SFIDA RUSTICANA

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INES TABUSSO
00mercoledì 4 ottobre 2006 19:20


LA REPUBBLICA
4 ottobre 2006
I DUELLANTI DEL CENTROSINISTRA COSI' NEMICI, COSI' UGUALI
di: ANTONELLO CAPORALE
www.difesa.it/files/rassegnastampa/061004/C5ULR.pdf





LA REPUBBLICA
4 ottobre 2006
"SE E' SABOTAGGIO ORA LO BOICOTTO IO".
Intervista a: CLEMENTE MASTELLA
di: LIANA MILELLA
www.difesa.it/files/rassegnastampa/061004/C5UMC.pdf





LA STAMPA
4 ottobre 2006
Di Pietro:«Basta con l'arroganza»
L'ex pm:«Il vero ricatto è quello di Mastella»
intervista di Jacopo Iacoboni


Mastella dice «mi sono rotto i coglioni di Di Pietro», Di Pietro che dice?
«Guardi, sto appena tornando dal Mugello, dove ero a un incontro in qualità di ministro per le Infrastrutture, e già questo fa capire quant’è misera l’educazione di chi mi attacca, io a Roma non c’ero neanche... ovviamente mi assumo la responsabilità di quanto hanno deciso gli onorevoli dell’Italia dei Valori, ma perché attaccare me e non criticare loro? In questo modo Mastella li tratta come burattini, manca di rispetto a loro tre prima che a me... poi le frasi, le parolacce... sul piano personale non intendo scendere, ognuno usa il linguaggio che gli è proprio».

Lei usi il suo, allora.

«Io a Mastella lo trovo anche umanamente simpatico, ho simpatia per il personaggio che parla in modo schietto, usa il dialetto, ha il coraggio di dire le cose che tanti altri pensano senza dirle. Però non intendo rispondergli nello stesso modo in cui lui tratta noi dell’Italia dei Valori, cioè con ripicche o bambinate».

Era parecchio arrabbiato, dice che per lui la politica è scienza, e a differenza di voi non fa «imboscate» e neppure «ricatti».

«Ma quali ricatti e imboscate! Più che le parole, che spesso volano a sproposito ma chissenefrega, ritengo offensiva l’impostazione di Mastella. In Senato ci sono persone dotate di autonomia, che votano con il loro cuore e la loro testa. Certo, io ne condivido le scelte e me ne assumo tutta la responsabilità. Ma pensare che siano dei burattini in mano mia è ingeneroso nei loro confronti».

Avrà pur saputo quello che stavano facendo, no?

«Le dico, ero a Bologna a occuparmi di infrastrutture. Certo, sono venuto a conoscenza di un ennesimo episodio di colpevole negligenza verso di noi...».

Diciamo che nel governo non vi filavano e gliel’avete fatta pagare.

«Non ci filavano ma non vogliamo farla pagare a nessuno, vogliamo solo porre un problema e cercare di modificare un po’ un testo».

Così però il primo risultato che ottenete è far gongolare la destra, che dite di contrastare assai più fermamente di Mastella. Astenendosi davate un bel colpo non solo a una legge che non vi piace, ma anche a una maggioranza, non crede?

«Ma il colpo non è risolutivo! ... e oltretutto per approvare comunque la legge sulla sospensione della riforma Castelli si è scelta la strada di vasti e trasversali appoggi che non mettevano affatto a rischio di caduta la maggioranza. Poi noi abbiamo sempre votato rispettando il vincolo di coalizione, e anzi le annuncio fin da ora che lo faremo anche nel voto finale. Questo però non era il voto finale; e soprattutto abbiamo sempre votato sì tranne che nel caso di quell’articolo 5. Vuole sapere perché l’abbiamo fatto?».

Posto che non sia per contrattare chissà che, come crede Mastella.

«L’abbiamo fatto perché nel programma dell’Italia dei Valori c’è scritto in modo impegnativo che noi avremmo cercato di abrogare la riforma Castelli. Questa legge di cui si discute è invece frutto di un basso compromesso con la maggioranza, un tanto al chilo a te e un tanto al chilo a me... E nonostante questo finora ci siamo sempre turati il naso, esprimendo il dissenso in tutte le sedi ministeriali, ignorati; ora però basta trattarci come il brutto anatroccolo. Chi ricatta è Mastella, non noi. Non capisco perché, dinanzi a un’astensione che significa solo questo - la richiesta di discutere un po’ di più, e ascoltare anche le nostre ragioni - il ministro di Giustizia s’inalbera così tanto. Abbiamo sempre rispettato la coalizione e continueremo a farlo, ma almeno che si possa discutere e cambiare un po’ il testo in Parlamento. Sennò che ci stiamo a fare?».
Dice che lei e Clemente non vi sopportate anche perché nessuno riesce a togliersi i panni di dosso, lei vecchio pm, lui vecchio democristiano inquisito durante Tangentopoli, e uscito assolto da tutte le inchieste.

«Glielo giuro, a me Mastella sta simpatico, quando è venuto a Vasto alla nostra festa ci siamo anche fatti delle risate insieme. Però il rispetto politico all’Italia dei valori lo deve».

Ora che succederà? Mastella dice «Di Pietro chiarisca o si dimetta».

Il ministro sorride. «Dimettermi? Non ci penso proprio... la verità è che con l’astensione abbiamo chiesto un atto di umiltà, e non di arroganza e prepotenza, al ministro di Giustizia e all’intero governo. Per il resto non saremo certo noi a far cadere l’Unione».


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