apostata felice, 21/11/2005 14.16:
Mi va di discutere con i foristi di un’argomento impegnativo, PERCHE’ Israele non credette in Gesù, insomma quale fu la CAUSA di un simile comportamento del popolo d’Israele?
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Leggo ora questo post di un paio di anni fa,
devo purtroppo constatare che dopo 2000 anni di antisemitismo, ancora l’ignoranza (termine tecnico) la fa da padrona.
Comunque posterò di seguito un po’ di materiale per chi vuole documentarsi.
Ho letto delle risposte incredibili a questo post, ancora c’è chi crede che Gesù fu ucciso dagli Ebrei,
ci si chiede perché non è stato riconosciuto, ma ragazzi se avete un cervello cosa ve ne fate se non lo usate ?
Gli Ebrei sarebbero stati ben felici che fosse arrivato il messia che li avesse liberati dall’oppressione romana, dal male, dalla morte che avrebbe portato un’epoca di pace ed amore e di benessere dove il lupo passeggiava con l’agnello.
Gesù non solo non portò niente di tutto ciò, ma le cose andarono sempre peggio, centinaia di migliaia di Ebrei furono crocifissi dai Romani.
Casta sacerdotale invidiosa? Semmai paurosa, a loro interessava che le cose rimanessero tranquille senza che si scatenasse l’ira di Roma.
Gesù violò la Lex Julia proclamandosi Re.
Delitto punito dai Romani con la pena di morte.
Il resto è leggenda o Paolinesimo, non Cristianesimo, Gesù era ebreo e insegnava la Torah:
“Io non sono venuto ad abolire la legge, ma a confermarla. Prima che passi il cielo e la terra, non un iota, non un apice della legge passerà.
Chi dunque violerà uno solo di questi comandamenti, anche i minimi, e insegnerà agli uomini a far lo stesso, sarà considerato minimo nel regno dei cieli.
Chi invece li avrà praticati ed insegnati, sarà considerato grande nel regno dei cieli.”
Gesù in realtà non passasse nemmeno per l'anticamera del cervello di
abrogare l'ebraismo e fondare una nuova religione.
Allego un paio di articoli di seguito
Shalom a tutti
LA RESPONSABILITA’ DELLA CONDANNA DI GESU'
(Lettera aperta a un amico cattolico)
Ho riletto la lettera pastorale del Cardinale Lienart-, che Ella ha fatto tradurre in italiano, e confesso che certe frasi mi hanno stupito. Accanto a molti nobili sentimenti, che fanno onore a Sua Eminenza. vi sono alcune affermazioni che hanno bisogno di rettifica.
Lasciamo stare che la parola "deicidio" fa inorridire la mia coscienza di filologo, perchè non solamente per gli Ebrei e per i Musulmani, ma anche per gli antichi pagani, greci e romani, gli dei erano immortali per definizione e quindi la parola "deicidio" conterrebbe una contraddizione nei termini. E voialtri Cattolici, i quali credete che Gesù fosse insieme uomo e Dio, credereste che quando morì Gesù, morisse anche Dio? E che avvenne, in quei due giorni che Dio era morto? Le vacche smisero di partorire, i fiori di crescere, il sangue si fermò nelle vene degli uomini e i pianeti si arrestarono nelle loro orbite? Oppure l'Universo seguitò a funzionare anche senza ii Supremo Reggitore? Forse per forza d'inerzia? E se Gesù mentre era ancora vivo si disse abbandonato da Dio (Marco XV, 34; Matteo XXVII. 46), credete voi che durante questa temporanea dissoluzione dell'unione ipostatica; Gesù e Dio morissero separatamente? E non le pare che la parola "deicidio" sappia un poco di patripassianismo?
Ma lasciamo stare questi problemi di linguistica e di teologia cattolica, e veniamo ai fatti storici'.
II Cardinale chiama gli Ebrei "esecutori" della morte di Gesù. Gesù fu ebreo, fu condannato a morte da un magistrato romano in seguito a violazioni, vere o presunte, della legge romana, e fu crocifisso da soldati romani, i quali obbedivano agli ordini del medesimo magistrato romano. Eppure spesso si leggono passi di scrittori cristiani che trasformano i carnefici in Ebrei e qualche volta perfino Gesù in romano! Doppia fallace trasformazione! La quale in molti casi è dovuta semplicemente alla ignoranza e alla distrazione dello scrittore, ma in altri è frode intenzionale.
I Romani in quel secolo crocifissero migliaia di Ebrei, Gesù fu uno fra tanti. Tra le migliaia vi saranno stati santi e peccatori, galantuomini e malandrini, ma tutti furono accomunati dal medesimo orribile e atrocissimo supplizio. Perciò a tutti dobbiamo inchinarci con con compassione e con reverenza.
E i sacerdoti di Gerusalemme? Io non li voglio difendere di certo. Erano uomini rapaci e violenti, avidi di danaro e succubi dei Romani. Il Lienart con frase ambigua li chiama "capi responsabili del popolo ebreo". Respensabili a chi? Erano nominati dall’autorità romana, che li promoveva e destituiva a piacimento-. Il popolo ebreo li detestava come risulta da una canzoncina del tempo. Se dal 15 al 18 i Procuratori cambiarono Sommo Sacerdote ogni anno e poi lasciarono che Giuseppe detto Caipha rimanesse in carica 18 anni, se ne può dedurre che costui fu più docile dei suoi predecessori e più zelante nel contentare i padroni.
Noi non abbiamo la sua versione dei fatti e non possiamo conoscere i suoi intimi sentimenti. Forse in cuor suo provava compassione per Gesù, suo connazionale. In questo caso paragonerei il suo stato d'animo a quello di Mussolini, il quale aveva già perdonato a Galeazzo Ciano e si era riconciliato con lui, quando dovette farlo condannare a morte da un tribunale italiano, perché prevedeva che altrimenti il governo hitleriano 1'avrebbe fatto morire ugualmente, e per di più avrebbe abolito quei pochi rimasugli d’autonomia lasciati fino allora al geverno di Salò e sottoposto l’Italia al regime feroce vigente in Polonia. Può darsi invece che Caiapha fosse spaventato per i tumulti di quei giorni che minacciavano il tranquillo godimento delle sue rendite, e che fosse furibondo per l'oltraggio fatto a un suo servo, al quale un discepolo di Gesù aveva tagliato un orecchio (Marco XIV, 47r. Ma qualunque fossero i suoi sentimenti, non avrebbe potuto comportarsi diversamente, se non voleva perdere subito il posto.
E la folla gridò”Crocifiggilo”? Noi sappiamo che Pilato talvolta mescolava alla folla i soldati romani travestiti da Ebrei(Flavio G.AntXVIII,iii,2;GuerraII,ix,4). Può darsi che anche in questo caso si trattasse di soldati romani travestiti. Ma può anche darsi che fossero veri Ebrei.In questo caso sarebbero stati sadducei, perché così si chiamavano allora i Giudei ligi al Procuratore e al Sommo Sacerdote.Ma i Sadducei erano una piccola minoranza nella stessa Gerusalemme.
Erano forse qualche centinaio di persone, appartenenti tutte alla classe dei ricchi. La popolazione Giudaica della Palestina e della Siria ammontava forse a qualche milione. Vi erano poi altri milioni di Ebrei che abitavano ad Alessandria d’Egitto, in Babilonia, in Persia, in Asia minore, a Cirene, a Roma.Tutti questi non seppero neppure dell’esistenza di Gesù se non alcuni decenni dopo, quando cominciò la propaganda cristiana fuori di Palestina .
In quei tempi non c’erano né giornali né radio, né televisione. La maggioranza degli Ebrei di oggi discende da antenati che allora vivevano fuori di Palestina. Forse uno su diecimila può discendere da quei Sadducei che inscenarono quella dimostrazione fuori del Pretorio.
E' un principio giuridico fondameatale che solo chi ha commesso un fatto deve essere punito e che non è lecito punire i figli per le colpe dei padri. Questo principio era riconosciuto anche nella Bibbia (Deuteronomio XXIV, 16; 2 Re XIV, 6; 2 Cronache XXV, 4). Nel diritto greco fu introdotto nel IV secolo a. C. e oramai accolto nelle leggi di tutti i paesi civili, essendo conforme alla ragione, alla carità e alla giustizia.
Fin qui per quel che riguarda la giustizia umana. Per La giustizia divina, il Pentateuco asserisce che Dio punisce 1'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione e si dimostra misericordioso fino alla millesima
generazione verso coloro che osservano i comandamenti (Esodo XX, 5; XXXIV, 7 ; Numeri XIV, 18 ; Leuteronomio V, 9). Poiché ogni giorno si vedono giusti tribolare e iniqui godere dei frutti delle loro ruberie, e poichè non era stata
ancora introdotta tra gli Ebrei la credenza nella vita eterna, queste minacce e promesse erano necessarie per dare una sanzione ai comandamenti delta Torà si osservi tuttavia che la punizione è limitata alla quarta generazione (poco più
d'un secolo).
Ma Ezechiele (cap XVIII) col suo vivo senso di giustizia, stabilisce che anche le punizioni divine sono limitate alla persona che pecca, e che i figli non paghino mai per le colpe dci padri. Fa meraviglia tra i Cristiani del Medio Evo siano giunti a tal segno d'ingiustizia e di barbarie da voler abolire non solo le massime d'Ezechiele, ma persino quelle del Pentateuco, facendo le punizioni divine perpetue punendo i figli per le colpe dci padri. Questo è un difetto del Cristianesimo che il Concilio dovrebbe e1iminare
E di Pilato che dobbiamo pensare? Pilato è descritto da un contemporaneo come uomo "di natura iinflessibile, prepotente, brutale, il quale durante la sua aimninistrazione era stato reo di venalità, di violenze, di ruberie, di maltrattamenti, di insolenze, di frequenti uccisioni -senza processo, e d'infinite e insopportabili crudeltà" (Filone Leg. Ad Gal urn XXXVIII7, 30 1-302). Gli Evangelisti si sono proposti il compito contraddittorio di esonerare la reputazione di Pilato e di proclamare l'innocenza di Gesù. A ogni modo, pare che Gesù fosse processato regolarmente. Considenamo la posizione del Procuratore: Moltissini Giudei erano ostili ai Romani. Nei decenni precedenti c'erano state numerose insurrezioni e altre dovevano scoppiare in seguito fino alla gran guerra del 66-73. Molti Giudei sognavano l'indipendenza nazionale, molti la restaurazione della dinastia davidica, molti non riconoscevano altro sovrano che Dio- Queste tre dottrine erano corroborate da molti luoghi delle Sacre Scritture ebraiche, ma tutte e tre erano alto tradimento ai sensi della Lex Julia maiestatis.
Ora Gesù, se dobbiamo credere ai Vangeli: 1) aveva proclamato imminente il regno di Dio: 2) era entrato trionfalmente in Gerusatenune, accolto da grida "Osanna al figlio di David! Benedetto il regno di David!"; 3) era
entrato nel recinto del Tempio e aveva cacciato i venditori di colombe e rovesciato le tavole dei cambiavalute; 4) aveva armato un discepolo, il quale aveva tagliato un orccchio a un servo di sacerdoti.
I primi due reati erano evidenti violazioni della Lex Julia e portavano automaticamente La pena di morte. Questa era eseguita di solito con la crocifissione, quando i rei erano schiavi o provinciali di condizione umile che non avevano la cittadinanza romana. Anche gli altri due reati sarebbero puniti in quatunque Stato antico o moderno.
Si può osservare che Tiberio era severissimo nell'applicare la Lex Julia: Cremuzio Cordo, Sesto Vistilio, Considlo Proculo, Mamerco Scauro furono condannati. a morte per reati meno gravi di quelli di Gesù. Si può osservare che Pilato
era uomo violento e crudele, come si è detto di sopra. Si può osservare che in quei giorni c'era stata un'insurrezione (secondo Maro XV, 7) e il Procuratore poteva temere nuova rivolta generale e sentire la necessità di far presto. Si può
osservare che la formula di Gesù "regno di Dio" era identica a quetla di Giuda di Galilea, e Pilato non era tenuto a distinguere. Ma neanche con altro governatore più mite Gesù l'avrebbe fatta franca.
Diceva il Maresciallo Lyautey: "Mi è sempre parso strano che Pilato aspettasse tre anni prima di fare arrestare Gesù.
Questi aveva percorso il paese predicando, arringando te turbe, guarendo i malati. In Oriente chiunque provoca assembramenti dev'essere sorvegliato Quando ero Presidente Generate al Marocco mi facevo sempre riferire ciò che quei mullah e ulema girovaghi dicevano al popolo. I più erano individui innocui, qualcuno era debole di mente. Ma qualche altro poteva avere l'ardore di Maometto e diventare il profeta d'una idea nuova. Uomo così fatto era Gesù. Il govenatore romano in Giudea non poteva tollerare uno che andava dicendo al popolo: Sapete che i principi dei pagani li tirannegiano e che i grandi li dominano, ma non sarà cosi tra voi (Matteo XX, 25-28). Questi sono discorsi pericolosi.”
II Maresciallo, che per la sua esperienza come governatore di paesi orientali poteva capire meglio la situazione politica della Giudea sotto Pilato, prosegue dimostrando il contenuto sovversivo,rivoluzionario, antiromano della predicazione cristiana. Questo contenuto, in parte mascherato nei Vangeli cento volte corretti in senso filoromano e antigiudaico, risulta più chiaro nell'Apocalisse la quale, essendo incomprensibile al volgo, sfuggì meglio alle correzioni.
Nell'Apocalisse Roma è la gran meretrice, ubriaca del sangue dei santi.
Errore frequente è il credere che Gesù subisse due processi e due giudizi, l'uno dinanzi al Sinedrio e l'altro dinanzi a Pilato, oppure che fosse condannato dal Sinedrio e che la condanna fosse ratificata da Pilato. Queste ipotesi sono contrarie al buon senso, alla prassi romana e al testo dei Vangeli. Un secondo processo presuppone che il condannato sia ricorso in appello, o (in caso d'assoluzione) che vi abbia ricorso l'accusatore. Ma Gesù non si appellò, nè fu assolto dal Sinedrio. Oltre a ciò, l'appello era ammesso solo a Cesare (Atti XXV. 11). Oltre a ciò, solamente i cittadini romani potevano appellarsi. L'ipotesi che una condanna del Sinedrio avesse bisogno di ratifica del Procuratore è contraria al diritto di quei tempi. Oltre a ciò, se Gesù fosse stato condannato da un tribunale ebraico, sarebbe stato lapidato, e non crocifisso. Oltre a ciò, la sentenza avrebbe dichiarato quale violazione della legge ebraica egli aveva commesso. Invece il titulus della Croce indicava una violazione della Lex Julia. Oltre a ciò, Pilato non avrebbe mai prestato soldati romani per eseguire una sentenza d'un tribunale indigeno Oltre a ciò, molti particolari (seduta notturna, alla vigilia d'una festa, ecc.) sono contrari alla procedura ebraica dei processi dinanzi al Sinedrio.
La soluzione del problema fu trovata dall'Husband il quale aveva studiato i papiri trovati in Egitto e acquistato una conosccnza della procedura romana nelle provincie, che il Rosadi non aveva. I tribunali indigeni oltre alla funzione di
giudicare le cause di loro competenza, potevano anche istruire i processi da presentare al governatore. Questo fece il Sinedrio. Sottopose Gesù ad un interrogatorio preliminare per accertare se fosse il caso di sottoporlo al giudizio di Pilato. I sacerdoti non accertarono nessuna violazione della legge ebraica e non pronunziarono nessuna sentenza. Per questo interrogatorio non si richiedevano tutte le formalità prescritte per i veri giudizi. I sacerdoti, accertato che il caso era
grave, presentarono un atto d'accusa (Matteo XXVII, 13: Marco XV, 3; Limo XXIII, 2), e non una sentenza da ratificare. La sentenza la pronunziò Pilato in base alla legge romana e la fece eseguire da soldati romani. Secondo i Sinottici (Matteo XXVII, 12, Marco XV 2, Luca XXIII. 3) Gesù interrogato da Pilato dette una risposta ambigua. Secondo Timoteo VI, 13, confessò. Ad ogni modo, non negò Al area XIV, 58 eMatteo XXVI, 61, dicono che falsi testimoni l'accusarono d'aver detto che avrebbe distrutto e riedificato il Tempio. Ma secondo Giovanni II, 19 Gesù, avrebbe detto veramente una frase molto simile. Checche sia di ciò, per gli atti atti più gravi che abbiamo elencato e che furono compiuti in pubblico. i testimoni non potevano mancare. Lacondanna era inevitabile.
I Sacerdoti obbedivano agi ordini cli Pilato, e Pilato obediva agli ordini di Seiano e di Tiberio, ma questa non è una giustificazione, come non è una giustificazione per Eichmann 1'avere obbedito agli ordini di Himmler e di Hitler.
Né io, considerando che Tiberio, Seiano, Pilato e presumibilmente il centurione e i soldati, erano italiani, mi abbasserò a dire che i "deicidi" o i "cristicidi" sono gli italiani. Sarebbe una ritorsione troppo facile. Abbiamo gia detto che le colpe sono sempre individuali. Neanche bisogna accusare dei delitti di Hitler tutto il popolo tedesco, ma solamente coloro che vihanno partecipato.
Mi viene in mente la seconda favola di Fedro, il lupo dice all'agnello "Tu m'intorbidi l’acqua". "Ma come è possibile,se io mi trovo a valle?" "Sei mesi fa tu dicesti male di me". "Ma se non ero ancora nato". "Se non fosti tu, sarà stato tuo padre". Così fatti sono gli argomenti di coloro che accusano gli Ebrei.
Per dimostrare la confusione che s’incontra talvolta negli scritti dei Cristiani si possono citare i versi di Iacopone da
Todi:
Crucifige! Crucifige
Omo che se fa rege,
secondo nostra lege,
contraddice al Senato.
Quale legge? L'ebraica o la romana? E quale Senato ? II Sinedrio o il Senato di Roma? Nessun comandamento della legge ebraica proibisce di farsi re. Anzi gli Ebrei ebbero molti ne, da Saul ad Agrippa. Ma l'uome che si fosse fatto re
avrebbe certo violato la Lex Julia, esponendosi alla pena di morte. Se le turbe avessero detto davvero "secondo nostra legge", avremmo la prova che erano Romani travestiti.
Gesù non aveva violato nessun precetto della legge ebraica. Del resto in cose di religione gli Ebrei erano piuttosto tolleranti. Sadducci, Farisei, Esseni, discepoli di Gesù si recavano a pregare nel medesimo Tempio e nelle medesime
sinagoghe, e vi godevano anche di una certa libertà di parola (maggiore di quella che c'è oggi nelle sinagoghe e nelle chiese).
Riconoscendo che Gesù aveva violato la legge romana, non si vuole certo gettare un'ombra sull'altezza dei suoi ideali.
Anche Pisacane, Oberdan, Sauro, Battisti furono condannati secondo la lettera delle leggi borbonicihe e austriache.
Eppure noi li veneriamo come martiri gloriosi. Gesù fu un martire ebreo giustiziato dai Romani. Fu una vittima dell'imperialismo. Cose simili sono sempre accadute quando una nazione ne opprimeva un'altra. Credo che Lyautey, Graziani, Kitchener, se si fossero trovati nei panni di Pilato, avrebbero condannato Gesù. Non parliamo poi delle repressioni russe in Ungheria, delle stragi fatte dai Tedeschi in Italia, ecc.
Bisogna anche protestare contro l'asserzione che la Crocifissione fu voluta da Dio e che quindi gli uomini (gli Ebrei secondo il Lienart, i Romani secondo la verità storica) non furono che gli esecutori. Per chi crede in Dio, ogni avvenimento è voluto e permesso da Dio. Per chi crede nel Fato degli Stoici, tutto è conforme al Fato. Per chi crede nel caso fortuito, ogni fatto è prodotto dal Caso. Ma queste
teorie metafisiche non debbono esimere il poliziotto o lo storico dal ricercare le responsabitità individuali. Citiamo qui la soluzione del problema che dà la Mishnà: Tutto dipende dlla volontà di Dio, fuorchè gli atti dell'uomo, i quali dipendono dal suo libero arbitrio.
Che direbbe Lei caro amico cattolico, se qualcuno 1'accusasse di aver ammazzato Lincoln, e poi soggiungesse a mo’ di scusa : "La morte di Lincoln fu voluta da Dio e il Signor X. non fu che l'esecutore" ? Io credo che respingerebbe questo
perdono ipocrita. Strana è anche l'asserziene del Lienart che la causa della morte di Gesù sta nei peccati di esso Cardinale e dei suoi contemporanei, come se un fatto d’oggi potesse causare un fatto di quasi duemila anni fa.
Altro cumulo di inesattezze l'asserzione che l'errore d'Israele fosse di aver pensato di salvarsi solo coll’osservare i precetti della Legge, mentre invece La salvezza è un dono di Dio, che si ottiene mediante la fede. Vediamo di chiarire un po' questa confusione.
Nell'Antico Testamento il termine "salvezza" significa liberazione da un pericolo, da un nemico, da un oppressore.
Nessun Ebreo ha mai dubitato che Iddio, come ha salvato gil Ebrei dalle mani degli Egiziani, così ha salvato i Romani da Annibale, i Greci da Serse, le colombe dai falchi e le mosche dai ragni.
Nell’uso cristiano “salvezza” si riferisce alla vita eterna. Ma nell'Antico Testamento non ci sono se non pochi accenni alla vita eterna Questa dottrina fu poi sviluppata nel libri ebraici apocrifi, nel Nuovo Testamento e nel Talmud. Sulla questione di chi sarà ammesso alla vita eterna ci sono opinioni varie, cosi tra i Cristiani come tra gli Ebrei Tra gli esclusivisti cristiani si può citare S. Gipriano, S. Agostino, S. Fulgeuzio, Dante; i quali condannano all’inferno tutti i non
cristiani. Tra i Cristiani più equi e generosi citiamo Giustino Martire, Clemente Alessandrino e Zwingli, etc che ammettevanola salvezza anche per i pagani e il Cardinale Gushing, che ha condannato certi Gesuiti chesostenevano la dottrina esclusivista. Tra gil Ebrei Rabbi Eliezer negò che i pagani possano partecipare al mondo futuro, ma Rabbi Joshua, Mosè Maimonide e la maggioranza dei rabbini vi fanno partecipare anche i giusti pagani. A questa opinione aderì anche Elia Benanzegh colla sua dotitrina dei Noachidi.
Sarebbe bene che il Concilio condannasse La dottrina esclusivista portando anche il Cattolicesimo a quell'Universalismo che è proprio del Giudaismo, deIl'Islam e del Buddismo.
Quanto ai mezzi per ottenere la vita eterna, è noto che Gesù (Luca X, 25-37) e suo fratello Giacomo (se è sua la lettera che gli si attribuisce) li fanno consistere nelle opere, e invece Paolo e Lutero nella fede. La dottrina di Gesù è superiore a quella dl Paolo, perchè non è giusto fare un merito d'una opinione. Superiore all'una e all'altra mi pare la dottrina di Antigono di Sokho (un savio dell'età maccabaica): "Non siate come semi che servono il loro padrone per ricevere una ricompensa, ma siate come semi che servono il padrone senza curarsi della ricompensa. E che il timor del Cielo vi accompagni" (PirktAboth 1, 3). In altre parole, obbedite ai comandamenti della Legge senza curarvi della vita eterna o di altro premio. Fais ce que dois, advienne que pourra. Le decisioni di Dio sono imperscrutabili. In questo modo la religione è liberata da ogni motivazione egoistica.
II Card. Lienart non può certo rimproverare a Israele di essersi "allontanato" dal Cristianesimo. Caso mai potrebbe rimproverargli di essere rimasto fermo alla religione dell' Antico Testainento e di non avere accettato le molteplici innovazioni introdotte da S. Paolo, dai Padri Apostolici, da Origene, dai Concilii e dai Papi.
Si può approvare senza riserva la condanna del razzismo pronunziata dal Cardinale e ricordare a questo proposito le parole di Amos LX, 7: "Non siete voi per me come i figli degli Etiopi, o figli d'Israele? Dice l'Eterno. Non ho lo fatto
uscire Israele dalla terra d'Egitto, come i Filistei da Caftor e gli Aramel do Kir?" Vale a dire che Dio non fa distinzione nè di razza nè di religione.
Bisogna lodare e ringraziare il card. Lienart per i suoi sentimenti generosi e per essersi adoperato a favore degli Ebrei.
In particolare mi piace la frase della lettera pastorale: "Sappiamo che, malgrado la diversità delle razze, facciamo tutti parte della specie umana, creata da Dio nell'unità, che tutti gli uomini sono nostri fratelli e che tutti hanno diritto al
nostro rispetto e al nostro amore". Tuttavia mi pare che questa lettera pastorale contenga anche alcune inesattezze che, come ebreo, non potevo lasciar passare senza rettifica.
Cordiali saluti.
Suo Marco Treves
Continua Wolf
Un falso che ha 2000 anni
La condanna non era in potere dei sacerdoti
Si ritiene peraltro opportuno citare alcuni passi del Nuovo Testamento, al solo scopo di dimostrare che respingendo l'accusa del deicidio e negando responsabilità ebraiche per la condanna a morte di Gesù non si offende in alcun modo il Cristianesimo.
A) Gv. 11,17 ssg. Il Sinedrio discute sulla predicazione di Gesù molto prima della cattura, sotto il timore di gravi rappresaglie romane contro tutta la popolazione.
B) Gv. 18,12 ssg. Gesù viene catturato durante la notte pasquale da un tribuno, seguito da soldati della coorte (alle guardie del sommo sacerdote si accenna solo marginalmente), vene portato prima (sempre di notte) alla casa privata del Sommo Sacerdote, Gesù viene portato, sempre durante la notte, dai soldati della coorte al Pretorio, dinanzi a Pilato. Inizia un nuovo interrogatorio sommario (non è precisato in quale lingua anche se non si accenna ad un interprete) al termine del quale Pilato pronuncia la condanna a morte, da eseguire subito, in profanazione di una Festa Solenne Ebraica. In particolare:
C) Gv. 19,19 Si descrivono le reali condizioni di potere ("… Non mi parli? Non sai che ho potestà di liberarti e potestà di crocifiggerti?"
D) Gv. 19,22 La scarsa considerazione di Pilato per i sacerdoti, che chiedono di cambiare l'iscrizione trilingue sulla croce di Gesù, viene sintetizzato con il verso "Pilato rispose: Quel che ho scritto, ho scritto".
E) Atti 5,34 Rabbi Gamaliele difende Pietro nel Sinedrio, facendoLo liberare.
F) Atti 23,6 ssg. Paolo si proclama "Fariseo, figliuol di Farisei" e viene quindi difeso, nel Sinedrio, dagli scribi farisei. Essendo stato arrestato dal Tribuno, e quale cittadino romano, viene portato a Cesarea, davanti al governatore Felice.
G) Atti 24,1 ssg. La posizione del Sommo Sacerdote in carica nell'anno 58 è tale che, per lanciare le sue accuse contro Paolo, è costretto a presentarsi a Cesarea, davanti al Governatore Felice, facendosi accompagnare dall'"oratore" Tertulliano (non ebreo) che tiene il discorso. Notevole in quella requisitoria è la mancanza di ogni riferimento alla condanna di Gesù. Eppure Paolo è accusato proprio di essere il capo dei Cristiani (Nazarei)!
H) Atti 24,26. Felice, pur potendo liberare Paolo, si aspetta un'offerta di denaro da parte del prigioniero. Paolo resta prigioniero.
I) Nell'anno 60, il nuovo governatore, dopo aver sentito i sacerdoti a Gerusalemme, dispone che Paolo esponga le proprie difese davanti a Erode Agrippa II in modo da sapere che cosa riferire a Roma. Quindi, (Atti 26,32) al termine della difesa di Paolo, Erode Agrippa II non trova contrasti dottrinali tra Ebraismo e quanto predicato da Paolo e, date le circostanze, deve dire: "Quest'uomo poteva essere liberato se non si fosse appellato a Cesare".
J) Mt 10,6 - Mt 10,18 - Mt 10,23. L'intero capitolo, ma in particolare i passi citati, sono da mettere in relazione alla grande dispersione delle comunità ebraiche nel mondo. Le pecore smarrite della casa d'Israele sarebbero quindi le diverse Comunità troppo lontane da Gerusalemme per avere contatti regolari; governatori e re sono citati al plurale essendo le comunità ebraiche disperse fra vari regni e province; la gravità di questa dispersione risulta chiara quando viene detto che prima del raggiungimento di tute le città d'Israele (città = comunità) sarà arrivato il Messia.
Si è voluto mettere per ultima la citazione dal Vangelo di Matteo allo scopo di dimostrare la necessità di studiare i fatti narrati nel Nuovo Testamento nel contesto delle condizioni del popolo ebraico (disperso e oppresso) all'inizio dell'Era volgare.
I sacerdoti di Gerusalemme possono essere incolpati di tante cose (corruzione, cattivi costumi, ecc.); mai è lecito incolparli di una condanna a morte che non era in loro potere pronunciare, o eseguire.
Chi continua ad incolpare i Farisei omette di considerare che i sinedriti farisei avevano sempre difeso, sia Pietro (cfr. punto E), sia Paolo (cfr. punto F.). Paolo si proclamava, lui stesso, Fariseo!
Infine, come doveva valutare Ponzio Pilato i seguenti fatti: a) L'ingresso di Gesù in Gerusalemme, ove viene acclamato da una folla di seguaci. b) La cacciata dei mercanti dal Tempio. c) La risposta: "Il mio regno non è di questo mondo". Fatti avvenuti in una città piena di pellegrini convenuti a celebrare Pesach, festa della Liberazione dall'Egitto. Si era, poi, vicini ai confini, in un periodo di conflitti.
Non è lecito, né limitarsi a citare singoli versetti, né a cercare spiegazioni fantascientifiche; lo studio serio e approfondito è doveroso!
Wolf Murmelstein