 1 e
48 Cost., elettori che con un solo "si" o "no" vengono costretti a prendere contemporaneamente
posizione sulle modifiche delle funzioni del Presidente del Consiglio, delle funzioni del Presidente
della Repubblica, del procedimento legislativo, della composizione e delle funzioni di Camera e
Senato, delle competenze legislative regionali, della composizione della Corte costituzionale, del
giudizio di legittimità costituzionale in via diretta e del procedimento di revisione costituzionale.
Se vincesse il sì diventerebbe impossibile per molto tempo cambiare un testo approvato dal popolo;
mentre se vince il no, c’è solo il rifiuto di “quella” riforma (votata nella passata legislatura) restando
aperta la strada per emendamenti migliorativi puntuali coerenti con i principi ed equilibri
fondamentali dell’impianto costituzionale: emendamenti da approvare a maggioranza qualificata, in
forza della auspicata riforma dell’art. 138 della Costituzione, volta a mettere fine una volta per tutte
all’epoca delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza.
Firmato da :
Presidenti o Vice-Presidenti emeriti della Corte costituzionale (17)
Leopoldo Elia
Antonio Baldassarre
Enzo Cheli
Riccardo Chieppa
Piero Alberto Capotosti
Francesco Paolo Casavola
Giovanni B. Conso
Fernanda Contri
Mauro Ferri
Francesco Guizzi
Renato Granata
Carlo Mezzanotte
Guido Neppi Modona
Valerio Onida
Gabriele Pescatore
Giuliano Vassalli
Gustavo Zagrebelsky
Professori universitari di diritto costituzionale, diritto pubblico e diritto amministrativo (184)
Franco Bassanini
Alessandro Pizzorusso
Lorenza Carlassare
Alessandro Pace
Federico Sorrentino
Gaetano Azzariti
Gianni Ferrara
Sergio Stammati
Massimo Luciani
Umberto Allegretti
Fulco Lanchester
Paolo Caretti
Salvatore Prisco
Antonino Spadaro
Mario Dogliani
Maurizio Fioravanti
Giorgio Pastori
Roberto Bin
Paolo Ridola
Giancandido De Martin
Adriana Vigneri
Roberto Zaccaria
Pietro Ciarlo
Luisa Torchia
Renato Balduzzi
Vincenzo Cerulli Irelli
Domenico Sorace
Stefano Grassi
Enzo Balboni
Carlo Amirante
Giuseppe Ugo Rescigno
Antonio Ruggeri
Augusto Cerri
Aldo Loiodice
Mauro Volpi
Angelo Mattioni
Michele Scudiero
Adele Anzon
Massimo Villone
Marco Olivetti
Roberto Toniatti
Gregorio Arena
Paolo Carrozza
Massimo Carli
Maurizio Oliviero
Alfonso Di Giovine
Bernardo G. Mattarella
Alessandro Torre
Angelo Antonio Cervati
Annamaria Poggi
Ernesto Bettinelli
Giulio Vesperini
Vittorio Angiolini
Tania Groppi
Gianfranco D’Alessio
Silvio Gambino
Alfonso Celotto
Alberto Massera
Cesare Pinelli
Giovanni Serges
Giuseppe Di Gaspare
Enrico Grosso
Gladio Gemma
Roberto Pinardi
Agatino Cariola
Andrea Pugiotto
Massimo Siclari
Anna Chimenti
Eduardo Gianfrancesco
Angela Musumeci
Francesco Rimoli
Nicola Colaianni
Gianluca Gardini
Stefano Sicardi
Auretta Benedetti
Carla Barbati
Paolo Carnevale
Gianni Sacco
Andrea Gratteri
Roberto Oliva
Francesco Vella
Mauro Renna
Ernesto Sticchi Damiani
Bruno Dente
Emanuele Conte
Marco Bombardelli
Alberto Lucarelli
Maria Paola Guerra
Nicola Lupo
Stefano Passigli
Maria Alessandra Sandulli
Maria Cristina Grisolia
Lorenzo Chieffi
Giovanni Cocco
Giorgio Grasso
Antonio D'Aloia
Riccardo Guastini
Joerg Luther
Filippo Pizzolato
Emanuele Rossi
Camilla Buzzacchi
Anna Marzanati
Aldo Sandulli
Gianmario De Muro
Fernando Puzzo
Barbara Marchetti
Francesco Bilancia
Paolo Giangaspero
Leopoldo Coen
Daria De Pretis
Giovanni Di Cosimo
Giuditta Brunelli
Antonio Cantaro
Rosanna Tosi
Claudio De Fiores
Saulle Panizza
Giuseppe Campanelli
Pietro Pinna
Omar Chessa
Elena Malfatti
Sandro Staiano
Francesco Rigano
Matteo Cosulich
Filippo Donati
Maria Stella Righettini
Valeria Piergigli
Luisa Azzena
Nicola Vizioli
Giampaolo Gerbasi
Luca Baccelli
Paola Marsocci
Laura Ronchetti
Roberta Calvano
Sergio Congiu
Renato Pescara
Giovanni Saracino
Diego Corapi
Giulia Tiberi
Giulio Enea Vigevani
Pio G. Rinaldi
Alessandra Valastro
Luigi Cozzolino
Luca Castelli
Vincenzo Tondi della Mura
Roberto Romboli
Pasquale Costanzo
Barbara Pezzini
Carlo Colapietro
Raffaele Bifulco
Filippo Satta
Roberto Cavallo Perin
Guido C. di San Luca
Fabio Francario
Antonio Romano Tassone
Giorgio Cugurra
Luigi Volpe
Paolo Veronesi
Marina Calamo Specchia
Giovanni Duni
Alessandro Mazzitelli
Gianluca Bascherini
Giovanna Endrici
Walter Nocito
Paolo Sabbioni
Sergio Gerotto
Maurilio Gobbo
Enrico Caterini
Guerino D'Ignazio
Laura Rainaldi
Marco Ruotolo
Andrea Piraino
Andrea Giorgis
Edoardo Chiti
Rodolfo Lewanski
Nicoletta Rangone
Felice Besostri
Mario Ganino
Caterina Cittadino
Elisabetta Lamarque
Giancarlo Montedoro
Francesco Cerrone
Fabio Corvaja
Marco Giampieretti
Giovanni Tarli
Filoreto D'Agostino
Professori universitari di materie giuridiche (102)
Pietro Rescigno
Stefano Rodotà
Nicolò Lipari
Luigi Ferrajoli
Paolo Zatti
Enrico Di Nicola
Gabrio Forti
Arianna Fusaro
Leopoldo Tullio
Anna Maria Pagliei
Mario Losano
Eligio Resta
Francesco Trimarchi
Maria Vittoria Cozzi
Clemente Santillo
Mario Fiorillo
Federico Carrai
Alberto Oliverio
Luigi Berlinguer
Lucia Serena Rossi
Anna Lazzaro
Valentina Prudente
Alessandro Dal Piaz
Francesco Domenico
Pietro Mancini
Sergio Caruso
Domenico Gallo
Fausta Guarriello
Carlo Cester
Giuseppe Pera
Giancarlo Guarino
Marco De Cristofaro
Gilberto Lozzi
Antonio Mantello
Giuliano Crifò
Mauro Catenacci
Oronzo Mazzotta
Massimo Coccia
Maria Luisa Alaimo
Piero Antonio Bonnet
Maria Grazia Campari
Fausto Granelli
Pia Acconci
Antonio Marchesi
Carlo Renoldi
Mauro Meucci
Francesco Maisto
Riccardo Fuzio
Antonella Salomoni
Claudio Di Turi
Francesco Sbordone
Severino Nappi
Giorgio Giraudi
Roberto De Luca
Renate Siebert
Massimo Fragola
Sabina Licursi
Fabrizio Amato
Silvia Albano
Emilio Siriani
Alessandra Facchi
Thomas Casadei
Silvia Bozzelli
Franco Batistoni Ferrara
Giuliano Lemme
Lucio Lanfranchi
Antonio Carratta
Maria Donata Panforti
Gustavo Gozzi
F. Zanchini Castiglionchio
Ermanno Vitale
Angela Del Vecchio
Lia Biscottini
Anna Cardiota
Alessandra D’amico
Nadia Del Frate
Giovanna Fava
Fabrizio Frasnedi
Samuela Frigeri
Fausto Gardini
Giuseppe Giampaolo
Maria Elena Guarini
Raffaella Lamberti
Claudia Landi
Irene Mazzone
Rosa Mazzone
Elena Merlini
Elena Passanti
Patrizia Ravellini
Carlo Ronconi
Maria Grazia Scacchetti
Maria Teresa Semeraro
Elena Tasca
Stefania Tonini
Pierangela Venturini
Maria Virgilio
Vincenzo Ferrari
Sergio Mattone
Luca Lo Schiavo
Massimo Basilavecchia
Fabio Botta
Giovanna Mancini
Professori universitari di altre discipline (184)
Pietro Scoppola
Giuseppe Alberigo
Pippo Ranci
Salvatore Settis
Alessandro Pizzorno
Augusto Graziani
Guido Formigoni
Massimo Bordignon
Arnaldo Bagnasco
Marcello Messori
Mario Sarcinelli
Riccardo Mussari
Gianluigi Beccaria
Francesca Zajczyk
Silvia Giannini
Claudio Nunziata
Lorenzo Caselli
Valerio Speziale
Luciano Benadusi
Adriana Topo
Paola Tornaghi
Giuseppe Marotta
Giana Antonio Mian
Marcello Piazza
Luciano Corradini
Franco Russo
Giovanbattista Zorzoli
Umberto Mazzone
Michele Emmer
Mariuccia Salvati
Michele Lalla
Adele Maiello
Luciano Hinna
Stefano Tortorella
Maria Giulia Amatasi
Marina Torelli
Joan FitzGerald
Silvia Carandini
Eugenia Equini Schneider
Ferruccio Marotti
Elena Pierro
Francesco Romeo
M. Teresa Spagnoletti Zeuli
Fulvio Rino
Valentina D’Urso
Stefano Trinchese
Mario Vietri
Giovanna Bianchi
Livio Triolo
Marco Rossi
Silvana Saiello
Paolo Bosi
Alberto Bugio
Francesca Bettio
Maria Cecilia Guerra
Corinna Papetti
Ennio Bertolucci
Achille Flora
Carlangelo Liverani
Vincenza Orlandi
Federico Albano Leoni
Geminello Preterossi
Carmine Ampolo
Anna Oppo
Paolo Ramat
Gaetano Arfè
Marcello Cini
Giovanna Grignaffini
Wilma Labate
Raniero La Valle
Simona Pergolesi
Aurelio Picchiocchi
Stefania Pastore
Enrico Pugliese
Gabriella Turnaturi
Antonella Tabacchini
Giorgio Vecchio
Claudio Pavone
Anna Rossi-Doria
Antonello Sotgiu
Antonio Bertacca
Carlo Cerotto
Cristiana Peroni
Enrico Giusti
Ernesto Lamanna
Fernando Ferroni
Giuseppe Marchesini
Marta Cucciolini
Maurizio Benfatto
Pier Maria Gaffarini
Pier Raimondo Crippa
Renzo Vaccarone
Roberto Bartolino
Roberto Bellotti
Roberto Cirio
Sergio Ratti
Giuseppe Catalano
Mario Regini
Tazio Pinelli
Wanda M. Alberico
Patrizia Mentrasti
Maria G. Lo Duca
Bruno Anatra
Maria Barbara Ponti
Leonida Pandimiglio
Danilo Giulietti
Leopoldo Milano
Maria Itala Ferrero
Barbara Caccia
Amedeo De Dominicis
Fabrizio Bertinetto
Cristina Burani
Arnaldo Stefanini
Michele Livan
Sofia Casula
Davide Caramella
Ubaldo Bottigli
Marco Salis
Paola Benincà
Tommaso Pizzorusso
Anna Laura Zanatta
Carla Varese
Giuliana Giusti
Roberto Antonelli
Sandra Di Majo
Anna Antonini
Marco Budinich
Paolo Bufera
Giunio Luzzatto
Giovanni Bachelet
Mario Calvetti
Laura Sannita
Carlo Bernardini
Giorgio Parisi
Giorgio Gallo
Emanuele Menegatti
Andrea Zanella
Claudio Natoli
Francesco Di Matteo
Amalia Signorelli
Giancarlo Monina
Paola Crucci
Alberto Melloni
Marzolini Bartolini Bussi
Ferdinando Arzarello
Iaia Masullo
Alessandro Lenci
Mauro Belli
Arnaldo Vecli
Ennio Gozzi
Luca Fanfani
Daniele Zedda
Michelangelo Bovero
Filippo Zerilli
Giancarlo Gialanella
Lucia Re
Mirella Enriotti
Giuliana Chiaretti
Carla Bazzanella
Maria Concetta Dentoni
Federico Butera
Luigi Mazza
Paolo Rossi
Gabriele Pasqui
Daniela Lepore
Enrico Rebeggiani
Luciano Vettoretto
Gian Paolo Caselli
Giorgio Prodi
Giorgio Zanetti
Giulio Conticelli
Giuseppe Dell’Agata
Francesco Fidaleo
Donatella Barazzetti
Carlo Donolo
Laura Di Nicola
Lucia Saguì
Luciano Mariti
M. Luisa Cerrón Puga
Paolo Gramolino
Franco Benigno
Maurizio Donato
Franco Eugeni
Giorgio Caravale
Socialdemoc®atico
00sabato 24 giugno 2006 12:12
VOTO NO
VOTA NO
VOTIAMO NO
eccebombo§
00sabato 24 giugno 2006 14:07
una sintesi estrema per chi, incerto sul voto referendario, non avesse tempo di documentarsi:

quattro autori della riforma costituzionale.

uno è calderoli, che ha dato prova della sua bravura e cultura e abilità politica con la nuova legge elettorale, il porcellum come lui stessa la ha chiamata: fatta per far vincere le elezioni al cdx in difficoltà, non è riuscita neppure a ciò.
di professione fa l'odontoiatra (o odontotecnico?). per intendersene di costituzione, roba terribilmente complessa, si ritiene che serva almeno una laurea in giurisprudenza.

l'altro è d'onofrio, noto per essere stato il primo mimistro della pubblica istruzione che sbagliava i congiuntivi. l'aspetto del volto di d'inofrio rivela il suo grado di cultura e intelligenza a colpo d'occhio. non sembra un'aquila.

il terzo è nania. aennino che ha fatto carriera facendo a botte con i sinistri e se non ricordo male ricevendone una condanna. di leggi ne sa più degli altri due, ma se lo avete mai sentito in tv avrete notato che il suo terreno è la polemica, lo strappare la parola agli avversari, e non la capacità giuridica.

il quarto non lo conosco, ma anche se vaesse, al contario dei primi tre, una normale intelligenza ed una conoscenza dei complessi eccanismi giuridici di ogni costituzione, non credo che da solo abbia potuto contrastare le "saggezze" dei primi tre.

dunque, votiamo no.

p.s. a chi pensa che è meglio votare sì perché la nostra costituzione è vecchia e svecchiarla anche con una vaccata è meglio di niente, ricordo che invece si tratta di una costituzione se non giovane almeno di età media fra le sue consorelle.
coetanea di quella tedesca, la nostra ha 130 anni in meno di quella USA, che nessuno si è mai sognato di modificare sostanzialmente solo perché "vecchia"
Mister Blu Notte
00domenica 25 giugno 2006 10:37
Pro Cdluc
00domenica 25 giugno 2006 12:25
Ed aggiungiamo anche...
un bel "VAFFA....." a Berlusconi e tutta la sua combriccola di mafiosi!
Socialdemoc®atico
00lunedì 26 giugno 2006 11:59
"In gioco il destino del Paese"
Prodi punta sullo scatto finale

di MARCO MAROZZI

BOLOGNA - Preoccupazione. Immensa preoccupazione. E la speranza, altrettanto forte, decisiva, che l'elettorato di centrosinistra, abbia uno scatto finale. "Consapevole che in gioco c'è il destino del Paese". L'appello, attraverso molti tam tam, cercando di superare delusioni e stanchezze, è che nelle ultime ore esploda un "fronte del no" non solo virtuale, convinto di farcela comunque per meriti altrui. Vada a votare dappertutto, finché c'è tempo. Come ha fatto, pur nel caldo e nelle percentuali senza incanti, in Emilia e in Toscana.

Romano Prodi ha lasciato Bologna fra segnali che fino all'ultimo, fino alla chiusura odierna delle urne, terranno con il fiato sospeso. Il grande dubbio era portato dai dati dell'affluenza, montava mentre le ore scorrevano. Cercava di tenere a bada la tensione e i suoi incubi.

Con la Lombardia di Formigoni, di Berlusconi, della Lega che alle dieci di sera arrivava al 42,7%. Il Veneto di Galan al 40,8. Il Nord nel suo complesso raggiungeva un pesante 41%, mentre il Centro - terra di elezione per l'Ulivo e l'Unione - si fermava al 37%.

Il sorriso al presidente del Consiglio glielo portava come sempre la sua Emilia, che tre ore prima della chiusura dei seggi, alle sette di sera mentre lui s'involava per Roma, aveva superato il 30% di affluenza: la percentuale più alta in Italia, con Reggio Emilia e Scandiano, le terre natali, a fare i record. Alla chiusura dei seggi esplodeva un 45,22 in città, il 46,17 nella provincia, il 47,61 nella natale Scandiano, con il top del 56,5 a Fabbrico e un 44,1% in regione. "Aprono sempre il cuore" dice il presidente, sperando che i segnali si dilatino all'Italia.


"Le regioni rosse, l'Emilia, la Toscana, le Marche, l'Umbria, il Lazio varranno la Lombardia e il Veneto" ha cercato di rassicurarlo Piero Fassino appena il presidente del Consiglio è atterrato nella capitale. Prodi ha preso l'aereo di Stato mentre su Bologna le prime ombre non riuscivano a cacciare un caldo grigio, senza sole. Destinazione Roma, dove oggi attende il risultato del referendum sulla Costituzione. Con la speranza che l'affluenza, l'affluenza del fronte del no, aumentasse mentre lui era in volo. E cresca ancora stamattina. "Spiegate ad amici e parenti, a tutte le persone che conoscete l'importanza dell'appuntamento. E di quanto sia importante andare a votare. Votare no" è stato il messaggio che ha ripetuto fino alla fine.

Questa domenica di urne aperte è però stato il giorno del silenzio. Il presidente del Consiglio ha scelto di vivere un giorno festivo come tutti gli altri, nella Bologna dei ritorni - "quando si può" - per i week-end. Corsa alle otto di mattina con gli amici soliti, sui colli. Un'ora e mezza tirata, fra stradine e boschi che facevano ombra e rendevano più sopportabile la calura in aumento. Politica bandita dalle chiacchiere in scarpe e tenuta da jogging.

Poi alle dieci e mezza via, al seggio. Con i giornalisti in attesa sotto casa. Il solito Liceo Galvani, fra i portici rossi di via Castiglione. Lui e Flavia. Da passeggiata domenicale, fra messa e pranzo in famiglia con Giorgio, il figlio grande, economista anche lui, Veronica e Chiara, la nuora e la nipotina. Nessuna fila al seggio, come dappertutto.

Prodi allontana ogni discorso sul referendum. Sdrammatizza, lanciandosi sui Mondiali di calcio. "Speriamo di trovarci in semifinale la Germania. Angela Merkel mi ha invitato. Con molta insistenza. Prima però bisogna vincere con l'Australia". Parla di un viaggio che sogna, per due partite decisive per l'Italia, prima l'incontro con i padroni di casa, poi la finalissima. "Comunque è un bel campionato. Mi ha fatto molta impressione per come è organizzato e per la quantità di gente negli stadi. Sempre pieni. Straordinario. Mi ricordo altri campionati in cui per le partite cosiddette minori le tribune erano mezze vuote. Adesso invece c'è un'esplosione, sempre".

Ma altri risultati oggi incombono. Oltre il match con l'Australia. la grande attesa è per il referendum e quel che succederà dopo. "Quando la partita comincerà si dovrebbe già sapere come è finita". "Non è gioco il destino del mio governo - è la linea del presidente del Consiglio - ma quello dell'Italia. Berlusconi ha tutto l'interesse a politicizzare lo scontro, ha bisogno di rivincita. Ma io nel passato non ho dato un giudizio politico sul governo di allora nemmeno quando ho commentato le elezioni locali che abbiamo stravinto. Nessuno mi ha sentito legare il risultato elettorale ad un giudizio politico sul governo. Non l'ho fatto allora, non lo farò adesso con il referendum".

Prodi sa però benissimo che una vittoria dei "sì" avrebbe un effetto fortissimo sul quadro politico: rafforzerebbe non solo l'opposizione ma consacrerebbe la leadership di Berlusconi. Aprirebbe ferite e debolezze di calibro lacerante nel centrosinistra e nella capacità di azione di una compagine governativa davanti alla quale stanno già compiti durissimi. "Non possiamo permetterci una riforma sbagliata - insiste Prodi da sempre - che aumenterebbe le diseguaglianze fra territori e cittadini del nostro Paese, sconquasserebbe una sanità già colpita, renderebbe molto difficile legiferare, ridurrebbe il Presidente della Repubblica a un ruolo di notaio senza poteri".

(26 giugno 2006)
eccebombo§
00lunedì 26 giugno 2006 21:47
e adesso facciamo festa
ragazzi, che gioia.
per me questo, dei tre appuntamenti elettorali, era il più significativo, e non il meno importante.
ha vinto, no, stravinto il NO dei coglioni indegni (per il moderatore: non è un insulto, sono gradi: coglione semplice e coglione indegno; ce li siamo guadagnati sul campo).

e allora adeso facciamo festa grande.
Socialdemoc®atico
00martedì 27 giugno 2006 01:14
Re: e adesso facciamo festa

Scritto da: eccebombo§ 26/06/2006 21.47
ragazzi, che gioia.
per me questo, dei tre appuntamenti elettorali, era il più significativo, e non il meno importante.
ha vinto, no, stravinto il NO dei coglioni indegni (per il moderatore: non è un insulto, sono gradi: coglione semplice e coglione indegno; ce li siamo guadagnati sul campo).

e allora adeso facciamo festa grande.



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