Torino: riapre Palazzo Madama

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vanni-merlin
00lunedì 15 gennaio 2007 22:51
Palazzo Madama

Dopo un ventennio di chiusura per restauri riaperto Palazzo Madama a Torino, una delle più significative testimonianze del Barocco europeo, residenza reale di Maria Cristina di Francia e
Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, e sede del Museo Civico d'arte Antica, completamente riallestito



Torino - Belle, non si può certo dire, ma amanti del bello, questo proprio si. Furono le due "madame reali" Maria Cristina di Borbone, figlia di Enrico IV re di Francia e di Maria de Medici, e Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, moglie di Carlo Emanuele II, madre di Vittorio Amedeo II, che nell'arco di quasi settant'anni, tra il 1657 e il 1721, trasformarono l'antico castello di Porta Fibellona, sorto come porta fortificata della città in epoca romana e maturato nel medioevo in un fortilizio con quattro torri angolari, una corte e un portico, nella grandiosa, lussuosa e raffinata residenza, impreziosita da una serie di interventi di trasformazioni architettoniche e di soluzioni decorative figlie dell'ispirazione di un barocco aulico, che trova nell'intervento del geniale architetto Filippo Juvarra, con il suo portentoso e suggestivo progetto della facciata e dello scalone monumentale, la degna conferma della sua magnificenza, diventando una delle più significative testimonianze del Barocco europeo. Si deve alle due illustri signore la bellezza di Palazzo Madama, uno degli edifici più rappresentativi della storia millenaria di Torino, che ospitò nella sua famigerata sala del senato i lavori delle Camere all'indomani dell'Unità d'Italia con il conte Camillo Benso di Cavour a tessere le fila della storia, e sede suggestiva del Museo Civico d'Arte Antica dal 1934, e lo si deve ancora di più ora che dopo quasi diciannove anni di chiusura al grande pubblico per un mastodontico lavoro di restauro architettonico e degli apparati decorativi, di adeguamento funzionale degli spazi, nonché di restauro delle collezioni e di riallestimento del percorso museale, il prestigioso palazzo riapre ufficialmente.

Dal 16 dicembre si è coronata un'operazione di recupero e valorizzazione sostenuta dalla Fondazione Crt, unico finanziatore privato accanto alla città di Torino, che propone non solo la nuova versione del Palazzo ma anche il vasto ed eterogeneo patrimonio di circa 70 mila opere, tra dipinti, sculture, codici miniati, maioliche e porcellane, ori e argenti, arredi e tessuti, dall'antichità all'epoca Barocca, dove spiccano, tanto per citarne qualcuna, il celebre "Ritratto d'uomo" di Antonello da Messina, il codice miniato da Jan Van Eyck delle "Très belles Heures de Notre Dame", il duecentesco scrigno di Guala Bicchieri e gli oggetti d'arte dal "gabinetto delle meraviglie" di Carlo Emanuele, il "San Gerolamo" di Orazio Gentileschi, i paesaggi del Cignaroli, le opere di Bartolomeo Guidobono, ma anche le raccolte di arte decorativa e il corpus di vetri dipinti e graffiti donato dal marchese Emanuele Tapparella d'Azeglio nel 1890. Il tutto arricchito delle oltre 900 opere acquisite dal 1988 ad oggi.

Se Maria Cristina di Francia, insofferente alle trame di corte, elegge il palazzo a sua residenza avviando tra il 1657 e il 1661 una campagna di riallestimento dei propri appartamenti, nonché iniziando una serie di ammodernamenti strutturali come la copertura della corte interna d'epoca medievale, sessant'anni più tardi Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours diventa la stratega della nuova immagine di quello che diventerà, in onore alle due donne, Palazzo Madama. Esigenze cerimoniali - addirittura si racconta che nella cosiddetta "camera di Madama reale", ospitasse in udienza privata principi e principesse forestieri - la convincono ad affidare al grande Juvarra l'ambizioso restyling della dimora che doveva essere all'altezza del nuovo status regale conquistato dal figlio, Vittorio Amedeo II, all'indomani del vittorioso esito della battaglia di Torino. L'ambizioso progetto juvarriano, rimasto purtroppo incompiuto, portò alla realizzazione della preziosa facciata e dello spettacolare scalone "in ornamento della vostra reggia abitazione", come recita la dedica alla Madama Reale.

Ed eccola, all'esterno, la forza della grandiosità elegante e raffinata della fronte di questo scrigno, che sale vertiginoso attraverso una scansione di prestigiosi motivi architettonici, dall'alto basamento a pilastri bugnati, su verso l'ordine gigante di pilastri corinzi che incorniciano grandi finestre, coronato da una balaustra marmorea ricca di rilievi, statue e vasi. Splendido avancorpo juvarriano, vera "macchina teatrale" di cui il restauro ha ora reso leggibile le cromie originarie. Entrando, ecco la visione mozzafiato dell'alto atrio coperto da una volta centrale retta da quattro esili colonne doriche, che offre lo slancio panoramico allo scalone monumentale, con le sue due rampe simmetriche che dai lati convergono al centro in una sorta di ponte-loggiato di approdo all'ingresso del famoso Salone del Senato al primo piano, che ospitò nel maggio del 1848 la seduta inaugurale del Senato del Regno e fu sede del nuovo Palamento italiano del 1861, una quinta scenografica impreziosita di fitte decorazioni che rivestono l'atrio intero, con l'exploit della volta alta 24 metri, cui la luce filtrata dalle finestre della facciata donano un'aura di fastosa leggerezza. Uno spazio enorme sottoposto ad un lavoro certosino di ripulitura che ha ripristinato i colori originari di intonaci e stucchi, dove inoltre sono state riaperte le fonti di luce che Juvarra aveva escogitato per moltiplicare la luminosità dell'immenso scalone.

Se all'esterno Palazzo Madama mantiene una sorta di compattezza dei volumi, seppur nella duplice natura medievale e barocca, all'interno rivela un labirintico dispiegarsi di livelli, accentuato ora dagli aggiornati rilievi architettonici e dalla campagna di saggi stratigrafici condotta sulle superfici dall'intervento di restauro. Dal basso verso l'alto, le trame del suo percorso storico hanno una complessità che rendono Palazzo Madama ancora più intrigante. Si parte dal "piano fossato", l'interrato, affascinante sotto il profilo archeologico che lascia intuire l'incessante processo di trasformazione dell'edificio, dove Maria Giovanna Battista fece installare le cucine e i magazzini, e dove oggi si dispiega il cosiddetto "lapidario medievale" che raccoglie opere di scultura e oreficeria databili dall'VIII secolo fino agli inizi del Duecento. Si sale al "piano terra", dove spicca nell'area centrale l'antica corte medievale, che vanta le tracce più evidenti delle evoluzioni del palazzo. Qui è stato riaperto lo scavo archeologico condotto a fine Ottocento, reso visibile da una passerella vetrata, e riportato alla luce i resti delle mura e del lastricato romano riferibili al periodo in cui l'edificio era la porta d'ingresso ad "Augusta Taurinorum", la pavimentazione medievale e le pareti su cui emergono i resti delle finestre decorate, i pilastri e la volta seicenteschi.

Si passa quindi alla grande sala Acaia, salone dell'antico castello di Ludovico d'Acaia, principe dal 1402 al 1418 primo adattamento dell'edificio da struttura difensiva a dimora principesca, dove oggi sono radunate le raccolte del Medioevo e del Rinascimento. Da qui si accede alla Torre Tesori, che ospita il capolavoro di Antonello da Messina, e la sala Stemmi con la raccolta di emblemi di famiglie piemontesi. Ancora un livello, e si approda al primo piano, dove ci si tuffa nelle fastose sale barocche con gli appartamenti delle due Madame Reali, con un ricordo soprattutto legato a Maria Giovanna Battista che volle rinnovare gli ambienti tra il 1708 e il 1709 incaricando i fratelli savonesi Bartolomeo e Domenico Guidobono. Sale dove i restauri hanno ripristinato l'identità barocca a discapito delle reinterpretazioni novecentesche, intervenendo sui vari elementi decorativi quali intonaci delle pareti e delle volte, su stucchi e sculture, su manufatti lignei, lapidei e vitrei, su boiseries e pavimenti.

Qui s'incontra la già citata sala del Senato, ricavata nel 1638-1645 coprendo l'area dell'antica corte medievale del castello Acaia, che nel nuovo riassetto sarà destinata a mostre temporanee la cui programmazione è già stata definita per il 2007 e il 2008, tra il debutto, dal 27 febbraio prossimo, affidato all'antico con "Sulla via di Alessandro. Da Seleucia al Gandhara", sulle vicende culturali, artistiche e politiche dell'Asia dopo le conquiste di Alessandro, alle "Feste barocche", ad ottobre, una sorta di autoritratto del potere tra spettacoli teatrali, balletti, matrimoni, nascite e alleanze. Il restauro ha qui recuperato l'apparato decorativo settecentesco della parte inferiore e riportato alla luce l'allestimento ottocentesco finora completamente occultato sui due registri superiori e sulla volta. Si attraversano prestigiose sale, a partire da quella delle Guardie, che ospitava le guardie di madama Reale, prima anticamera delle udienze, dove oggi sfilano i quadri della prima metà dei Seicento, la camera di Madama Reale, dove Domenico Guidobono eseguì il "Trionfo di madama Reale" sulla volta e le sue virtù dipinte sulle quattro sovrapporte, oggi adibita ai dipinti di soggetto sacro, la sala delle Quattro Stagioni, anticamera per la stanza da letto della madama, e la Camera Nuova o anche Sala verde per il colore della tappezzeria, dove si ammirano dipinti del Settecento piemontese.

Ancora, la sala delle Feste, ricavata nel 1927 dall'abbattimento di due sale per dotare il palazzo di un ampio salone di rappresentanza, arricchito da una selezione di arredi dal primo Seicento alla fine del Settecento, la sala Guidobono splendida con la volta dipinta con finte architetture da cui si affacciano varie specie di uccelli esotici a incorniciare l'Allegoria della Primavera, che oggi appare dedicata alla committenza di Vittorio Amedeo II e alla figura di Filippo Juvarra con particolare riferimento al castello di Rivoli, la stanza dei Fiori, così chiamata per le decorazioni eseguite dai secenteschi pittori di fiori Belleudi e Bianco, andate perdute, che oggi ospita i 130 ritratti in miniatura del XVIII e XIX secolo donati al museo dalla famiglia Bruni Tedeschi, fino al Gabinetto rotondo ricavato all'interno della torre romana, punto nodale dell'appartamento allestito dalla prima madama Reale, Maria Cristina di Francia.

Infine, si sale al secondo piano che regala un'ampia vista sulla città in quanto si trova all'altezza del camminamento dietro la merlatura del castello. Si è ricostruita la sua disposizione quattrocentesca. Alcune sale, come quelle degli Avori e dei Tessuti, erano adibite a camere da letto, per Ludovico di Morea signore di Racconigi, figlio naturale del principe d'Acaia, e per Pietro Beggiano cavaliere e vassallo sempre di Ludovico d'Acaia. Nella sala delle Ceramiche, il guardaroba, erano conservati in armadi e cassapanche arazzi, coperte, abiti e tappeti, e alla fine del Quattrocento, in un ambiente ricavato nella torre, era conservato il tesoro del castello, cieca 150 opere di oreficeria, tra gioielli, reliquari, cristalli, ori e argenti per la tavola dei duchi di Savoia, nuovi signori del castello. Tutto un patrimonio che oggi sfila distribuito in 73 vetrine storiche accuratamente restaurate.


di LAURA LARCAN

Notizie utili - "Palazzo madama e Museo Civico d'Arte Antica", piazza Castello. Torino.
Orari: scalone e corte medievale, ingresso libero, da martedì a domenica, 9-19, sabato 9-20; Museo, da martedì a domenica, 10-18, sabato 10-20, lunedì chiuso (la biglietteria chiude un'ora prima).
Ingresso: interno €7,50 (valido tutto il giorno per collezioni permanenti e mostre temporanee), ridotto €6.
Informazioni: tel. 011-4433501
Sito web: www. palazzomadamatorino. it, e-mail: palazzomadama@fondazionetorinomusei. it




da: www.repubblica.it/2006/12/sezioni/arte/recensioni/palazzo-madama/palazzo-madama/palazzo-mad...

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