I Cavalier, l'Arme e l'Amore Gruppo di discussione improntato al rispetto reciproco, al piacere del dialogo, con libertà di spaziare dove ci porta il pensiero, in maniera leggera e in un'atmosfera gioviale

Io, l'erede. Commedia di Eduardo

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    00 28/02/2007 19:36




    Ed eccomi a raccontarvi di una Trieste un pò umidiccia, vista la pioggerella flebile che ha accompagnato la serata di venerdì scorso, e di uno spettacolo teatrale, "Io, l'erede", commedia poco conosciuta di Eduardo De Filippo. Il tutto al Teatro Cristallo.
    Diretto da Shammah, protagonista Geppy Gleijeses e, nei panni della zia, Leopoldo Mastelloni, questa commedia ha i suoi inizi da un fattarello reale accaduto ad Eduardo in cui egli narra di Ludovico Ribeira, che viene a sapere della morte del padre e scopre che questi viveva presso la facoltosa famiglia dell'avvocato Selciano, che lo ospitava per dar sfogo al proprio bisogno di "fare del bene".
    Buffo vero?? ....bisogno di fare del bene...quanta verità in questo semplice concetto!
    Un paradosso per l'appunto! Il rapporto tra beneficante e beneficato è un rapporto alla pari...entrambi fanno qualcosa per l'altro. Il primo consente al secondo di vivere (o quantomeno sopravvivere), ma in cambio riceve la possibilità di soddisfare un suo bisogno profondo, di compiacersi, di sentirsi in pace con la propria coscienza.
    E così ci troviamo di fronte a Ludovico, l'erede, che espone il suo diritto di ereditarte la condizione del padre, quella di beneficato appunto e questo nel bene e nel male...asservendosi alla posizione paterna di giullare della famiglia Selciano.

    La scenografia di Gian Maurizio Fercioni, un contenitore di pareti bianche e mobili bianchi con ritratto di Eduardo appeso e porte aperte sullo sfondo.
    Mancava forse la lingua napoletana che con le sue espressioni colorisce ogni commedia ed ogni dramma in maniera perfetta...Solo Mastelloni recitava in un inconfondibile e piacevole napoletano che rendeva più vivo e sanguigno il personaggio.
    Una frase dello spettacolo...."Si lavora per ragione...non per istinto!"


    Prossime date:
    Febbraio 2007
    Dal 2 al 4 febbraio VIGEVANO
    Lunedì 5 febbraio BORGOMANERO
    Martedì 6 febbraio ARCORE
    Dal 7 all’11 febbraio BRESCIA
    Il 12 e il 13 febbraio CESANO B.NE
    Giovedì 15 febbraio TOLMEZZO (UD)
    Dal 16 al 25 febbraio TRIESTE
    Il 26 e il 27 febbraio MONFALCONE (GO)
    Mercoledì 28 febbraio MANIAGO (PD)

    Marzo 2007
    Giovedì 1 marzo LATISANA (UD)
    Dal 2 al 4 marzo RIMINI
    Dal 6 al 25 marzo ROMA – Teatro Eliseo
    Il 27 e il 28 marzo PESCARA
    Dal 29 marzo al 1 aprile L’AQUILA

    Aprile 2007
    Dal 3 al 5 aprile VERONA
    Dal 10 al 22 aprile NAPOLI – Teatro Diana
    Lunedì 23 aprile PIANO DI SORRENTO



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    00 22/03/2007 12:57
    Caos Calmo. Sandro Veronesi







    A proposito di libri che si fa fatica a leggere ne ho appena finito uno. Lo sò mi sento colpevole perchè non mi ha preso così tanto, poi il fatto che si tratta del premio strega 2006, raddoppia il mio stato di reità!
    Si tratta di "Caos calmo" di Sandro Veronesi.
    Sicuramente una scrittura molto virile ed anche piacevole da questo punto di vista, si sente che ha scritto col suo dentro, col suo essere uomo, però a tratti questo suo rimuginare interno era a dir poco noioso e non nascondo il fatto di aver saltato più di qualche pagina.
    I suoi discorsi con il suo sè sono decisamente invalidanti per l' opera de quo in alcuni punti.
    Il succo del discorso risiedeva nella frase posta sul retro del libro: "La gente pensa a noi infinitamente meno di quanto crediamo". E sotto molteplici punti di vista gli do pienamente ragione.
    Gli altri si pongono a noi, diciamo, in difetto.
    Si rivolgono alla nostra umanità solo nel momento in cui si sentono colpiti dal fato e abbisognano di qualcuno che stia soffrendo in quel momento stesso, non per consolarlo, bensì per consolare sè stessi.
    Pietro Paladini, il protagonista, e la sua vita, apparentemente realizzata, con le sue soddisfazioni degne di nota, un unione riuscita, una figlia che ama.
    Ma ecco che l'imprevedibile si va ad innescare in questo strano marchingegno che è il nostro esistere...La morte della persona cara...
    Tale evento non suscita in lui dolore...cosa che spesso lo porta a chiedersi il perchè.
    Bensì egli si chiude in una nicchia..si rifugerà mesi nell'abitacolo della sua macchina di fronte la scuola di sua figlia. Come se l'unica attività che contasse fosse lei, il non lasciarla sola, creando una sorta di simbiosi emotiva, una presenza certa, tra padre e figlia.
    E a mano a mano stando lì lui imparerà a conoscere un'umanità malata che si spaventa di quella strana sensazione di calma che aleggia intorno al protagonista...Questo finchè qualcuno non lo sveglierà da questo suo caos calmo.



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